Condanna Lucano, il procuratore di Locri: 'Un bandito da western, i reati ci sono'

"Un sindaco condannato per decine di reati va portato in processione sull’altare?"

La pesante condanna inflitta all’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano continua a far discutere. A spiegare le motivazioni di una tale pena è Luigi D’Alessio, procuratore di Locri: “Lucano ricorda un bandito da western. Idealista, improvvisamente issato su un piedistallo, ubriacato da un ruolo più grande di lui, inconsapevole della gravità dei suoi comportamenti”.

Il processo è basato su carte e fatture false difficilmente controvertibili, non su testimoni più o meno credibili. Un sindaco condannato per decine di reati va portato in processione sull’altare?”, ha detto a La Stampa D’Alessio, che riconosce a Lucano però “una mirabile idea di accoglienza, seppur riservata ai pochi eletti che avevano occupato le case”, a dispetto della norma che prevedeva un avvicendamento periodico dei migranti.

 

D’Alessio evidenzia altri lati oscuri del modello Riace. “Non ho mai visto tanti migranti manifestare in suo favore. Tutto era organizzato per favorire varie cooperative locali, creare clientele, accumulare ricchezze, beneficiare di indotti elettorali.

Nella sede di una cooperativa avevamo trovato una cassaforte nascosta e svuotata, non credo per custodire la merenda. C’erano abbondanti somme distratte. Soprattutto ai migranti, che erano vittime dei reati di Lucano e non certo beneficiari. Questo è il grande equivoco da cui la sinistra non riesce a liberarsi”.