Chi (fini) fici Falcomatà? Cronaca di un sindaco in cerca di se stesso

Poche comunicazioni, spesso scarne, talvolta per eventi nazionali. I toni della comunicazione del primo cittadino si fanno sempre più deboli

Nel corso di questi ultimi sette anni, una delle cose che i reggini hanno certamente imparato è la predilezione del sindaco Falcomatà per il vernacolo, dosato ma sapientemente utilizzato, quasi sempre con sfumature d’ironia.

‘Passa pa casa’ timbrò come un marchio a fuoco il difficile periodo del primo lockdown (tanto da essere riproposto come ‘dolce messaggio’ a Salvini il giorno della rielezione), in diverse circostanze utilizzato l’eloquente ‘a muzzo’, il meno riuscito ‘lordazzi’ in relazione ai furbetti dei rifiuti segnò una frattura con parte della cittadinanza mentre dall’uovo di Pasqua 2020 il primo cittadino estrasse un sorprendente ‘non facimu i fissa’.

Tra le espressioni in dialetto maggiormente ricordate, non può che palesarsi quella che accompagnò la campagna elettorale durante le amministrative dello scorso anno, dal titolo a metà tra l’autoironico e lo sfrontato, ‘Chi fici Falcomatà?‘, pubblicazione che intendeva riassumere tutte le opere (anche quelle appena accennate) e i progetti realizzati durante il primo mandato.

Lo stesso titolo, a dodici mesi dalla rielezione, lo si può utilizzare aggiungendo una parola soltanto, sufficiente per far mutare completamente il senso: “Chi fini fici Falcomatà?“.

Già, perchè le tracce del primo cittadino negli ultimi mesi vanno diradandosi sempre più, quasi come fossero impronte lievi in riva alla spiaggia. L’attività sui social network, basta fare un confronto con qualsiasi periodo precedente, è crollata. Poche comunicazioni, spesso scarne, talvolta per eventi nazionali (la scomparsa di Gino Strada, le medaglie d’oro azzurre alle Olimpiadi, la vittoria dell’Italia agli Europei di calcio), anche qualche sorprendente autogol quando dimostrando scarsa conoscenza dello stato dei fatti parlò di ‘elezioni regolari’.

Tra i post più commentati del 2021 nella pagina del primo cittadino, quello relativo alla “scelta divisiva” dell’isola pedonale e dei dehors, decisione dell’amministrazione che più che dividere sembra aver unito reggini ed imprenditori sotto la bandiera di un ‘No, grazie’ convinto.

Quella che voleva essere una scelta coraggiosa, un impulso da offrire alla città e ai turisti, si è rivelato un boomerang che ha azzoppato in modo evidente l’estate reggina, con un crollo di presenze e di conseguenza di fatturato per imprenditori e commercianti.

L’attività politica di Falcomatà degli ultimi mesi sembra procedere in piena sintonia con quella social. Diminuite le apparizioni, scarsa capacità (assieme all’intera amministrazione) di incidere sulle problematiche che ogni giorno fanno sempre più sprofondare Reggio Calabria, tono nelle comunicazioni debole, quasi dimesso. Si fa sincera fatica a riconoscere, quantomeno negli atteggiamenti e nella presenza (sia fisica che virtuale) lo stesso primo cittadino degli anni precedenti. Anche l’ascolto nei confronti del cittadino, delle sofferenze che ammantano la città quasi ad ogni angolo, sembra essersi fatto più distratto.

Il viaggio al centro delle motivazioni che si celano dietro al ‘Falcomatà 2.0‘ appare complicato e misterioso. Con ogni probabilità, può aver inciso un primo anno dell’amministrazione comunale da ”copia-incolla” rispetto ai precedenti sei. Da questo punto di vista, quello che era stato annunciato come un ‘secondo tempo’ assomiglia tremendamente ad un intervallo piuttosto lungo. Non aiutano certamente ad innalzare il livello di serenità i casi legati ai brogli elettorali e al Miramare, ancora in attesa di epilogo.

Lo stesso si può dire di un appuntamento elettorale, quello delle prossime regionali, che rischia di apparire come un bivio per l’attuale amministrazione Falcomatà. Non è un mistero infatti che il Pd calabrese, e in particolare reggino, sia sfaldato e spaccato in più anime. Tra il primo cittadino e Nicola Irto  i rapporti sono sempre più tesi, le urne regionali rischiano così di apparire come una resa dei conti, con possibili ripercussioni anche sulle sorti dell’amministrazione Falcomatà.

Quasi fosse una sorta di alter ego di Santiago, protagonista del libro ‘L’alchimista’ di Paulo Coelho, Falcomatà sembra alle prese con un avventuroso viaggio alla ricerca di un tesoro sognato, probabilmente una Reggio Calabria più vicina alle proprie ambizioni e alle promesse lanciate nel corso di questi 7 anni. Smarrito, deluso forse anche del proprio operato (tanto da fare mea culpa in diverse circostanze per gli errori commessi, ultima occasione due giorni fa nell’offerta del cero votivo) il primo cittadino appare soprattutto alla ricerca di se stesso. Un percorso fatto di consapevolezza, che non ammette compromessi o alcun tipo di concessione davanti allo specchio.