Bronzi di Riace, il quinto dente del giovane e il significato nascosto: la teoria del prof. Partinico

Un'anomalia, che secondo il professore, potrebbe apparire insignificante, se non fosse stata ripresa da artisti come Michelangelo e Caravaggio

GIOVANE viso bronzo

Dopo gli studi anatomici, le osservazioni ed i rilievi svolti dal Prof. Riccardo Partinico sui corpi dei Bronzi di Riace, pubblicati su L’Identità perduta (editore Mediterraneo) e presentati in Italia ed all’estero (Los Angeles, Losanna e Tokyo), il docente reggino ha scoperto un altro particolare anatomico che potrebbe suscitare curiosità nei visitatori del Museo Archeologico di Reggio Calabria e impegnare gli studiosi di tutto il mondo nel comprenderne il significato artistico, simbolico o religioso.

Due guerrieri con corpi diversi

L’Anatomia Archeostatuaria, metodo di studio che interpreta il vissuto dei corpi delle statue, ha rilevato che i Bronzi di Riace rappresentano due guerrieri Opliti con la stessa postura e gestualità, ma con ipertrofie muscolari e dismorfismi differenti:

  • La Statua A presenta ipertrofia tipica della capacità fisica forza/potenza, con iperlordosi lombare e progenismo mandibolare
  • La Statua B mostra un’ipertrofia da forza/resistente con cinque dismorfismi:
    • varismo del V dito del piede
    • appiattimento della volta plantare
    • scoliosi dorso-lombare
    • rettilineizzazione delle vertebre cervicali
    • cranio dolicocefalo allungato in senso antero-posteriore

Altri particolari anatomici emersi sono:

  • otoematomi nelle orecchie della Statua B, tipici dei lottatori
  • cinque denti incisivi nell’arcata superiore della Statua A.

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Il mistero del quinto dente

Chi conosce l’anatomia umana sa che gli incisivi superiori sono quattro, mai cinque. I denti canini, invece, sono di forma allungata e più lunghi degli incisivi.

I cinque incisivi della Statua A appaiono piatti e larghi, una particolarità anomala, considerata la perfezione anatomica e simmetrica delle statue.

Se l’intento dell’artista fosse stato riprodurre fedelmente l’anatomia umana, la statua avrebbe dovuto avere quattro incisivi e due canini, oppure i soli quattro incisivi.

Il quinto dente nella storia dell’arte

Tale anomalia potrebbe apparire insignificante, se non fosse stata ripresa da artisti come Michelangelo Buonarroti e Caravaggio, secondo quanto rilevato dallo storico dell’arte Marco Bussagli.

Bussagli riconosce il quinto incisivo superiore come simbolo di “bestialità e peccato” in molte opere rinascimentali.

È presente, ad esempio:

  • nella Furia infernale (Uffizi)
  • nelle Teste grottesche (British Museum)
  • nella Ugly Cleopatra (Casa Buonarroti)
  • in personaggi della Cappella Sistina (Giona, Sibilla Delfica)
  • nella celebre Pietà di San Pietro in Vaticano

Nuove domande, nuove prospettive

Qual è il significato del quinto dente della Statua A, realizzata nel V secolo a.C.?
Forse l’artista ha voluto rappresentare un uomo reale, con i suoi difetti anatomici, e non un personaggio mitologico?

Domande che alimentano il dibattito e aprono nuove prospettive di studio, dal simbolismo antico all’eredità culturale attraverso i secoli.