Coronavirus, parola all'esperta: 'Il vaccino esiste. E' un mix di conoscenza, responsabilità e solidarietà'

Le parole della Psicologa Maria Laura Falduto

Parlo da Psicologa ma prima ancora da cittadina Italiana.

L’emergenza che affronta il nostro Paese esiste, la situazione è difficile e non va sottovalutata, ma in questo momento più che mai è necessario creare un cordone di solidarietà, di rispetto e co-responsabilità gli uni con gli altri, NON DI ODIO E VIOLENZA!

AIUTIAMOCI RECIPROCAMENTE A RISPETTARE LE REGOLE

Il piu pericoloso virus mentale di tutti i tempi si chiama odio e scatta proprio come difesa dall’angoscia di morte.

Non dimentichiamoci che esiste un linguaggio oggettivo della paura legato ai dati allarmanti che quotidianamente apprendiamo, ma esiste anche un linguaggio soggettivo della paura, quella trama di significati e motivazioni squisitamente personali che diamo alla paura e che hanno a che fare con la propria storia.

Quindi sentirsi in pericolo, agitati, particolarmente sensibili e anche infastiditi riguardo le violazioni altrui delle disposizioni, è più che comprensibile perché questo ci espone “singolarmente” ad un sentimento di impotenza, il proprio, cui forse non siamo preparati…

Ma proiettare e spostare sull’ altro con violenza e rabbia, le paure personali legate al proprio singolare vissuto, i propri fantasmi interiori, i sentito dire/sentito letto, divulgare informazioni non ufficiali ecc. apre le porte al panico generalizzato di massa, panico che per definizione è un’esasperazione della paura, che ci fa perdere il contatto con la realtà, ci spinge a comportamenti spesso immotivati, irrazionali e ci fa sprofondare nell’ angoscia.

NON CI SERVE QUESTO!
ABBIAMO BISOGNO DI RIMANERE UNITI, LUCIDI E SERENI

Dobbiamo fare lo sforzo di considerare il fenomeno in modo collettivo e non personale, aiutando gli altri nella comunicazione e nella diffusione delle giuste informazioni, riscopriamo la capacità di riconoscere e contenere le angosce attraverso un senso di  responsabilità umanizzante attiva e condivisa, di una solidarietà civile e collettiva. Solo questo aumenta la capacità di protezione della collettività e di ciascuno di noi.

E’ comprensibile sentirsi vulnerabili e fragili: ormai da molti giorni siamo esposti e ci esponiamo a questa pesante forma di stress, dobbiamo modificare le nostre abitudini quotidiane, limitare la vita sociale ed essere rigorosamente fedeli alle indicazioni ufficiali, questo ha delle ricadute importanti sul nostro sistema psico-fisico: accade che quando percepiamo di non avere le cose “sotto controllo”, il nostro sistema di allerta si accende, andiamo così alla ricerca spasmodica di informazioni, a volte distorte, che possano placare la nostra ansia.

Assistiamo così  movimenti difensivi assolutamente normali e naturali, tesi a sedare la paura e l’ansia,  come la FUGA e l’ EVITAMENTO/NEGAZIONE. Ma quando queste difese non sono sufficienti a contenere la paura, perché questa si espande, come il virus, rapidamente e in modo incontrollato e indifferenziato, galoppa imperante l’angoscia.

Dobbiamo quindi agire su questi due aspetti:

  1. Evitare la “fuga impanicata” che aumenta il rischio di contagio (unico elemento su cui poter lavorare per arginare la diffusione);
  2. Aumentare la consapevolezza riguardo le poche e semplici regole che prevengono la possibilità di contagio (sono quelle, ormai ampiamente conosciute, emanate dal Ministero della Salute e dall’ Ist. Superiore di Sanità).

CONTRO IL PANICO EVITIAMO I FENOMENI DI MASSA!

