Dimissioni? Falcomatà e la maggioranza alzano un muro. “Non temiamo la Commissione d’accesso”
Il sindaco replica al centrodestra: "Minicuci meno lucido di Biden. A chiedere le dimissioni un condannato (Scopelliti) e chi ha perso le elezioni"
15 Luglio 2024 - 12:35 | di Pasquale Romano

Le invocazioni del centrodestra si infrangono sul muro di Palazzo San Giorgio. Il consiglio comunale che ha visto l’assenza di Forza Italia e l’abbandono dell’aula della Lega dopo l’intervento di Nino Minicuci, è servito per capire nuovamente e definitivamente la presa di posizione dell’amministrazione che respinge sul nascere ogni richiesta di passo indietro da parte dell’opposizione.
Dopo i primi interventi (Pazzano, Barreca, Merenda) prende parola Massimo Ripepi, che attacca il consigliere Pd Giuseppe Marino.
“Oggi sta in silenzio, in passato chiedeva le mie dimissioni e non partecipava alle commissioni che presiedevo. Dovrebbe vergognarsi di esistere.
Bisogna essere coerenti, non usare due pesi e due misure, se no si è ipocriti. Se ci dimettiamo tutti facciamo il bene della città, siamo un morto che cammina e dico “siamo”, non “siete”. Che valore ha la parola di chi dice una cosa e poi un’altra? Si devono fare fatti e non chiacchiere. Dobbiamo scegliere la soluzione migliore non per noi ma per i cittadini”, le parole di Ripepi, con la pronta replica di Marino.
Botta e risposta Ripepi-Marino
“Ancora una volta mi trovo offeso da Ripepi, ma non mi lascerò trascinare in polemiche. Rispetto alla sospensione da capogruppo di Sera, che ha preso credo per senso di appartenenza verso il partito, questo non significa che rinuncia alle sue prerogative e ricordo che non ha ricevuto ancora nessun avviso.
Siamo nelle fasi iniziali dell’inchiesta, dove peraltro il Gip ha evidenziato che non esistono i presupposti per le misure cautelari. Stiamo assistendo in modo incredibile ad un revisionismo storico, equiparando sentenze di condanne definitive per le quali qualcuno ha pagato, con sentenze di assoluzione. Se esiste la Legge Severino, il nostro non è un paese garantista, io stesso ne ho pagato le conseguenze”, le parole del consigliere dem.
Ha proseguito Marino, soffermandosi sull’inchiesta Ducale.
“Veniamo da uno scioglimento per infiltrazione mafiosa e ricordo i punti principali della relazione che portarono allo scioglimento. Questa amministrazione, con fatti e azioni, ha sempre dimostrato di essere dall’altra parte rispetto alla ‘ndrangheta, e che siamo con tutte le forze dell’ordine.
Noi non temiamo la commissione d’accesso, avrà le porte aperte. Se dovesse arrivare, sono certo che non uscirà nulla. Questa indagine, paradossalmente, ha unito ancora di più la maggioranza e disunito il centrodestra, che oggi non esiste più. Le dimissioni, se c’è dignità politica, vanno formalizzate e non annunciate. Le contestazioni però riconosco che sono gravi”.
Anche il consigliere Nino Castorina è tornato indietro nel passato, affermando: “La questione morale posta da un condannato in 3 gradi di giudizio (Scopelliti, ndr) rappresenta l’apice dell’imbarazzo”.
Come da prassi, la chiusura degli interventi ha visto il sindaco di Falcomatà prendere la parola.
“La piena fiducia e rispetto si dimostrano con i comportamenti, non a parole. Se in passato non abbiamo ceduto ad una suggestione che si era creata in città per questioni più avanzate (riferimento al Processo Miramare, ndr), come potremmo farlo oggi per una vicenda più embrionale?
Le dimissioni non si chiedono o minacciano, si danno e basta. Il consigliere Malaspina in passato, dopo una valutazione e riflessioni, ha dato le dimissioni, senza scomodare Prefetti, notai, segretari e quant’altro”, ha punzecchiato Falcomatà, ricordando con una battuta la pubblicità Tim. “Mi ami? Ma quanto mi ami? Chiudi il telefono prima tu”.
La seconda riflessione del primo cittadino è stata sul chi chiede le dimissioni. Falcomatà ne approfitta per rispondere alle considerazioni espresse negli ultimi giorni da Nino Minicuci e dall’ex sindaco e governatore Giuseppe Scopelliti.
” A Minicuci dico di quale città sta parlando quando dice “la nostra città”? Melito, Massa Carrara, Genova o Reggio Calabria? Biden mi sembra molto più lucido di altri soggetti che non hanno chiaro il percorso successivo alle dimissioni.
Le richieste di dimissioni provengono da un condannato (Scopelliti, ndr), da chi ha perso le elezioni (Minicuci, ndr) e da chi ha già dichiarato di volersi candidare. Si fa politica sulle spalle della città e non va bene”.
Il primo cittadino si unisce all’operazione nostalgia, tornando alle vicende passate di Palazzo San Giorgio, diversi anni fa.
“Il concetto di contiguità, nel 2012, fu determinata dalla non adesione alla stazione unica appaltante e le vicende interne alle società partecipate. Noi consiglieri di opposizione non avevamo chiesto dimissioni, ma solo l’utilizzo dell’art.3 che poteva determinare una discontinuità.
In questi mesi si è provato a ricostruire quella fase storica, ma il centrosinistra non aveva mai chiesto lo scioglimento, l’ispezione fu mandata da un governo tecnico nel quale il centrosinistra non toccava palla”.
Falcomatà conclude con un passaggio specifico sulla criminalità organizzata, probabilmente riferendosi a quanto emerso nell’inchiesta Ducale.
“Io la ‘ndrangheta la conosco da bambino, e la puzza fumo di quando mi hanno bruciato la macchina ancora ce l’ho nel naso. Fino a 15 giorni fa, presenziavo alla demolizione di un edificio abusivo, beccandomi le minacce del signorotto locale.
Dopo che questa amministrazione è stata ingiustamente azzoppata per due anni, proseguiamo nel nostro lavoro con tutte le scelte compiute, come ad esempio il recupero del rapporto con il mare da Catona a Pellaro, prese sempre per il bene della città. Se tra due anni vorremo confrontarci per il bene della città lo potremo fare e ci saremo”, ha concluso il primo cittadino, chiudendo così i preliminari della seduta.
