Covid-19 e crisi, la ricetta degli economisti Gatto e Del Pozzo

L'incontro è stato promosso dal Rotary Reggio Calabria

Un interessante “caminetto” in materia economica è stato promosso dal Rotary Reggio Calabria sul tema della liquidità e degli aiuti pubblici per la ripartenza delle imprese nello scenario post-covid.

Protagonista dell’iniziativa del club service è stato il professor Antonio Del Pozzo, ordinario di Contabilità e bilancio presso l’Università di Messina e membro dell’Accademia italiana di economia aziendale, introdotto dall’economista e past president del Rotary Reggio Calabria, professor Antonino Gatto.

Nel suo intervento di apertura, Gatto ha sottolineato “la fragilità del nostro modello di sviluppo messa in evidenza dalla pandemia da coronavirus. In un mondo della post-scarsità come quello in cui viviamo, infatti, puntare solo sull’incremento costante dei beni materiali non funziona più, perché sono limitate le risorse della Terra. Occorre riconoscere altrettanto valore ai beni legati ai rapporti, alla conoscenza, all’accesso più che al possesso”.

L’auspicio dell’economista rotariano è quello della “definizione di un nuovo contratto sociale, che attenui comportamenti individualisti esasperati e metta i mercati al servizio delle persone”.

Il rovescio della medaglia, ad avviso di Antonino Gatto, è che “la pandemia sta creando le condizioni per il ‘ritorno a casa’ di parte di molte produzioni prima delocalizzate in Asia alla ricerca di minori costi, con la prospettiva di una globalizzazione su base regionale di cui potrebbe avvantaggiarsi il settore manifatturiero italiano. Ciò richiede, tuttavia, una politica industriale che comporta investimenti in ricerca scientifica, innovazione tecnologica, tecnologie dell’informazione e capitale umano”.

Il professor Del Pozzo ha evidenziato “il calo senza precedenti (un vero “cigno nero”) del prodotto interno lordo innestato sia dal lockdown che dalla paura del contagio, con alcuni settori, quelli a maggiore occupazione al Sud, con contrazioni del fatturato anche oltre il 70%: turismo, ristorazione, bar, abbigliamento. A catena, ciò ha comportato un costo in termini di maggiori uscite o di minori entrate per lo Stato di circa 70 miliardi di euro al mese. Il rischio, in questa situazione, è che molte imprese non riaprano, vengano abbandonate dai proprietari”.

Le misure fin qui attivate dallo Stato, ha spiegato Del Pozzo, “non hanno ancora raggiunto gli effetti sperati in quanto si sono frapposte difficoltà tecniche” e “complessità del sistema bancario. La vera urgenza – ha aggiunto – è costituita dalla riduzione della domanda di beni e servizi, il vero carburante della fiducia. Si è determinata una situazione tipica della cosiddetta ‘trappola della liquidità di Keynes’: gli imprenditori non investono perché la globalizzazione ha ridotto i profitti; i consumatori tengono i soldi in banca per paura del futuro. Difficilmente si potrà recuperare fiducia imprenditoriale senza aumentare la spesa per investimenti in opere pubbliche”.

Inoltre “sarà anche indispensabile agire sulla competitività delle imprese riducendo la tassazione per le imprese individuali, semplificando la normativa sugli appalti, riducendo i contributi sociali e il cuneo fiscale sui costi del lavoro”.

In questo scenario, “la collettività deve dare il suo contributo perché è impensabile che debba essere l’Unione Europea a dovere stabilire in cosa investire. Occorrerà cambiare il contesto culturale e fare interagire fra loro le istituzioni per individuare gli investimenti indispensabili in una economia moderna per raggiungere benessere economico e sociale”.

Tra le priorità indicate dall’economista dell’Università di Messina, “un piano di digitalizzazione, il recupero dei validi project financing degli enti locali, un’economia green e un investimento sui giovani e sulla loro voglia di fare impresa”.