Crisi al Comune e nuova giunta, giù la maschera. Faccia a faccia Falcomatà-Irto

Freddezza e tensioni dominano la vigilia. Si decide il destino dell'amministrazione comunale tra silenzi strategici e un'intesa da trovare

“Decisamente più sorprendente e clamoroso invece quello che sembra emergere ‘annusando’ l’aria attorno a Falcomatà. Secondo quanto raccolto, il sindaco starebbe seriamente pensando ad una giunta completamente nuova, composta soltanto da esterni. 

Una scelta, se davvero attuata, destinata giocoforza a sconquassare gli equilibri interni all’attuale maggioranza e creare una spaccatura profonda con gli assessori silurati.

Menzione a parte invece per il sindaco f.f. Paolo Brunetti, l’unico che Falcomatà vorrebbe salvare. Proprio a Brunetti però sono legati i dubbi del Pd, non in riferimento alle capacità del sindaco f.f. ma alla volontà dei dem di affermare una linea da ‘la legge è uguale per tutti’. Non piace al Pd l’ipotesi del ‘tutti a casa meno uno’ che Falcomatà starebbe avanzando in queste settimane”.

Questo quanto si riportava (in sintesi) su queste pagine lo scorso 25 settembre, ovvero un mese prima della sentenza di Cassazione del Processo Miramare e quasi tre mesi fa alla data di oggi. A rileggerle oggi, non si sa bene se sorridere o piangere, di certo si tratta di un qualcosa di tragicomico. Le sensazioni sono agli antipodi ma entrambe comprensibili, considerato che al 14 dicembre la situazione (e le posizioni) sono rimaste incredibilmente identiche.

Va da sè dunque che l’incontro previsto per domani, e se anche non definitivo dovrà comunque indicare la rotta da seguire per non andare definitivamente a sbattere, doveva essere organizzato due mesi prima, o almeno nei giorni successivi alla sentenza di assoluzione del sindaco Falcomatà. Così non è stato, e in un crescendo rossiniano di tensioni, scintille, freddezza e nervosismi, si è arrivati all’inevitabile epilogo dell’ultimo consiglio comunale, con il Pd (assieme ai Democratici e Progressisti) che hanno scelto di disertare la seduta.

Lo strappo dem rappresenta il “big bang”, il momento di reset di ogni dialogo e interlocuzione tra le parti. E da quel momento nulla si è mosso, con una distanza siderale che si è cristallizzata. In quest’ottica va letta la totale assenza di comunicazione in questi giorni, con anche la giunta che si è tenuta ieri in modo ‘monco’, con l’assenza non soltanto del sindaco Falcomatà ma anche di parte dell’esecutivo. “Se dovevamo essere soltanto questi, era meglio non farla ed è meglio non organizzarne altre sino a quando non si chiarirà la situazione”, il pensiero di un esponente di maggioranza.

Partita a scacchi, quale la mossa decisiva?

Falcomatà ha scelto la via del silenzio, mossa strategica e di low profile diametralmente opposta rispetto alla via rumorosa del Pd, con la clamorosa assenza dall’ultimo consiglio comunale. Anche il primo cittadino, come era ovvio, alla vigilia dell’ultima seduta all’interno dell’Aula Battaglia aveva annusato nell’aria l’eventualità che il Pd non partecipasse al consiglio comunale, ma ha voluto non crederci sino a quando non è diventato realtà.

Non si trattava soltanto di una minaccia, ma di una scelta meditata e condivisa da tutto il partito a livello locale (eccezion fatta per il segretario provinciale Morabito, all’oscuro di tutto) per mandare un chiaro segnale al sindaco Falcomatà: “Il numero di postazioni e i nomi degli assessori del Pd li decidiamo noi”, la sintesi dell’arco scoccato dal Pd al primo cittadino.

Le posizioni sono chiare e saranno nuovamente esplicitate nell’incontro fissato, secondo quanto raccolto, per il primo pomeriggio di domani. Da un lato il Pd chiede la ‘tutela degli eletti’, e quindi la conferma degli attuali assessori, dall’altro Falcomatà ha ribadito anche nell’ultima riunione interpartitica (per bocca del fedelissimo Giovanni Muraca) la volontà di azzerare l’esecutivo, preservando per continuità amministrativa il vice sindaco Paolo Brunetti. Una posizione suo malgrado scomoda e centrale quella dell’ex f.f., che nell’incontro di domani sarà inevitabilmente vagliata.

Poltrone in secondo piano: Reggio non può più attendere

Da queste posizioni si partirà domani, con l’atteso faccia a faccia tra Falcomatà e Irto che finalmente stavolta dovrebbe verificarsi, dopo che in una mezza dozzina di circostanze nelle ultime settimane l’eventualità era stata prima ipotizzata e successivamente svanita. L’incontro tra i due maggiori esponenti del Pd in città, quantomai necessario, servirà per capire se sarà possibile o meno trovare l’intesa sulla via da seguire.

Sul numero di postazioni invece l’accordo sembra molto più facile da trovare, con il compromesso a metà strada (e quindi 3 caselle) tra la conferma dei 4 posti chiesta dal Pd e la proposta di 2 sole poltrone di Falcomatà. I panni sporchi si lavano in casa, secondo quanto raccolto nessuna volontà ambo le parti di ‘chiamare Roma’ per tirare la corda in un senso o nell’altro, con i vertici del Pd che sarebbero tutt’altro che intenzionati ad intervenire sulla vicenda.

Discorso completamente diverso invece è la comprensibile volontà di vigilare ed osservare da lontano quanto sta accadendo, con la speranza che non si arrivi ad un definitivo muro contro muro che a quel punto richiederebbe un intervento dalla Capitale. Anche in occasione dell’evento Anci organizzato ieri a Catanzaro, Falcomatà si sarebbe confrontato con il sindaco di Bari (ed esponente dem) Antonio Decaro, ricevendo rassicurazioni e un ottimismo di fondo sull’intesa da trovare con i dirigenti locali in riva allo Stretto.

Di sicuro, è arrivato il momento di deporre le armi, non tanto per il bene della maggioranza e dell’amministrazione Falcomatà (che in caso di fumata nera alla riunione di domani rischierebbe seriamente di andare in frantumi) ma anche e soprattutto per il bene di Reggio Calabria, che non può assolutamente permettersi il protrarsi di un simile teatrino, alla base dello stallo della macchina amministrativa e probabilmente complice di buchi clamorosi ed evitabili come i ritardi e il caos sugli eventi natalizi in città.

Al di là delle (reali) dialettiche sui temi e i progetti di rilancio della città o dei profili da inserire all’interno della nuova giunta, non è un mistero che nell’intrigo-telenovela ci siano sguardi sul futuro, ipotesi post-elezioni europee e aspirazioni personali da portare avanti. Fattori, rispettabili o meno, che hanno sempre fatto parte e che continueranno a dominare il mondo della politica.

Ma che domani, almeno per una volta, dovranno passare in secondo piano per evitare di mortificare ulteriormente una città già a pezzi, stanca, e che fatica maledettamente a rialzarsi…