'Dante Alighieri', Morabito (Cosa Pubblica): 'Comune e MetroCity si sveglino'

"Obblighi disattesi. Dal consiglio comunale e metropolitano solo un imbarazzante silenzio"

“Finalmente, la difficile situazione economico-finanziaria dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” inizia a occupare il dibattito pubblico in città e in provincia.

L’Università è, infatti, un patrimonio non solo della città, ma della provincia e della regione tutta. Si deve alla tenacia del rettore Zumbo prima l’opportuno, reiterato richiamo agli Enti promotori all’adempimento dei loro obblighi finanziari a lungo disattesi, nelle sedi di governo dell’Università in cui essi siedono, poi l’informazione alla cittadinanza, attraverso un’intervista alla stampa.

Comune, Città Metropolitana e Camera di Commercio sono, infatti, soci promotori dell’Università e per questo obbligati a finanziarne il funzionamento ordinario. Ma hanno anche compiti di gestione, dato che siedono, mediante loro rappresentanti, nel Consiglio d’Amministrazione”.

Per l’Associazione “La Cosa Pubblica”, il coordinatore, Stefano Morabito analizza la delicata situazione dell’università Dante Alighieri.

“Solo negli ultimi giorni, la Città Metropolitana, attraverso una nota del Sindaco f.f. Versace, ha rotto il silenzio che ancora mantengono Comune e Camera di Commercio. Immutata rimane, invece, l’inerzia di tutti, Provincia compresa.

L’ultimo pagamento da parte del Comune risale all’epoca dei commissari prefettizi: con la gestione Falcomatà, nessuna contribuzione è stata più corrisposta, a fronte di un contributo storico che, portato da Italo Falcomatà a 100mila euro, si era mantenuto fino al 2010.

Analogamente, da anni non ottempera ai suoi obblighi Camera di Commercio, mentre le ultime quote versate dalla Provincia sono state di 85 mila nel 2014 e di 100 mila per il 2015.

Anche la Regione Calabria, riconoscendo l’importanza strategica dell’Università, con la legge 32 del 1° dicembre 1988, ha stabilito un finanziamento annuale in lire di 300 milioni, arrivati a 1 miliardo nel 2001 e a 600mila euro dieci anni dopo. Persino questa cifra è stata progressivamente ridotta a 100 mila euro.

Tutto ciò, mentre negli anni l’Ateneo ha compiuto un poderoso sforzo di sviluppo e la pandemia, che ha colpito più severamente i corsi per stranieri, le cui iscrizioni si sono azzerate per due anni, avrebbe richiesto semmai (ad Enti lungimiranti) di moltiplicare gli sforzi.

A chi giova questa drammatica indifferenza al presente e al futuro di un ateneo che mantiene una specificità straordinaria? Non solo, infatti è la terza Università per Stranieri in ambito nazionale, contribuendo con ciò alla diffusione della lingua e cultura italiane nel mondo, ma ha attratto, nel tempo, decine di migliaia di studenti provenienti da ogni area del mondo, con permanenze minime di un mese nella nostra città, aiutandone l’economia e impreziosendo l’ambiente sociale.

Diverse sono, infatti, le professionalità che dopo avere studiato alla Dante hanno deciso di stabilirsi a Reggio. Valga, come esempio fra molti, il fatto che l’albo dei traduttori del nostro Tribunale, essenziali per il funzionamento della giustizia, è in gran parte rappresentato da professionisti formatisi nei corsi di Italiano e di Laurea della “Dante Alighieri”.

Tutto ciò, per tacere dell’ovvia funzione di promozione del territorio: le migliaia di ex alunni stranieri della Dante sono un testimonial delle bellezze del nostro territorio spesso assai più efficace e duraturo delle costose e sfortunate campagne di marketing messe in campo dai nostri enti locali.

 

Pur essendo un piccolo ateneo non statale, sono molti i suoi punti di forza: la percentuale di studenti stranieri iscritti ai corsi di laurea è, in proporzione, assai superiore a quello delle altre università calabresi. Gli studenti di dottorato che svolgono un periodo di ricerca all’estero sono il 68%, contro il 9% dei dottorandi delle statali calabresi e il 10% della media nazionale (la media per le non statali è del 5,1%).

Anche il Ministero, nell’ultima procedura di valutazione, attribuisce ai corsi di laurea della Dante il giudizio di “soddisfacente”, con un punteggio esattamente corrispondente a quello assegnato alla Mediterranea.

Ancora più significativo è che la media delle tasse annuali per i suoi Corsi di Laurea è, mediamente, di 627 euro, contro i 1007 euro delle statali calabresi, i 1440 della media nazionale e i 4.674 euro delle private. L’Università per Stranieri, dunque, rappresenta anche un fondamentale strumento di promozione sociale per studenti appartenenti, mediamente, alle fasce economicamente meno avvantaggiate.

Di fronte a queste potenzialità, quindi, cosa motiva la strategia degli enti locali di lasciare languire economicamente l’Università disattendendo i propri obblighi?

Se confrontiamo la contribuzione annua della Provincia nel 2014 (100 mila euro) con quella che la Città Metropolitana ha recentemente dato ai cinque giorni di festeggiamenti per la Madonna della Consolazione o con quella assicurata al Premio Rhegium Julii, otteniamo 23mila euro al giorno per la festa di settembre, 30mila per il premio letterario, 274 euro al giorno per l’Università. Una cifra evidentemente troppo alta, quest’ultima, che quindi hanno deciso di azzerare da anni.

Ciononostante, è apprezzabile la proposta del sindaco metropolitano di trasformare la Dante in un ateneo statale. Perché ciò sia possibile, tuttavia, è necessario assicurare il presente dell’Università, a partire dall’erogazione delle somme non corrisposte negli anni e dalla rideterminazione delle stesse.

Si sveglino quindi dal torpore e dall’incomprensibile inerzia mostrata finora quanti guidano Comune, Città Metropolitana e Camera di Commercio. Diano risposte fattive all’Università di cui sono promotori ma anche alla cittadinanza e ai settori produttivi che rappresentano.

Lo facciano anche, al più presto, il Consiglio Comunale e quello Metropolitano, avviando una discussione franca, approfondita e trasparente, invece di persistere nel loro imbarazzante silenzio”, conclude Morabito.