Comunali Reggio, torna la carica dei 'zero voti' e il ruolo (deprimente) dei riempilista

Sono dei protagonisti, forse degli anti-eroi, che però servono alla causa

Al termine di ogni tornata elettorale, anche la più piccola e insignificante, fremiamo davanti ai nostri dispositivi per arrivare per primi ad avere la certezza di chi è avanti, chi indietro, chi ha vinto e chi ha perso. Ma non nascondiamoci dietro il dito, perché spesso quel dito scorre un nome dopo l’altro per vedere anche chi non ha preso alcun voto. È la classifica al contrario delle elezioni. Quella di serie B. Quella dei sacrificabili e dei sacrificati. I figli, o più spesso le figlie, di un “Dio minore”. Quelli che non hanno niente da chiedere e quindi niente da perdere. O quasi.

D’altra parte i cosiddetti “riempilista”, da che mondo e mondo, esistono e sono reali. Sono ascrivibili a due tipi di categoria: quelli che servono per raggiungere il fatidico numero, permettendo così al partito, al movimento, o alla civica di riferimento, di non fare la più classica delle brutte figure – basti pensare ai commenti da marciapiede “non hannu i candidati mancu mi fannu na lista, aundi hannu a jiri” -; e poi quelli, come accennato, più spesso “quelle”, che servono a soddisfare determinati requisiti, come le famigerate quote rosa.

Insomma, i “riempilista” sono dei protagonisti, forse degli anti-eroi, che però servono alla causa. Per questo possono essere considerati anche degli inguaribili romantici, perché sono quelli che, forse, ci credono di più. Disposti come sono a far figurare un bello zero (spaccato no, quello si cercava di evitare a scuola) nella casella dedicata alle preferenze.

Oggettivamente però, pur riconoscendo la loro “funzione” sociopolitica, a volte, se ne farebbe volentieri a meno. Anche per le conseguenze (vedi la lamentela del voto familistico, al compare o all’amico) che diventano retorico tema di discussione, visto che è provocato dagli stessi partiti, movimenti o civiche. Insomma, non si ferma mica il pianeta se una lista – nel nostro caso – non arriva a riempire le trentadue righe. Bastano i numeri della competizione a farlo capire. Nove candidati a sindaco, 32 liste collegate, 914 candidati. Numeri da concorso, per i 32 posti disponibili a Palazzo San Giorgio.

E il risultato – solo per rimanere entro la decina – è che ben 220 candidati hanno preso meno di 10 voti, e 49 non ne hanno presi affatto. Sommando solo questi, arriviamo all’equivalente di 8,4 liste da trentadue nomi ciascuna.

Perché poi, vai a capire il meccanismo che spinge un “riempilista” a non votarsi da solo, o non farsi votare da moglie, figli e parenti vari. O parimenti, cosa spinge il “riempilista” a procurarsi almeno 10 o 15 voti. Infine, c’è anche il caso tutto da studiare di chi non lo dice neanche che è candidato, ma racimola quei 15 o 20 voti e alla fine vuole capire chi gliel’ha dati.

Ma è la campagna elettorale, bellezza…