Consiglio regionale della Calabria: la maggioranza indica la data per il voto

Diciannove consiglieri regionali scrivono a Spirlì chiedendo di determinarsi. L’opposizione polemizza sull’ordine del giorno

Dopo sei ore, dall’orario della convocazione, il Consiglio regionale fatica ad entrare nel vivo, perdendosi in una lunga discussione – siamo ai preliminari – circa l’opportunità, da parte della maggioranza, di portare in aula un ordine del giorno molto nutrito (sono 21 i punti dopo l’ultimo aggiornamento di ieri notte) che esula dal dettato della Corte costituzionale che vuole il Consiglio regionale in regime di prorogatio e quindi con poteri limitati.

Una possibile data per le elezioni regionali in Calabria

Ma la maggioranza di centrodestra prima del Consiglio odierno con 19 firme ha inviato una lettera al Presidente facente funzioni Nino Spirlì, invitandolo ad indicare nel più breve tempo possibile la data per il voto. Data che deve essere la prima utile dopo i 90 giorni dalla presa che il Governo ha fissato per le nuove elezioni, Dunque, il centrodestra, andando avanti sulla strada del “voto subito” ha individuato nel 14 febbraio la data giusta per le nuove elezioni regionali.

Il presidente del Consiglio regionale, Mimmo Tallini, nel corso del dibattito apertosi nei preliminari chiede esplicitamente e provocatoriamente al centrosinistra di firmare la lettera indirizzata a Spirlì, dimostrando che si va verso la stessa direzione.

D’altra parte il centrodestra si dice convinto che l’unica preoccupazione dell’opposizione è quella di rinviare il più possibile le elezioni regionali, almeno fino a maggio.

Ma l’opposizione con il Pd in testa ha rispedito al mittente l’invito a firmare la lettera specificando con Nicola Irto che devono essere Spirlì e Tallini di concerto con il presidente della Corte di Appello ad indicare la data delle elezioni.

La polemica dell’ordine del giorno

In precedenza era stato Francesco Pitaro (Gruppo misto) ad ammonire che il Consiglio in regime di prorogatio può approvare soltanto atti indifferibili e urgenti, obiettando con i colleghi di opposizione che quasi tutti i punti all’ordine del giorno non rivestivano tali caratteristiche.

Tallini però non ci sta, sostenendo che si tratta di provvedimenti già in itinere e che fino alla presa d’atto della morte della Presidente quella del Consiglio è una “normale attività”. In questo sostenuto “in punta di diritto” da Peppe Neri (FdI).

“Il Governo dicendo di votare ad aprile ci vuole qui immobili fino al voto – ha detto poi Tallini – Noi non vogliamo scaldare le poltrone, altrimenti dimettiamoci e andiamo via”.

Carlo Guccione (Pd) chiede a Spirlì di tenere conto della pandemia nella decisione della data del voto. Per lui, però, l’ordine del giorno è “un assalto alla diligenza, deciso solo con la maggioranza, mettendo all’ultimo punto la presa d’atto, che andava fatto al primo consiglio successivo alla morte”.

E se Tassone parla di “proposte all’ordine del giorno dal sapore elettoralistico”, è Giuseppe Graziano ad accusare l’opposizione di stare facendo “caciara da campagna elettorale”.

La maggioranza non fa dietro front e la seduta continua.