Decreto Pnrr, Minasi risponde a Irto: 'Nessuna inadeguatezza. L'unico confuso è lui'

"Dalla maggioranza - ha spiegato l'esponente della Lega - nessuna inadeguatezza, ma solo il perseguimento degli interessi del Paese"

«Leggo le dichiarazioni dell’on. Irto che, con riferimento al Pnrr, giudica la discussione delle ultime settimane “inadeguata” e contesta quanto il Governo sostiene, ovvero la necessità di riformulare i relativi progetti. Per l’esponente Pd, infatti, ci si dovrebbe concentrare “esclusivamente per realizzare gli interventi programmati”, da cui la presentazione, da parte sua, di un emendamento, che è stato bocciato, per chiedere la stabilizzazione di circa 2000 lavoratori precari in tutta Italia, come “primo strategico tassello per accelerare la messa a terra delle risorse”.

Ebbene, per quanto la stabilizzazione dei precari sia sempre un intervento auspicabile, se in tema di Pnrr stabilizzare il numero di lavoratori indicato da Irto bastasse per poter centrare gli obiettivi inseriti nel Piano al momento della sua stipula, saremmo stati davvero tutti degli sciocchi a perdere tempo, in Commissione e poi in Aula, per elaborare, attraverso un lavoro intenso e alacre, le misure che abbiamo fin qui introdotto, perché appunto avremmo avuto a portata di mano una soluzione semplicissima: la sua».

La senatrice della Lega, Tilde Minasi, risponde con queste parole al commento delle scorse ore da parte del deputato Pd Nicola Irto sul decreto Pnrr.

Minasi replica a Irto sul decreto Pnrr

La senatrice prosegue:

«L’onorevole Irto dimostra innanzitutto di non ricordare che, come sottolineato anche dal Ministro Fitto due giorni fa in Senato, il Pnrr è stato elaborato prima della guerra in Ucraina, la quale ha comportato stravolgimenti notevoli che hanno necessariamente modificato le esigenze e le circostanze e reso evidentemente troppo ambiziosi tutta una serie di obiettivi, a questo punto da riprogrammare.

E dimostra anche – dice ancora Minasi – di strumentalizzare la vicenda, anziché preoccuparsi davvero degli interessi del Paese, come d’altronde è consuetudine fare tra gli esponenti della sinistra.

Voglio, infatti, ricordare al deputato che i fondi Pnrr che non verranno spesi torneranno indietro e li perderemo, con danno per noi tutti.

Ecco perché – sottolinea la Senatrice – il governo si è preoccupato innanzitutto di rendere realizzabili gli interventi, confrontandosi e discutendo il decreto con le Regioni, l’Anci, l’Upi, le autonomie locali e ottenendo il parere favorevole della Conferenza unificata, poi accogliendo emendamenti di ogni parte politica, senza pregiudizi ideologici, ma pensando solo al bene del Paese. E ha, quindi, introdotto modifiche che potessero accelerare e semplificare le procedure degli appalti, con riferimento per es. alle stazioni appaltanti, alle agevolazioni per gli enti locali sui contratti di sommistrazione lavoro, ad alcune misure per la stabilizzazione del personale, come quello delle unità di missione dei Ministeri, al piano della banda ultra larga, all’energia green e, soprattutto, ha collegato lo stesso Pnrr con la politica di coesione, adottando così una scelta strategica che ci consentirà senz’altro di usare finalmente appieno fondi preziosi, finora spesi soltanto per un bassissimo 34%».

Ma non è tutto, la Senatrice ricorda ancora di essere stata, lei stessa, prima firmataria di una serie di emendamenti che va proprio nella direzione di una velocizzazione degli interventi.

«Nessuna inadeguatezza, né confusione, dunque. Il provvedimento in discussione  – prosegue – non smantella nulla, ma semplicemente migliora il Piano e rende, appunto, concretamente raggiungibili gli obiettivi utili al rilancio dell’Italia.

L’unico confuso – afferma ancora Minasi – è, forse, proprio l’on. Irto.

Dispiace, anzi, vedere come, di fronte a uno strumento così importante “per costruire il futuro del Paese” – come lui stesso dice – anziché tendere, insieme, verso questo obiettivo che ci accomuna tutti, si cerchino scuse e appigli inconsistenti per avanzare critiche del tutto infondate.

Il mio invito – conclude – è, piuttosto, di abbandonare, almeno in questo caso, gli interessi di parte, per concentrarsi sulla sostanza delle cose e lavorare insieme per ciò che è realmente meglio per l’Italia e gli italiani».