Comunali Reggio, Zingaretti spinge Falcomatà e affossa la Lega: “Vi chiedono i voti ma vi chiamano terroni”

Il comizio in una Piazza Duomo gremita e ordinata. Il segretario invita ad una “battaglia popolare per difendere la città”

Cavalcare i problemi riempie la pancia ma non li risolve, perché la politica dell’odio non solo è indecente, ma non crea sviluppo, posti di lavoro o speranze. Eccola la battaglia per Falcomatà. Onore al sindaco Falcomatà che per la sua città ha combattuto contro tutto e tutti e ha salvato Reggio Calabria. La vera differenza la si fa quando un sindaco mette in discussione anche la sua appartenenza politica per la sua città. È vero, Falcomatà per vincere la battaglia del ‘Decreto Agosto’ ha battuto i pugni sul tavolo, ha chiamato a rigore il segretario del suo partito e il governo, ha combattuto per voi. È questa la differenza tra un sindaco che difende il proprio popolo e un candidato scelto dalle alchimie dei partiti romani per difendere altri interessi e che di Reggio Calabria non gliene frega niente”.

Nicola Zingaretti ha mantenuto la promessa, fornendo un sostegno importante, a questo punto della campagna elettorale, al sindaco uscente Giuseppe Falcomatà. Il segretario nazionale del Partito democratico arriva in maniche di camicia a bordo di una Fiat, in una Piazza Duomo gremita e ordinata. Risponde alle domande dei cronisti sulla politica nazionale e sulla tornata elettorale che coinvolgerà oltre mille comuni e tante Regioni, ma glissa sulla questione Ponte sullo Stretto.

La spinta del segretario serve però al popolo di centrosinistra per non abbassare la guardia di fronte al pericolo leghista, suo bersaglio preferito:

“Perché non dobbiamo combattere? Perché dobbiamo subire quest’arroganza? Non è vero che siamo tutti uguali. C’è una differenza tra un sindaco che ama la sua città e un partito che qui chiede voti ma quando esce dalla Calabria vi chiama terroni, e non può chiedere voti per il sindaco della città, perché ci vuole coerenza nella vita e responsabilità, e si vergognino di avere sempre due parole a seconda di dove stanno. Parliamo della dignità della persona. Per questo dobbiamo combattere. Non lasciate il peso della difesa di Reggio Calabria sulle spalle dei candidati, perché in gioco c’è la possibilità di ricostruirsi una vita”.

Paura e speranza sono stati il filo conduttore del suo discorso. In quasi venti minuti di intervento Zingaretti ha parlato di “timore rispetto al futuro” e “della voglia di vivere, di rifarsi una vita”, ma anche di lotta alla criminalità. Sullo sfondo l’emergenza covid 19, che ha stravolto le nostre vita e l’economia del Paese.

Da qui l’appello alla “bella politica” a quella capace di comprendere le paure e i timori della popolazione, ma che è anche capace di dare una risposta.

“Le risposte che la destra ha dato in questi 300 giorni di coronavirus, sono risposte sbagliate, perché se l’Italia del Covid fosse stata quella della destra antieuropeista, oggi noi saremmo un Paese economicamente morto”.

Zingaretti ha quindi condannato “il nazionalismo, l’egoismo, la cultura dell’odio. Sono usciti sconfitti da quello che avevano promesso. Hanno perso” ha detto ricordando la presidenza europea di David Sassoli e il contributo di Paolo Gentiloni.

Poi, il segretario del Pd infiamma la piazza citando la Primavera di Italo.

“Ecco perché dobbiamo combattere. Lottate affinché a nessuno mai venga in mente in una democrazia di togliere la speranza ai cittadini che domani si possa vivere meglio. E Reggio Calabria ci è riuscita in tante occasioni, come quando con la Primavera di Reggio Calabria Italo Falcomatà ha fatto di questa città un esempio per tutta Europa, dimostrando che si poteva fare. E che il tempo era quello giusto per cambiare e costruire un’altra stagione”.

Infine l’arringa finale:

“Dobbiamo costruire una grande battaglia popolare fino alla fine per difendere questa terra. Da questa sera almeno un’ora al giorno dedichiamola, non a Falcomatà che permettetemi è uno strumento, ma per il futuro di Reggio Calabria che è la battaglia più bella che nella vita si possa fare. Avanti, mai indietro”.

