Alla Botteguccia di PietraKappa la conversazione sull'Aspromonte e le sue ricchezze naturali

Come da programma, si è tenuta, alla Botteguccia

Come da programma, si è tenuta, alla Botteguccia di Pietrakappa di Roberto Arillotta, la prevista conversazione sull’Aspromonte, le sue ricchezze naturali e i suoi rapporti con il sistema economico di Reggio Calabria. Ne ha parlato Francesco Arillotta, il quale ha preso le mosse dalla capacità della città di riprendersi rapidamente dalle vessazioni e dalle distruzioni che, soprattutto da parte degli Arabi nel Medioevo e da parte dei Turchi nel ‘500, si sono ripetute con cadenze terribili.

Il segreto, secondo Arillotta, stava appunto nell’Aspromonte, che, con i suoi boschi di legno pregiato, con i suoi frutti e con i suoi armenti, ha assicurato per secoli il pronto recupero economico della città martoriata. Il relatore ha ricordato l’impiego dei tronchi dei maestosi alberi della nostra montagna per realizzare in ogni tempo le grandi navi o per costruire vasti palazzi. E le ghiande e le castanze vendute su lontani mercati, come le mandrie di migliaia di capi che pascolavano sulle radure aspromontane.

C’era, ancora, la importante produzione di ottimo carbone e la utilizzazione dei sottoprodotti della lavorazione del legno da usare per fare ceste e contenitori vari.

Infiine, le tre produzioni particolari: la pece, la neve, il ricino, che nei tempi passati costituivano importanti  voci della nostra economia. Di pece si interessò persino san Leo di Bova, che ne ricavava i mezzi per sostenere i poveri di quell’area. La neve invernale, ghiacciata nelle fosse, costituiva nel ‘600, la vocce più imortante dei rapporti commerciali con Messina. L’olio ricavato dai semi della pianta di ricino (la nostra ‘cambaria’ da dove deriva il toponimo ‘le cambarie’ o ‘gambarie’) era ricrcatissimo per il trattamento della pergamena e per le pelli ‘marocchine’. Da questo panorama, Arillotta ha tratto la conclusione che veramente l’Aspromonte è stato lo scrigno delle ricchezze dei Reggini, e ha sottolineato che ancor oggi gran parte di questo patrimonio, con l’aiuto del Parco Aspromonte, potrebbe tornare a svolgere il suo fondamentale ruolo economico e sociale.