Collegateci. O ci staccherete la spina, definitivamente

Ryanair sfuma definitivamente, Blue Panorama non rilancia ma taglia, Trenitalia continua la riduzione. Reggio è sempre più isolata: nell'epoca della globalizzazione, questa distanza rischia di infliggere la ferita mortale ad una terra già zoppicante

La bellezza promette sempre,
ma non dà mai nulla.

Simone Well

Probabilmente non sapremo mai se la filosofa Simone Well, vissuta nel secolo scorso, abbia mai visitato Reggio Calabria. Probabilmente no, come di certo la frase con cui scegliamo di aprire questa riflessione non è dedicata dall’autrice alla città dello Stretto. Ma, oggi come non mai, è tutta d’attualità. Ancora una volta, infatti, Reggio rischia di ritrovarsi tagliata fuori dal resto del mondo, scollegata. Condannando la propria immensa, innegabile, bellezza ad un’ineffabilità tramortente. 

I perchè di questo pessimismo cosmico nei confronti del destino della città della Magna Grecia risiedono nelle notizie di quest’albore d’estate relative ai trasporti. In poche settimane, infatti, a Reggio Calabria si è assistito ad una vera e propria diaspora potenzialmente letale di mezzi per raggiungere uno dei centri del Sud potenzialmente migliori dal punto di vista turistico. Le decisioni di Trenitalia e Blue Panorama di cancellare una larghissima parte dei propri vettori indirizzati verso la sponda calabrese dello Stretto hanno destato stupore prim’ancora che rabbia, data la portata e le modalità di alcune soppressioni inspiegabili.

In particolare, è la situazione legata al traffico aereo a destare grossissime perplessità. Reggio, infatti, ha visto cadere definitivamente l’ipotesi di accogliere finalmente Ryanair al “Tito Minniti, facendo inizialmente evaporare le speranze di migliaia di viaggiatori fedeli alla compagnia irlandese. Il lungo corteggiamento della politica reggina nei confronti della società aerea basata a Dublino sembra aver dato un esito amarissimo, che acquisisce i contorni della beffa se rapportato alle grandi ed illuse speranze di un arrivo che, ad un certo punto, appariva praticamente certo. Una beffa, però, che s’è tramutata in definitiva mazzata con la rottura fra Blue Panorama e Sacal. La compagnia italiana, fondata a Roma nel 1998, ha confermato la cancellazione delle tratte che collegavano Reggio con Bologna e Torino. Una mossa, peraltro, che alla vigilia del prevedibile rientro estivo dei numerosi reggini emigrati in Piemonte ed Emilia, segna probabilmente il punto di non ritorno nell’avventura, iniziata circa 18 mesi fa, del vettore low cost in riva allo Stretto.

Reggio, come detto, si ritrova nuovamente tagliata fuori. Dai collegamenti aerei con il resto d’Italia, ma anche a livello ferroviario. In un Belpaese che continua alacremente a migliorare le proprie infrastrutture a livello rotabile, con treni ad alta velocità sempre più performanti, la Calabria e soprattutto la punta dello Stivale restano zerbino costante, chimera irraggiungibile se attraverso quello che risulterebbe essere gentile anche definire vera odissea.

Ed, in tutto questo, lo ribadiamo, è in arrivo la stagione estiva. Il momento topico per un territorio come quello nostrano, in cui le eccellenze turistiche potrebbero fiorire, rinverdendo un contesto economico che, in ogni caso, potrebbe essere florido dodici mesi su dodici. E ci si ritrova scollegati, dall’Italia e dal Mondo. Con un potenziale bacino di turisti che a Reggio non pensano nemmeno a venire: in primis, perché, non ne sentono parlare se non in maniera negativa. Ma anche e sopratutto perchè arrivarci, a Reggio, inizia a divenire talmente complicato da evitare anche semplicemente ipotizzarla come meta.

Cosa rischia, dunque, di restare in mano a politica e cittadini? Il nulla. Ed è proprio dalla concezione di questo nichilismo a cui si rischia di giungere che la cittadinanza deve prendere coscienza della gravità di quanto stia accadendo. Perché se l’amministrazione regionale e locale non ne sono in grado (o non ne hanno interesse, ndr), sono la cittadinanza, la classe imprenditoriale ed i giovani ad avere l’obbligo di muoversi. Reggio è chiamata a rispondere, ed anche in tempi brevi. È chiamata a farsi sentire, a reagire ad un tentativo, ennesimo, di isolamento, paradossale e potenzialmente letale. Nell’epoca della globalizzazione, nell’epoca in cui fra Roma e Milano vi sono solamente 3 ore di distanza, lo Stretto – comprendendo dunque anche la sponda messinese – deve farsi sentire. Deve pretendere una svolta. Deve pretendere d’esser collegato al resto del Mondo e d’Italia.

Collegateci. O ci staccherete la spina. Stavolta, forse, definitivamente.

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