“Chi si sottrae al confronto non rispetta i cittadini”

L’incontro di Piazza Duomo è stato aperto dal consigliere regionale Nicola Irto che ha ringraziato Zingaretti per la presenza in città, ma soprattutto per l’impegno assunto pubblicamente nei confronti del Mezzogiorno.

“Ma ti ringraziamo – ha aggiunto – anche per lo straordinario lavoro che hai fatto nel mese di agosto, perché se nel Decreto Agosto c’è stata la possibilità di cancellare il debito ingiusto della città, il merito è ascrivibile a Nicola Zingaretti, ma a vincere è stata la città”.

Per Irto, poi, chi non conosce Reggio non può governare Reggio. “Per questo noi puntiamo non solo a vincere ma anche a risultare il primo partito in città”.

È stato poi il turno di Consuelo Nava, pasionaria democrat, che in passato non ha risparmiato critiche alla gestione Falcomatà oggi però anche lei chiede un “secondo tempo” per il sindaco uscente:

“Il primo tempo è stato quello del coraggio, il secondo tempo sarà quello della responsabilità. Per ricostruire una città ci vuole molto tempo. La sospensione della democrazia non porta mai bene e noi l’abbiamo subita. Il cambiamento si fa nel quotidiano non dimenticando mai il passato. Io credo in questo secondo tempo, metterò a disposizione la mia collaborazione perché non mi voglio solo rammaricare delle esperienze che abbiamo avuto, perché non voglio vivere l’idea della sventura, e Giuseppe Falcomatà ha gli occhi trasparenti di chi non crede alla sventura, ma crede alla sua città”.

Da parte sua il sindaco Giuseppe Falcomatà, al suo secondo appuntamento in piazza, ha parlato di campagna elettorale “molto strana” per il covid e per l’assenza di un reale dibattito tra i candidati a sindaco:

“Ci sono pochi momenti di confronto, e se ci sono non si riesce a confrontarsi con tutti, perché magari qualcuno si sottrae e chi lo fa, in campagna elettorale, si sottrae a quello che è il sale della democrazia, non ha rispetto per i cittadini, pensa che i reggini abbiano l’anello al naso, pensa che esista solo un voto di struttura, non pensa che i cittadini possano votare liberamente rispetto a quella che è l’idea migliore di città”.

Per Falcomatà, la città “non deve tornare indietro”, a maggior ragione oggi che, grazie al Decreto Agosto, “è stato cancellato il debito ingiusto”. Il primo cittadino punta l’indice sulla “macchia” dello scioglimento per mafia subito dal Comune di Reggio Calabria. Ha raccontato le difficoltà incontrate in questi anni nei palazzi romani, “dove ci guardavano storto, come l’esempio da non seguire”, e della difficoltà nella ricostruzione della reputazione della città. Una premessa che serve per attaccare chi dallo stesso pulpito,

“qualche giorno fa ha detto ‘il nostro nemico è lo Stato’. Bisogna stare attenti alle parole. Con le istituzioni si dialoga, si combatte se del caso si battono i pugni. Se è vero che Reggio oggi ha chiuso col proprio passato, se è vero che oggi Reggio ha un presente, è anche vero che Reggio ha un futuro certo che insieme scriveremo in tre mosse”.

Il bilancio risanato, la programmazione e la pianificazione (il Piano strutturale), le risorse finanziarie, sono le “tre certezze granitiche” su cui poggia la proposta politica di Falcomatà.

Il primo cittadino ha poi fatto leva sul senso di comunità che si è costruito in questi sei anni di governo della città:

“Reggio è caduta tante volte, ma ha sempre trovato dentro se stessa la forza di rialzarsi. Non ce lo deve insegnare nessuno. Soprattutto non ce lo deve insegnare chi fino a ieri si è abbeverato alla fonte di Pontida e alla fine si è ubriacato. Se dovete ubriacarvi fatelo, come si dice da noi, col vino buono di Sambatello, di Pellaro, di Arghillà, dei nostri produttori e dei giovani che lavorano le terre confiscate. Questa è la nostra storia in comune. Reggio è la nostra casa la dobbiamo difendere da tutto e tutti”.