Arresto Castorina, tessere farlocche e congetture giuridiche. Così si è appropriato dei duplicati elettorali

Una storia dai contorni surreali quella dei presunti brogli durante il rinnovo del consiglio comunale.

Deleghe (nulle) che scompaiano dai faldoni per poi ricomparire stampate alla meno peggio da una foto col cellulare, protocolli di sicurezza aggirati «perché queste “congetture giuridiche” non facevano altro che appesantire i procedimenti», rinunce di presidenti di seggio comunicate oralmente agli uffici comunali dal candidato consigliere: nelle carte che hanno disposto i domiciliari per il recordman di preferenze Antonino Castorina e per il presidente del seggio 184, Carmelo Giustra, vengono fuori i baratri oscuri dentro cui si è infilata parte della politica di Reggio Calabria.

AL GRAN BALLO DELLE TESSERE

Uno dei capisaldi dell’inchiesta della procura dello Stretto, punta sullo spasmodico accaparrarsi di duplicati di tessere elettorali da parte del consigliere uscente Antonino Castorina (e di tre personaggi che gravitano nell’orbita della sua attività politica): duplicati che avevano in comune il fatto che si riferissero a persone molto anziane (buona parte compresa tra 80 e 101 anni che presumibilmente avrebbero disertato le urne), e che coincidevano con i seggi su cui il giovane politico Pd era intervenuto con la surroga dei presidenti in sostituzione di quelli che avevano rinunciato all’incarico.

Una storia dai contorni surreali quella dei presunti brogli durante il rinnovo del consiglio comunale: una storia condita di imbrogli marchiani e scappatoie grossolane, costruita «attraverso una non comune capacità di infiltrazione nelle maglie delle inefficienze degli uffici pubblici, dimostrata dagli indagati: il Castorina – scrive il Gip nell’ordinanza d’arresto – indisturbato, è riuscito ad accaparrarsi decine di tessere elettorali e a sottrarre, addirittura al sindaco, competenze di sua esclusiva pertinenza; Giustra è riuscito a farsi nominare presidente di seggio senza avere alcun diritto, con l’avallo di una dirigente comunale».

Dalle carte della Procura spuntano, tra gli altri, anche i nomi dei candidati consiglieri Giuseppe Eraclini (Forza Italia, 67 deleghe) e Giuseppe Cuzzocrea (Innamorarsi di Reggio, 77 deleghe) su cui però, annotano gli inquirenti, «ancorché ipoteticamente assimilabili, nessuna di quelle ultime posizioni verificate presentava le medesime risultanze del Castorina, essendone il dato relativo meno concentrato e di certo distribuito su un numero di gran lunga maggiore di sezioni interessate dalle rispettive deleghe».

In questa paradossale gara tra collettori di duplicati elettorali – alcune tessere sono state richieste addirittura dopo l’insediamento ufficiale del seggio – è Castorina che fa la voce grossa, soprattutto nel suo feudo di Santa Caterina, dove, annotano ancora i giudici «283 moduli di duplicato su 324 trattati dall’ufficio decentrato di Santa Caterina» sono riconducibili all’esponente democrat.

«Ciò significa che, a Santa Caterina – scrive ancora il Gip – solo 40 duplicati non sono stati ritirati da Castorina. Anche in termini assoluti, le richieste del duplicato a nome Castorina risultano numericamente molto rilevanti, rappresentando circa 8,5% del totale richiesto su tutto il territorio comunale di Reggio Calabria».

CONGETTURE GIURIDICHE

In questa Babele di voti falsi e tessere farlocche, può capitare anche che il comune, con largo anticipo, avesse predisposto una sorta di “protezione” di materiale sensibile come i duplicati delle tessere elettorali, predisponendo un iter più complesso per l’ottenimento del documento.

Iter che prevedeva una delega specifica, con tanto di documento allegato da parte del richiedente, e che è stato aggirato dagli uffici elettorali comunali che avevano bollato i nuovo regolamento che risaliva a febbraio scorso come «“congetture giuridiche” che non facevano altro che appesantire i procedimenti».

E così, per non “appesantire” i procedimenti di rilascio delle tessere, gli uffici comunali hanno consentito a Castorina di appropriarsi dei duplicati, letteralmente, «a blocchi» alla volta. Stesso discorso amaro, venuto fuori quando gli investigatori si sono accorti che negli uffici comunali non esiste nessun protocollo per le richieste di duplicato.

Un’anomalia assurda che, annota ancora il Gip, è stata giustificata dagli stessi uffici comunali finiti nella bufera, «perché avrebbe comportato un oneroso allungamento dei tempi per il rilascio del duplicato e dunque, atteso il cospicuo numero dei possibili elettori richiedenti nei giorni a ridosso delle elezioni, avrebbe potuto creare lunghe file allo sportello».