Bronzi di Riace, il quinto dente del giovane e il significato nascosto: la teoria del prof. Partinico
Un'anomalia, che secondo il professore, potrebbe apparire insignificante, se non fosse stata ripresa da artisti come Michelangelo e Caravaggio
25 Giugno 2025 - 14:41 | Comunicato Stampa

Dopo gli studi anatomici, le osservazioni ed i rilievi svolti dal Prof. Riccardo Partinico sui corpi dei Bronzi di Riace, pubblicati su L’Identità perduta (editore Mediterraneo) e presentati in Italia ed all’estero (Los Angeles, Losanna e Tokyo), il docente reggino ha scoperto un altro particolare anatomico che potrebbe suscitare curiosità nei visitatori del Museo Archeologico di Reggio Calabria e impegnare gli studiosi di tutto il mondo nel comprenderne il significato artistico, simbolico o religioso.
Due guerrieri con corpi diversi
L’Anatomia Archeostatuaria, metodo di studio che interpreta il vissuto dei corpi delle statue, ha rilevato che i Bronzi di Riace rappresentano due guerrieri Opliti con la stessa postura e gestualità, ma con ipertrofie muscolari e dismorfismi differenti:
- La Statua A presenta ipertrofia tipica della capacità fisica forza/potenza, con iperlordosi lombare e progenismo mandibolare
- La Statua B mostra un’ipertrofia da forza/resistente con cinque dismorfismi:
- varismo del V dito del piede
- appiattimento della volta plantare
- scoliosi dorso-lombare
- rettilineizzazione delle vertebre cervicali
- cranio dolicocefalo allungato in senso antero-posteriore
Altri particolari anatomici emersi sono:
- otoematomi nelle orecchie della Statua B, tipici dei lottatori
- cinque denti incisivi nell’arcata superiore della Statua A.
Il mistero del quinto dente
Chi conosce l’anatomia umana sa che gli incisivi superiori sono quattro, mai cinque. I denti canini, invece, sono di forma allungata e più lunghi degli incisivi.
I cinque incisivi della Statua A appaiono piatti e larghi, una particolarità anomala, considerata la perfezione anatomica e simmetrica delle statue.
Se l’intento dell’artista fosse stato riprodurre fedelmente l’anatomia umana, la statua avrebbe dovuto avere quattro incisivi e due canini, oppure i soli quattro incisivi.
Il quinto dente nella storia dell’arte
Tale anomalia potrebbe apparire insignificante, se non fosse stata ripresa da artisti come Michelangelo Buonarroti e Caravaggio, secondo quanto rilevato dallo storico dell’arte Marco Bussagli.
Bussagli riconosce il quinto incisivo superiore come simbolo di “bestialità e peccato” in molte opere rinascimentali.
È presente, ad esempio:
- nella Furia infernale (Uffizi)
- nelle Teste grottesche (British Museum)
- nella Ugly Cleopatra (Casa Buonarroti)
- in personaggi della Cappella Sistina (Giona, Sibilla Delfica)
- nella celebre Pietà di San Pietro in Vaticano
Nuove domande, nuove prospettive
Qual è il significato del quinto dente della Statua A, realizzata nel V secolo a.C.?
Forse l’artista ha voluto rappresentare un uomo reale, con i suoi difetti anatomici, e non un personaggio mitologico?
Domande che alimentano il dibattito e aprono nuove prospettive di studio, dal simbolismo antico all’eredità culturale attraverso i secoli.