L'Associazione Anassilaos ricorda l'impresa di Fiume

Il sodalizio reggino prosegue nella serie di incontri volti ad approfondire temi e aspetti della storia d’Italia del Novecento

L’Associazione Culturale Anassilaos e dalla Biblioteca “Pietro De Nava” con il patrocinio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, promuovono un incontro dedicato all’impresa di Fiume (1919 – 2019). Il sodalizio reggino prosegue nella serie di incontri volti ad approfondire temi e aspetti della storia d’Italia del Novecento.

QUANDO

L’appuntamento è per giovedì 4 aprile alle ore 16:45, presso la Sala Giuffrè della Bliblioteca De Nava.

Con una conversazione del Prof. Antonino Romeo sull’impresa di Fiume (1919-2019) – introdurrà il Dott. Luca Pellerone Vice Presidente Anassilaos Giovani.

IMPRESA DI FIUME

Cent’ anni fa, il 12 settembre del 1919, Gabriele D’Annunzio, alla guida dei suoi legionari,  occupava la città di Fiume proclamandone l’annessione all’Italia. Al termine del Primo Conflitto Mondiale  l’Italia aveva reclamato, ma inutilmente,  l’annessione di Fiume, già proclamata dal  Consiglio nazionale fiumano fin dal 29 ottobre  1918.

I gravi incidenti del luglio 1919  fra la popolazione e le truppe interalleate d’occupazione indussero la Conferenza di pace di Parigi a decidere lo scioglimento del Consiglio e soprattutto ad allontanare le truppe italiane che avevano dato manforte alla popolazione. A quel punto  i Granatieri di Sardegna, rifugiatisi a Ronchi  si rivolsero a D’Annunzio, il poeta-vate che aveva partecipato, a suo modo, alla Prima Guerra Mondiale, con gesti di indubbio valore propagandistico (la Beffa di Buccari, il volo su Vienna) chiedendogli di mettersi alla loro testa e di occupare militarmente la città.

Da allora e fino al dicembre del 1920 Fiume fu al centro di complesse manovre politiche e diplomatiche che la vide trasformarsi  in un laboratorio politico nel quale agivano nazionalisti e rivoluzionari, monarchici e repubblicani, fino alla proclamazione, da parte di D’Annunzio, della Reggenza del Carnaro che di fatto trasformava Fiume in uno stato autonomo e repubblicano, che adottava una costituzione tra le più libertarie e, per i tempi, di una grande modernità. D’Annunzio non riconobbe il trattato di Rapallo del 12 novembre 1920 che  costituiva  Fiume in Stato libero e indipendente e si oppose con le armi alle truppe italiane inviate a  sgomberare la Città.

Fu il “Natale di sangue” e soltanto il 31 dicembre il vate si arrendeva all’esercito italiano. Al di là di taluni aspetti che possono essere considerati “folkloristici”, dovuti all’esuberanza dell’artista che si ergeva a uomo politico pur senza averne le doti, l’impresa fiumana fu un avventura che precorse i tempi. Essa dimostrò la debolezza e l’incapacità del governo in carica e della classe dirigente liberale di far fronte ad un fatto inedito e rivoluzionario; rese palese il ribellismo presente nelle sfere militari e la difficoltà dei reduci di guerra di adattarsi, dopo quattro anni passati al fronte, alla routine del quotidiano; certificò  che, a determinate condizioni, in Italia  era  possibile  un colpo di mano purché si rinunciasse ai velleitarismi e ai tentativi pseudo rivoluzionari e libertari che avevano caratterizzato gli ultimi mesi della repubblica fiumana e ci si alleasse con chi deteneva il potere vero, la monarchia, l’esercito e la borghesia.

Su questi fatti meditò Benito Mussolini che tre anni dopo, il 28 ottobre del 1922, con la “marcia su Roma” avrebbe conquistato il potere in virtù di un accordo tacito – e di cui in futuro  si sarebbe pentito  – con quelli che oggi siamo soliti chiamare  “poteri forti”.