Alle Muse l’identikit dell’uomo di oggi attraverso il passato

Animata domenica alle Muse partendo da un pretesto

Animata domenica alle Muse partendo da un pretesto letterario che ha avuto come simbolo della serata sarà la figura di “Ulisse” personaggio caro alla letteratura ed attualmente rivalutato e trascritto dal dott. Antonio Nicolo’ nella nuova traduzione  “Il Racconto di Odisseo”- Laruffa Editore.

Giuseppe Livoti aprendo la manifestazione si è soffermato su come l’appuntamento settimanale Muse di volta in volta ospita il panorama intellettuale della città e la conversazione potrebbe essere utile ad identificare e delineare il cambiamento ed il volto dell’uomo contemporaneo attraverso il monologo interiore, drammatico, esplicito che il noto medico professionista – reggino ha indicato, un anatomopatologo col vizio di scrivere e dipingere dice Livoti, Antonio Nicolo’ è divenuto per l’occasione quasi un “aedo”, cantore che attraverso le muse si rifà alla grande tradizione alessandrina. Un testo in cui si presenta la vita di uomo definito nel tempo –persona odiata dai nemici- , – il collerico-, – il piccolo-, ed in cui per Livoti il narratore ed il lettore progrediscono insieme e l’attualità sta proprio in quel face to face society utile ad identificare il tempo contemporaneo.

L’Odissea è di primaria importanza per la formazione scolastica dei ragazzi di oggi ha ricordato la vice presidente Teresa Polimeni Cordova, poiché parla e presenta la vita di un uomo raccontata attraverso vari  – topoi-, luoghi narrativi ancora attuali e parlarne in una associazione culturale fa si che ci siano spunti per tutte le età dell’uomo.

Io ho studiato bene in questi ultimi anni l’Iliade e l’Odissea – ha esordito Nicolo’ – e cosi’, spronato da amici ho voluto indagare la psiche degli uomini dell’era degli eroi dell’età dell’oro; ho voluto viaggiare con la mente e poi con la penna nei luoghi sconosciuti di Ulisse, uomo che non cerca la gloria o l’immortalità ma solo la necessità di condividere il suo viaggio con gli altri, uomo che per primo ha utilizzato quella che oggi gli esperti chiamano “intelligenza emotiva”. Franco Pendino, medico ed amico di Nicolo’ che lo ha esortato alla scrittura del testo, ha voluto concentrare il suo intervento sui vari stati d’animo di Ulisse, ovvero l’orgoglio della memoria che si manifesta nella narrazione come celebrazione delle gesta guerriere, l’orrore ovvero le memorie della guerra rivissute nella riflessione solitaria come eventi devastanti per gli eroi vincitori ed ancora l’inquietudine legata all’incertezza del futuro spesso oggetto di profezie destabilizzanti.

Itaca appartiene alla nostra storia per Tonino Raffa – giornalista Rai e per me nella mia esperienza sin da quando ho avuto incarichi importanti in occasione delle Olimpiadi subito dopo era necessario e fondamentale il ritorno a casa, qui in Calabria per ritrovare me stesso. Io sono un giornalista ed è importante sapere comunicare e secondo la mia formazione “Omero” è sicuramente da identificare come primo cronista del tempo caratterizzato da grande spirito descrittivo ed al di sopra delle parti dimostrando di –sapere comunicare-.

Per il senatore Renato Meduri Reggio è una Itaca maltrattata, occorre avere una inversione di ideali e di vita pratica ma anche di andare incontro al destino anche se a volte tragico o drammatico, occorre per i reggini ricercare la perfezione nella –cosa pubblica- per ristabilire quel senso identitario che abbiamo perso, ed avere la determinazione di Ettore eroe della mitologia greca e figlio di Priamo. Un tempo dice Meduri l’Iliade e l’Odissea veniva fatta studiare a memoria, oggi si è persa questa pratica e le nuove generazioni riescono con difficoltà a ricordare queste figure letterarie che appartengono alla nostra storia.

Barbara Crea, conduttrice radiofonica non ha dubbi nel dire che se pur giovane donna, anche lei ha vissuto il dolore del ritorno, le nuove generazioni vanno via, ma la nostra terra ci appartiene, le sofferenze sono utili a capire che occorre alzarsi dagli atteggiamenti di resilenza. Con il mio rapporto con il pubblico tramite la radio e la tv ho anche capito come la città siamo noi, la società la creiamo noi ed Ulisse identifica probabilmente questo stato di angoscia che viviamo giornalmente e che probabilmente dovrebbe spronarci a vivere più di prima.