Coronavirus e informazione, Labate: 'Soglia di attenzione ancora alta. Rimaniamo chiusi dentro' - VIDEO

E' una delle voci più fresche e autorevoli del panorama giornalistico italiano.

“Io credo esista un filo invisibile che ti lega per sempre alla terra in cui sei nato”.

Non è una citazione, ma le parole del giornalista Tommaso Labate ai microfoni di CityNow. Nato a Cosenza, reggino d’adozione, vive da 20 anni a Roma. “Calabrese sempre e per sempre” ad una nostra intervista di qualche anno fa e Tommaso lo pensa ancora. Lo si intuisce dalle parole colme di affetto nei confronti della terra che gli ha dato le radici.

“La privazione per me non è non poter condurre la vita di prima, ma non poter tornare a casa, a Marina di Gioiosa. Lì ho gli affetti più cari. Sono fermamente convinto che quanto tu riesci a rimanere legato radici definisce chi sei.

Nella mia rubrica per ‘Io donna’ ho confessato, qualche tempo fa, di provare un moto di stranezza per tutti quelli che si trasferiscono e in due settimane assorbono tutto ciò del luogo in cui vivono. Io abito a roma da 20 anni e non ho mai detto ‘daje'”.

Con le sue parole il giornalista del Corriere della Sera sfata un mito ben noto sia a terroni che polentoni.

“Per essere chiari prendo in prestito l’inglese. Ci sono due modi per dire quasi la stessa cosa: uno è ‘home’ casa tua, l’altro è ‘house’, la casa in cui abiti. Ecco per me la Calabria è sempre stata ‘home’. Le radici sono qualcosa di unico, non puoi deciderle di piantarle qua e la”.

CORONAVIRUS

Oltre la ‘calabresità’ c’è molto di più. Ai nostri microfoni, Tommaso Labate parla anche, e soprattutto, di Coronavirus. È il tema del momento e, sfortunatamente, lo rimarrà ancora per un pò.

“Spesso diciamo che non facciamo mai tesoro della storia. In realtà, adesso, ciò che possiamo fare è apprendere da 1 mese e mezzo di cronaca. Credo che l’Italia si sia comportata bene durante questa emergenza. Se non avessimo adottato misure drastiche, se avessimo ‘lasciato correre’ come hanno fatto altri paesi UE, oggi i morti sarebbero molti di più.

Adesso, però, non dobbiamo dare nulla per scontato. La soglia di attenzione deve rimanere alta, a mio parere non c’è niente di più triste della disattenzione. Omero nell’Odissea raccontava sempre di trovarsi a 10 minuti da Itaca quando puntualmente faceva qualche stronzata. La differenza tra noi e lui? Quello era un libro, questa è la nostra vita.

Sento tanti dire “usciamo, basta con le prescrizioni”, ma è esattamente l’opposto. Dobbiamo stare, ancora, chiusi dentro, siamo nella fase 1 e la 2 è lontana”.

GOVERNO

A proposito del comportamento del Governo nazionale, durante l’emergenza epidemiologica, Labate spiega:

“Pensavo fossero stati un pò precipitosi nelle scelte. Affidandomi a quanto divulgato inizialmente pensavo si trattasse di una ‘semplice influenza’. Ad oggi, non lo penso più. L’Italia aveva ragione a differenza di tutti gli altri ed ora che quasi tutti sono pronti a ‘riaprire’ non mi domando più “Perchè noi no?” confido nel fatto che l’ultima volta avevamo ragione, quindi perchè questa no?

In questo momento, non credo esista persona al mondo che vorrebbe prendere il posto di Conte. Tutti vorremmo vedere i negozi, gli uffici, le fabbriche riaperte ma non si tratta della riforma delle pensioni che può essere appoggiata o meno da un partito, si tratta delle vite di milioni di persone. Se il lockdown non è ancora terminato c’è un motivo e quel motivo è la prudenza.

Credo che, in questo momento, tutti noi stampa, cittadini, istituzioni pretendiamo risposte certe dalla scienza, ma queste, ancora, non ci possono essere fornite perchè si tratta di qualcosa mai visto prima.

Penso anche che la rapidità con cui ha agito il Governo è ciò che ha evitato di vedere morti sulle spiagge di Calabria, Basilicata, Sicilia, Puglia, tutte quelle regioni dove la sanità è più in difficoltà. Ci sono state sicuramente delle falle nel sistema, ma ha funzionato”.

SANITÀ

Il giornalista calabrese ha tanto da dire anche sulla situazione della sanità al sud:

“La colpa è nostra. Abbiamo voltato la testa dall’altra parte. Gli ospedali di casa nostra sono finiti in miseria, mal gestiti e morti, adesso servono solo per curare la disoccupazione degli amici degli amici. Non siamo stati intransigenti e questo è il risultato.

A proposito del medico che ha curato Boris Johnson e dell’orgoglio ostentato in questi giorni io dico invece che questa cosa mi fa arrabbiare. Lo abbiamo formato noi e con noi sarebbe dovuto rimanere. Invece abbiamo solo un altro esempio di cervello in fuga. Dovremmo preoccuparci di più dell’ospedale di Locri, e tenerci stretti i nosocomi a noi vicini, prendercene cura”.

DECRETO LIQUIDITÀ

Tommaso Labate, durante l’intervista in diretta a CityNow, fa anche un breve passaggio sul dpcm approvato dal Governo per il sostegno alle imprese:

“I 400 miliardi sono una specie di mega Findomestic. Per questo motivo è fondamentale trovare un compromesso con gli altri paesi, altrimenti l’Europa è finita.

Dopo questa emergenza ci saranno purtroppo dei nuovi ‘rassegnati‘ – afferma ricordando il titolo del suo libro. Tanti sentiranno sulla pelle i graffi di questo triste periodo. Io però credo che la crisi rappresenti anche un’opportunità di rivalsa. E sono convinta che la forza che serve all’Italia per rialzarsi verrà dalla generazione degli anni ’70-’80. Risolleveranno il paese così come padri e nonni hanno fatto nel dopoguerra”.

MENTANA – CONTE

Infine, immancabile una domanda sulla vicenda Conte, Salvini, Meloni che, in questi giorni, ha infiammato la stampa e tutta la Penisola.

“Ragazzi, io sono sempre d’accordo con Mentana, anche quando non sono d’accordo. Figuriamoci quando lo sono davvero”.

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