Elezioni Regionali, Di Cesare(AVS): ‘Calabria diventi ponte di pace tra i popoli’

Donatella Di Cesare, candidata con AVS, racconta le radici familiari, il ruolo delle donne e la necessità di una nuova narrazione per la Calabria

Donatella Di Cesare

“La mia Calabria è anzitutto la Locride, uno dei territori più umiliati e stigmatizzati, di cui io invece vado fiera. Ho vissuto molta parte dell’infanzia e dell’adolescenza in una casa dietro la chiesa di Portosalvo a Siderno, che resta il punto di riferimento e d’incontro della mia famiglia”.

Inizia così il post sui canali social di Donatella Di Cesare, professoressa sidernese in cattedra alla “Sapenza” di Roma e candidata nelle liste AVS con Mimmo Lucano a sostegno di Pasquale Tridico nelle prossime elezioni regionali.

“Mia nonna Caterina Serafino, che in gioventù aveva fatto la calzolaia, veniva da una famiglia di Siderno Superiore, un paese oggi purtroppo molto spopolato. A parte qualche brevissimo viaggio non si è mai mossa. Mia madre Elvira La Torre ha visto invece molto presto nello studio la via dell’emancipazione. È stata tra le prime a laurearsi in matematica all’Università Messina. Voleva andare via dalla miseria, la fame, le malattie, che il fascismo e la guerra avevano aggravato. La mia Calabria sono queste due donne, che mi hanno educato e profondamente influenzato. Ma molto devo anche a mio nonno Francesco La Torre, falegname, anzi, ebanista, la cui vita fu contraddistinta dall’impegno politico. Tra i fondatori del Partito socialista in Calabria, guidò le lotte del biennio rosso nella Locride. Emigrò a Brooklyn – New York nel 1926 e quando, dopo alcuni anni, fece ritorno, non smise mai di impegnarsi a fianco dei più deboli – nel partito, ma anche nell’Eca, l’ente di assistenza ai poveri. Considerava la povertà un terribile torto, la condanna all’impotenza, e si batteva ogni giorno, anche in tarda età, per alleviarne gli effetti. Ancora oggi mi capita di incontrare persone che lo hanno conosciuto o ne mantengono un buon ricordo. A Cosenza mio nonno ricevette la medaglia d’oro per i suoi sessant’anni di militanza socialista da Pietro Nenni e Giacomo Mancini, ai quali era stato molto vicino. Viva è ancora a Siderno la memoria di mio zio Armando La Torre, critico letterario, militante del Partito comunista, a cui è dedicata la biblioteca”.

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Calabria, donne e memoria

“In Calabria lo spazio pubblico resta oggi presidiato da nomi e figure maschili. Come se le donne non fossero mai esistite, come se non esistessero. Le cose stanno cambiando lentamente. Seppur relegate per secoli nell’ambito domestico, le donne hanno però sempre mostrato una forza incomparabile, che non ha potuto però articolarsi nella comunità politica. Di questo si avverte l’urgente bisogno. Le donne, anche giovani e giovanissime, devono trovare ascolto e riconoscimento. Si dimentica troppo spesso che, molto più di altre regioni del sud, la Calabria è ciò che resta della Magna Grecia. Non si tratta solo di siti archeologici, ma di cultura che vive e richiede di essere custodita e rilanciata. La filosofia permea la Calabria. Il mito, la tragedia, l’attesa gioachimita, la profonda religiosità, la speranza della città del sole, sono alcuni dei capitoli della sua solenne storia. Ho sempre pensato che occorra un’altra narrazione della Calabria in grado di raccontare e valorizzare tutto ciò”.

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Accoglienza e politica

“Negli ultimi dieci anni i due fulcri del mio lavoro sono stati la coabitazione e la pace. Il complesso problema dei migranti, affrontato in libri e articoli, ma anche nell’attività svolta al Consiglio italiano rifugiati, mi ha portato a Riace, dove ho avuto modo osservare da vicino, nel corso di fasi diverse, il modello di accoglienza e recupero dell’antico borgo promosso da Mimmo Lucano. Penso che uno dei grandi temi della politica oggi sia l’abitare e il coabitare. Solo se si ripensano questi due verbi si possono trovare risposte sia allo spopolamento delle aree interne sia alla sfida dell’apertura. Immersa nel Mediterraneo, la Calabria è insieme Occidente e Oriente. Non abbiamo bisogno di un ponte sullo stretto, ma abbiamo invece bisogno che questa strategica e cruciale regione si faccia ponte di pace tra i popoli, secondo la sua più intima vocazione. Prendere iniziative concrete di dialogo, proprio mentre le guerre sembrano inarrestabili e il riarmo minaccia il futuro delle nuove generazioni, è il modo di restituire dignità politica ed etica alla Calabria”.