Ce lo diceva anche Freud in Psicologia delle Masse e Analisi dell’Io (1921): nelle masse “l’irreale ha costantemente la precedenza sul reale, soggiacciono all’influsso di ciò che non è vero quasi altrettanto che a quello di ciò che è vero (…). La massa è straordinariamente influenzabile e credula, è acritica, per essa non esiste l’inverosimile”.

Questa influenzabilità mette a dura prova la nostra identità e ci fa fare i conti con il sentimento di impotenza: siamo più abituati all’ euforia della massa, spesso drammatica e violenta, legata all’ identificazione verso un ideale, una passione, un colore politico, un credo religioso ecc., La propria identità ha cioè la possibilità, attraverso il gruppo, di esprimersi e di sentire forte un senso di appartenenza comune. Ci si sente contenuti nelle proprie ansie, arginati e indirizzati dal gruppo in una sorta di edulcorata regressione pre edipica di onnipotenza.

Con il panico assistiamo al processo inverso: il panico nelle masse ci espone al sentimento di impotenza, assistiamo cioè allo sgretolamento di quegli argini che contenevano l’identità, allo smarrimento e alla confusione, all’evaporazione delle certezze, improvvisamente l’amico diventa il possibile nemico, chi mi sta a fianco l’untore, il vicino l’intruso, veniamo a contatto cioè la parte “estranea” che alberga in noi stessi e che proiettiamo all’esterno  sull’altro.

TRANQUILLIZZIAMO I BAMBINI

Uno sguardo attento ai più piccoli: anche qui pochi ma essenziali consigli per parlare di Coronavirus (ma non solo). Ad ogni età il bambino matura diversi strumenti per leggere ed interpretare la realtà ma la forma comunicativa principale, valida dalla nascita e per il resto della vita è senza alcun dubbio quella emotiva.
Quindi  facciamo attenzione a “cosa” diciamo ma soprattutto a “come” lo diciamo: possiamo invitare il bambino per esempio alla calma con un atteggiamento emotivo carico di tensione e preoccupazione, questo viene percepito e assorbito dalle antenne sensibilissime del bambino e, in base a questi rimandi, egli sarà abile nel confrontare una “verità” con una “non verità”.

Proviamo allora a dire la verità ai bambini con un linguaggio chiaro e comprensibile, semplice. Aiutiamoci con degli esempi, giochi e metafore il tutto accompagnato da uno stato emotivo quanto più disteso e meno agitato possibile.

Eviteremo così di trasmettere paure le cui motivazioni sono incomprensibili ai bambini (e spesso anche agli adulti).

DIAMO VOCE AL NOSTRO SENSO COMUNITARIO NON ALLA RABBIA, TRASFORMIAMO LA PAURA IN AZIONI CONCRETE E, COME GLI ANELLI DI UN LUNGA CATENA, SUPEREREMO QUESTA DIFFICOLTÀ

Di seguito riporto

3 TRE BUONE PRATICHE per affrontare il coronavirus emanate dal nostro CNOP- Consiglio Nazionale Ordine Psicologi.

Il Vademecum completo è consultabile dal sito dell’ Ordine stesso.

  1. Evitate la ricerca compulsiva di informazioni
  2. Usare e diffondere solo fonti informative ufficiali e affidabili :
    – Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus
    – Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/
  3. Considerare il fenomeno in modo collettivo e non personale.
    Il Coronavirus non è un fenomeno che ci riguarda individualmente. I media producono una informazione che può produrre effetti distorsivi perché focalizzata su notizie in rapida e inquietante sequenza sui singoli casi piuttosto che sui dati complessivi e oggettivi del fenomeno. E’ importante tener conto di questo effetto.

In Conclusione: riduci la sovraesposizione alle informazioni dei media. Una volta acquisite le informazioni di base su che cosa succede e che cosa fare, è sufficiente verificare gli aggiornamenti sulle fonti affidabili sopra indicate. Si hanno così tutte le informazioni necessarie per proteggersi, senza farsi sommergere da un flusso ininterrotto di “allarmi ansiogeni”.

E per ultimo, ma non per importanza, non avere paura di chiedere AIUTO.