Comune, scoppia la grana in Commissione Bilancio: Versace chiede le dimissioni di Cardia

Lotta intestina nella maggioranza: parte del csx valuta la mozione di sfiducia ma Cardia (per il momento) resiste

Al Comune di Reggio Calabria sono iniziate le sedute in Commissione Bilancio dedicate al previsionale, che dovranno portare (si spera nel giro di un paio di settimane) all’approvazione prima del passaggio in consiglio comunale. La tranquillità che ha accompagnato le prime sedute però è soltanto apparente. Da almeno una settimana va in scena l’ennesima lotta intestina nella maggioranza, raramente serena per lunghi periodi dai giorni della sentenza Miramare.

Di sicuro, l’assenza di una figura centrale che quantomeno in leadership non difetta, ovvero il sindaco oggi sospeso Falcomatà, facilita malumori, minacce e frizioni. Parafrasando un celebre detto, si potrebbe dire che quando il gatto non c’è…il comune balla.

L’ultimo scossone, in ordine temporale, riguarda la presidenza della Commissione Bilancio, in capo al consigliere dei Dp Mario Cardia. Secondo quanto raccolto da CityNow, nel corso di una riunione dei capigruppo di maggioranza tenutasi la scorsa settimana, il consigliere comunale e sindaco f.f. della MetroCity, Carmelo Versace, avrebbe chiesto, parlando a nome delle liste civiche, un passo indietro a Cardia dalla presidenza della Commissione Bilancio. La motivazione ufficiale, sarebbe da ricercarsi nel mancato voto in Commissione Bilancio di Cardia sul Pef (‘Piano Economico e Finanziario’) per il quadriennio 2022-2025 e relativo al servizio di gestione dei rifiuti urbani.

In realtà, Cardia non è stato l’unico consigliere di maggioranza a non votare il Pef, tanto è vero che il numero legale è stato raggiunto per un pelo. Oltre agli assenti infatti nella seduta del 30 maggio (i consiglieri Filippo Quartuccio e Lavinia Marino tra questi) anche il  vice presidente della Commissione Bilancio,  Antonio Ruvolo, non ha votato il Pef. Ma per lui, a quanto risulta, Versace non ha richiesto le dimissioni.

La verità sembra emergere in modo inequivocabile e supera agevolmente la motivazione addotta da Versace. La richiesta di dimissioni di Cardia infatti sembra arrivare (per ricordare i ridondanti comunicati stampa dell’amministrazione comunale delle ultime settimane…) su forte ‘impulso e indirizzo’ del sindaco oggi sospeso Giuseppe Falcomatà. Che i rapporti tra Falcomatà e Cardia siano infatti inesistenti, per usare un eufemismo, è cosa risaputa anche dalle pietre. Allo stesso tempo, è tutt’altro che un mistero che il presidente della Commissione Bilancio stia da tempo programmando un futuro lontano dal centrosinistra, e particolarmente vicino all’ex vicesindaco Armando Neri.

Le civiche spingono, il Pd tentenna

Togliersi quello che agli occhi del sindaco oggi sospeso e di parte della maggioranza è visto come un elemento di disturbo e ormai fuori dalle dinamiche di coalizione è dunque la giustificazione che ha portato Versace, a nome delle civiche, a chiedere un passo indietro a Cardia. La richiesta di dimissioni è stata fermamente respinta dal diretto interessato, che si sente di aver sempre svolto il proprio ruolo di presidente della Commissione Bilancio con trasparenza e onestà intellettuale.

Si è arrivati così all’inizio delle audizioni, la questione è stata quindi risolta e superata? Assolutamente no. Secondo quanto raccolto da CityNow infatti, continuano le pressioni delle liste civiche per mettere Cardia all’angolo. Un nuovo incontro si sarebbe tenuto nella giornata di ieri, con l’interlocuzione avviata anche tra il segretario cittadino del Pd, Valeria Bonforte, e il sindaco f.f. Brunetti. Un ruolo centrale in questa vicenda non può che giocarlo il Partito Democratico, forza politica di Falcomatà e che ha una forte rappresentanza in consiglio comunale e in giunta.

Il Pd, in riferimento alle dimissioni o alla mozione di sfiducia di Cardia, sembra essere spaccato in due parti. L’anima riferibile al segretario provinciale Valeria Bonforte sembrerebbe essere più sulla linea dura, quindi quella gradita a Falcomatà. Non sembrano essere d’accordo invece il capogruppo dem, Giuseppe Sera, e il presidente del consiglio comunale Enzo Marra. I due, riterrebbero Cardia adatto a svolgere il ruolo di presidente della Commissione Bilancio e non vorrebbero portare avanti un’azione di sfiducia solo per ‘ricatti’ politici.

“Se la mozione di sfiducia arriverà al tavolo, il Pd la firmerà“. Il virgolettato dell’area vicina al segretario Bonforte sembrerebbe aver irritato Sera e Marra, che si troverebbero così spalle al muro. In tutto questo, cosa fa il gruppo Democratici e Progressisti? Osserva guardingo. Il gruppo capitanato da Nino De Gaetano è da tempo ai ferri corti con Cardia, ma non sembrerebbe intenzionato a fare il primo passo. ‘Non possiamo essere noi in primis a sfiduciare un consigliere del nostro gruppo. Portate voi avanti la mozione e poi ne discuteremo al tavolo’, sembra essere il pensiero dei Dp nei dialoghi con le altre forze di maggioranza.

La forza dei numeri

Ragionamenti, dialoghi, ipotesi, scenari. Sopra tutto però, c’è la forza dei numeri. L’anima della maggioranza pronta a valutare la mozione di sfiducia di Cardia, deve obbligatoriamente fare i conti con la legge suprema dei numeri. Portare avanti una scelta di questo tipo, peraltro proprio nei giorni delicatissimi delle audizioni in Commissione Bilancio sul previsionale, senza avere i numeri dalla propria parte sarebbe un clamoroso autogol.

Secondo quanto previsto dal regolamento, servirebbero i 2\5 dei componenti della Commissione Bilancio (composta da 22 consiglieri) e dunque l’assenso di 9 elementi per portare ufficialmente al tavolo la mozione di sfiducia di Cardia. Convocata entro 5 giorni feriali la seduta di commissione per deliberare la mozione di sfiducia, servirebbe a quel punto la maggioranza assoluta, quindi 12 voti, per arrivare all’effettiva sfiducia di Cardia.

Considerati i 3 voti del Pd, il proprio voto e il probabile dissenso della minoranza (composta da 8 consiglieri) rispetto alla sfiducia, ad oggi Cardia sembrerebbe poter contare su 12 voti a favore e quindi così poter ‘blindare’ la propria posizione. Va sottolineato che al momento la possibilità di presentare una mozione di sfiducia è stata soltanto sventolata da parte della maggioranza, difficile che venga realizzata a meno che il Partito Democratico non decida di mettersi di traverso e far scoppiare la grana proprio nelle delicatissime settimane che dovranno portare all’approvazione del bilancio previsionale.