Arresto Castorina e bufera all’orizzonte tra voti farlocchi e colpevoli senza nome

L'arresto del consigliere comunali e di un presidente di seggio rappresentano i risvolti amari di una storia che annuncia ancora sorprese

Morti alle urne, ultraottantenni che sfidano il caldo di settembre per avventurarsi al seggio a loro insaputa, uffici comunali che diventano pubblici spacciatori di duplicati elettorali e consiglieri (con numeri da capogiro) che piazzano presidenti di seggio, con tanto di ratifica del sindaco, come se fossero pedine di un risiko costruito su quello che resta della credibilità politica di una città sull’orlo di una crisi di nervi. La nuova indagine che ha portato all’arresto del secondo tra gli eletti a palazzo San Giorgio, scopre una serie di raggiri elettorali da commedia dell’assurdo.

BRUTTO GIORNO

«Non è una bella giornata per la nostra città – dice il questore durante la conferenza stampa – questi sono episodi che minano la credibilità delle istituzioni, ma io da reggino mi sento di dire che la nostra città ha gli anticorpi giusti per reagire».

Il colpo è forte, l’indagine, come più volte sottolineato dagli inquirenti, ancora alle fase iniziali, e quello di Castorina (secondo tra gli eletti nelle file del Pd a sostegno del primo cittadino Falcomatà) potrebbe essere solo il primo dei nomi approdati in consiglio a finire nel registro degli indagati. Il fascicolo infatti conta già di migliaia di riscontri su schede elettorali e voti farlocchi, e non siamo che all’inizio. E anche se «non si tratta di un’indagine sulle elezioni ma su alcuni e determinati fatti specifici» come sottolineano gli inquirenti, è indubbio che il sistema scovato dagli investigatori della Digos, potrebbe celare un abisso di forzature e irregolarità.

WEEK END CON IL MORTO

Nella città dove tutti si candidano (e poi, in tanti casi, nemmeno si votano) può capitare che le “stravaganze” elettorali esplodano anche sul versante dell’elettorato passivo, con frotte di vecchietti che, secondo quanto riscontrato dagli investigatori della procura dello Stretto, avrebbero chiesto un duplicato del proprio certificato elettorale per poi recarsi alle urne (a sostenere Castorina) senza mai alzarsi dalla propria poltrona. Quattro di loro addirittura, sarebbero andati al seggio direttamente dal cimitero. Una storia che sembra scritta dagli sceneggiatori dei Simpson e che invece si materializza sullo Stretto, con il candidato Castorina che riesce a farsi consegnare un numero spropositato di duplicati elettorali (la scheda che si può chiedere negli uffici elettorali dei comuni in caso di smarrimento) per altrettanti, almeno 400, completamente ignari cittadini di Reggio, in genere abbondantemente sopra gli 80 anni. Ed è stata proprio l’età avanzata di molti inconsapevoli protagonisti di questa vicenda (partita grazie ad un’intuizione sul campo di due agenti della Digos presenti ai seggi) che ha reso le cose ancora più complicate: molti di loro infatti, temendo si trattasse delle temutissime truffe agli anziani, non credevano ai veri agenti della questura che si recavano nelle loro case, ed è servita tutta la pazienza degli operatori per venire fuori da un’empasse da barzelletta amara.

LA BUFERA ALL’ORIZZONTE

Quello di oggi però – e gli inquirenti lo hanno sottolineato più volte – non è che il primo passo di questa faticosissima indagine in cui sono in tanti ancora rimasti senza nome se si escludono quelli degli arrestati Antonino Castorina e Carmelo Giustra, ad essere finiti sotto la lente d’ingrandimento della Procura. Dai presidenti di seggio stabiliti a tavolino da un consigliere comunale uscente (e ratificati dal primo cittadino), agli uffici comunali che rilasciano duplicati elettorali come se piovesse, fino a presidenti e scrutatori che sembrano conoscere tutta la popolazione geriatrica della città, per una storia dai risvolti amari che, questo è certo, annuncia ancora sorprese altrettanto amare.