Processo ‘Nuova Narcos Europea’: 8 condanne e 5 assoluzioni nel troncone ordinario
Il Tribunale di Palmi chiude il primo grado per i presunti affiliati alla cosca Molè. Pene fino a 21 anni per associazione mafiosa, estorsioni ed altri reati
17 Ottobre 2025 - 17:20 | Comunicato Stampa

Si è concluso oggi con otto condanne e cinque assoluzioni il troncone in rito ordinario del processo “Nuova Narcos Europea”, scaturito dall’omonima operazione che nel novembre 2021 aveva portato all’arresto di numerosi presunti esponenti della cosca Molè di Gioia Tauro.
Il Tribunale collegiale di Palmi ha condannato Antonio Albanese alla pena di 21 anni di reclusione, Ippolito Mazzitelli alla pena di 13 anni, Giuseppe Dangeli alla pena di 12 anni, Giuseppe Maria Baratta e Antonio Salerni alla pena di 10 anni e 6 mesi, Giuseppe Ficarra e Teresa Salerni alla pena di 7 anni.
Assolti da tutti i capi d’imputazione Ernesto Madaffari (difeso dagli Avv.ti Salvatore Staiano, Guido Contestabile e Gianfranco Giunta), Carmelina Albanese (difesa dagli Avv.ti Gianfranco Giunta e Salvatore Staiano), Gesuele Longordo (difeso dall’avvocato Francesco Formica), Vincenzo Latino (difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Giovanni Piccolo) e Daniele Ficarra (assistito dall’avvocato Davide Vigna).
Le accuse e l’indagine
L’operazione “Nuova Narcos Europea”, coordinata dalla DDA di Reggio Calabria ed eseguita dalla Squadra Mobile, aveva ricostruito quello che gli inquirenti definivano un vasto sistema criminale gestito dalla cosca Molè, ritenuta ancora pienamente operativa nonostante precedenti operazioni di polizia e scissioni interne.
Le indagini, durate due anni, avevano documentato un traffico internazionale di stupefacenti con il sequestro di una tonnellata di cocaina proveniente dal Sud America via Spagna, e una rete di estorsioni estesa dal mercato ittico di Gioia Tauro fino a Lombardia e Toscana.
Elemento particolare dell’inchiesta, l’ipotesi investigativa secondo cui la cosca avrebbe utilizzato sommozzatori specializzati per recuperare carichi di droga in mare presso il porto gioiese.
L’operazione aveva portato al sequestro di circa tre milioni di euro e aveva evidenziato, secondo l’accusa, il ruolo delle nuove generazioni del casato mafioso nel combinare metodi tradizionali e tecnologie moderne per il controllo del territorio.