Caso brogli, l’aula Battaglia trasformata in stadio. Il centrodestra provoca, la maggioranza risponde – FOTO

Durante la seduta interviene la Polizia. Pazzano insiste sulla Commissione d’indagine. Neri: ‘rivendicazioni di matrice elettorale”

Consiglio Comunale (2)

Era passato poco più di un’ora dall’inizio del Consiglio. Si era iscritto a parlare Saverio Pazzano che però non è riuscito ad iniziare il proprio intervento. L’azzurro Federico Milia infatti, dopo aver abbandonato la sua postazione, comincia a srotolare uno striscione di carta con su scritto “Sindaco dimettiti, subito elezioni”.

In sottofondo si sente riecheggiare la voce del presidente del Consiglio Enzo Marra che invita la polizia municipale ad intervenire. Ma il centrodestra si è organizzato bene per la messa in scena della provocazione. E infatti l’altro forzista, Antonino Caridi, si mette in mezzo tra l’opposizione e la Polizia municipale che tarda ad intervenire. Ma la minoranza non aveva previsto che dall’altra “curva”, quella della maggioranza, qualcuno avrebbe potuto scavalcare la recinzione per mettere fine a quell’affronto. Così la Svolta e la carica la suona il consigliere Massimiliano Merenda che invade il campo e strappa letteralmente dalle mani di Milia lo striscione incriminato.

“È un atto gravissimo” grida intanto Armando Neri dai banchi della maggioranza, denunciando l’azione ostruzionistica di Caridi.
L’opposizione però non ci sta. Minicuci è convinto che “non c’è democrazia” in aula, mentre Neri rincara la dose: “Non avete rispetto dei cittadini, mancate di rispetto a chi vi ha eletto”.

Marra prova a far rinsavire tutti:

“Consiglieri la città vi sta guardando, diamo il buon esempio”.

Ma intanto buona parte dell’opposizione ha abbandonato l’aula – rimangono solo Saverio Anghelone e Guido Rulli – per farne ritorno qualche minuto dopo.

Intanto Marra avvisava i consiglieri che si farà ricorso al Var, e quindi alle immagini, per capire cosa realmente sia successo e per stabilire i conseguenti provvedimenti.

Serve la Commissione d’indagine

La situazione ora è sotto controllo. Pazzano rimasto immobile al suo posto dà fiato al microfono parlando di un deja-vu – anche nell’ultimo Consiglio del 30 dicembre la minoranza di centrodestra abbandonò l’aula – ponendo la parola fine all’episodio con un lapidario commento:

“Questa dinamica serve a chiarire in maniera luminosa il fatto che non si può far finta che il problema non esista. Sono d’accordo con le riflessioni dei colleghi di maggioranza, ma il covid non può essere l’alibi per non affrontare altri problemi che sono estremamente significativi nel tessuto cittadino. Credo che un problema non può annullare l’altro. Anzi con la stessa attenzione dobbiamo anche parlare di una questione che è un nervo scoperto all’interno della città”.

Da lì Pazzano torna alla carica per chiedere l’istituzione di una Commissione d’indagine sulla vicenda dei brogli elettorali. L’esponente de La Strada sa di non avere i voti per approvare la proposta (servono 1/5 dei consiglieri comunali), ma si dice convinto che la Commissione controllo e garanzia pur avendone gli strumenti non può occuparsene.

Pazzano parla di “instabilità democratica” sottolineando che rispetto alla vicenda “parte lesa è l’intero Consiglio”. Invoca quindi una “risposta di trasparenza, con uno strumento che il Regolamento consente”.

“Non è casa vostra”

Solo dopo la conclusione dell’intervento di Pazzano il centrodestra riprende il proprio posto. Neri grida vergogna e chiede un formale accertamento di ciò che è successo:

“Questa non è casa vostra, non potete rientrare a piacimento e chiedere pure la parola. Sono allibito. Questa è la casa dei cittadini. Sono esterrefatto e mortificato. Rivedremo le immagini”.

Neri prosegue la sua arringa condannando il gesto e la provocazione delle dimissioni – “è solo uno spreco di carta gettato lì sul tavolo, qui non c’è nessuna firma, nessuno si è dimesso” dice – e rimproverando all’altra minoranza, quella legata ad Angela Marcianò, di non essere in aula a difendere le proprie idee dopo aver messo in campo una “politica aggressiva” nei confronti della maggioranza.

L’esponente di Reset infine etichetta l’agire del centrodestra alla stregua di “rivincite personali di matrice elettoralistiche”