Al MArRC l’emozionante incontro del ciclo “Le donne e la guerra nel teatro greco”


Nella Sala Conferenze del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, lo stesso Museo e il Centro Internazionale Scrittori hanno organizzato la conferenza “Le troiane di Euripide, ovvero la tragedia dopo la fine della guerra”, secondo incontro del ciclo “Le donne e la guerra nel teatro greco”. Ha coordinato i lavori Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria. Con il supporto di video proiezione ha relazionato Paola Radici Colace, prof. Ordinario di Filologia classica, Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina, presidente onorario e direttore scientifico del Cis.

“Le troiane” di Euripide inizia nel momento in cui i superstiti guardano inorriditi le macerie fumanti della città di Troia distrutta dai Greci. Sulla spiaggia antistante la città, nella livida mattinata seguita all’incendio che l’ha distrutta e decretato la vittoria dei Greci, la regina e le principesse della casa di Priamo attendono di essere assegnate ai vincitori che le porteranno schiave in Grecia.

La prof. Paola Radici Colace così spiega: Troia è caduta, gli uomini sono stati uccisi, niente più è rimasto, rimbomba nell’aria il pianto delle donne, per il doloroso distacco dagli affetti e dalla loro terra e per l’incertezza del loro destino. Le Troiane di Euripide rappresenta la tragedia di ogni singola donna che, tirata fuori dai lamenti di Ecuba, esce dalla tenda per conoscere la sua sorte futura.

Paradossalmente è proprio questo ad accentuare la tragicità del dramma, in quanto qui non si rappresenta una sola tragedia, ma tutte le tragedie che ogni guerra moltiplica nella vita dei singoli che ne sono toccati, anche se vi sopravvivono. Ecuba viene assegnata come schiava ad Odisseo, Cassandra ad Agamennone e Andromaca a Neottolemo. I greci, per consiglio di Odisseo, decidono di uccidere Astianatte il figlio di Ettore e Andromaca per evitare che un giorno il bambino possa vendicare la morte del padre. In tutto il dramma la presenza viva ed acuta del dolore si congiunge con la convinzione dell’eroicità della sventura di fronte alla vittoria dei distruttori.

Tale vittoria è però solo apparente, poiché ognuna delle protagoniste dell’opera trova il modo di reagire, a proprio modo, alla tremenda sventura che le ha colpite. Nella disperazione delle donne troiane vinte si trova la condanna di Euripide per i conflitti armati che seminano disperazione e sofferenza.

Foto - - Rosita Borruto - Paola Radici Colace

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