Educazione affettiva e sessuale nelle scuole, appello a Valditara di Agedo: ‘Non sia attività extracurriculare’

Il Ministro avanza la proposta del consenso informato dei genitori. L’Italia resta tra i pochi Paesi UE senza obbligo

banchi della scuola

“Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha presentato in questi giorni al Consiglio dei Ministri una proposta che mira a regolamentare l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole: il provvedimento, ancora non reso pubblico nei dettagli, introdurrebbe l’obbligo del consenso informato dei genitori per qualsiasi attività didattica che tratti il tema della sessualità e la facoltà delle famiglie di chiedere di visionare in anticipo il materiale didattico e informativo, conoscere le modalità e le finalità di svolgimento delle attività proposte e le associazioni o gli esperti esterni eventualmente chiamati ad intervenire.

Attività extracurricolare e discrezionalità degli istituti

Questa proposta parte innanzitutto dal presupposto che l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole sia e rimanga un’attività extracurriculare, non obbligatoria, la cui introduzione viene dunque lasciata alla discrezionalità dei singoli docenti e Dirigenti scolastici, che vengono chiamati a formarsi e/o eventualmente ad individuare progetti ed esperti esterni che integrino l’offerta formativa.

L’Italia tra i Paesi UE senza obbligo di educazione sessuale

Ricordiamo che gli unici Paesi che ad oggi non prevedono l’obbligatorietà dell’educazione sessuale ed affettiva all’interno del curriculum scolastico sono Ungheria, Bulgaria, Romania, Cipro, Lituania e Polonia. Questi sono gli stessi Paesi che criticano l’adesione dell’UE alla Convenzione di Istanbul, che si pone l’obiettivo della prevenzione e del contrasto alla violenza contro le donne e della violenza domestica.

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L’urgenza di un’educazione sessuale obbligatoria e curriculare

Come abbiamo da sempre sottolineato e da ultimo in Italia anche il Gruppo di lavoro per la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Gruppo CRC), invece, ciò che è massimamente urgente introdurre nel nostro sistema scolastico è una educazione affettiva e sessuale obbligatoria, curriculare, che accompagni la crescita degli studenti e delle studentesse fin dalla scuola primaria, declinando contenuti e modalità in modo appropriato all’età e alle sensibilità di ogni ognuno.

Italia in ritardo secondo l’UNESCO: un’istruzione parziale

Infatti, nonostante le norme ed i documenti che a livello internazionale ed europeo ribadiscono l’importanza di un approccio di questo tipo siano ormai numerosissimi, il rapporto “Comprehensive Sexuality Education (CSE) Country Profiles” (2023) del Global Education Monitoring dell’UNESCO, riportando un’indagine svolta in 50 Paesi, evidenzia come l’Italia sia uno degli ultimi Stati membri dell’Unione Europea in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria a scuola e si colloca nella fascia più bassa della classifica, nonostante la Legge 107/2015 (cd. “Buona scuola”) abbia previsto già 10 anni fa la necessità di educazione alla parità di genere e alla prevenzione della violenza nelle scuole.

Un appello per una riforma strutturale e obbligatoria

Ciò che chiediamo al Ministro Valditara, dunque, è che si faccia promotore, non del consenso informato, ma di un DDL che introduca l’educazione affettiva e sessuale nella scuola all’interno del percorso curriculare, conformandosi nelle modalità e nei contenuti a quanto indicato dalle linee guida UNESCO e dagli standard OMS che presuppongono il coinvolgimento e la formazione specifica delle diverse figure educative e delle realtà sanitarie e sociali (genitori, insegnanti, realtà educative del territorio, aziende sanitarie, consultori, servizi sociali, ordini e associazioni professionali e del terzo settore) per poter offrire un progetto educativo che non sia “à la carte”, ma strutturale ed obbligatorio.

L’educazione affettiva e sessuale come diritto e strumento di equità

Va affrontata sin dall’infanzia come un percorso di affiancamento alla crescita corrispondente allo sviluppo delle capacità, fondamentale per promuovere i principi che costituiscono la base dell’affetto e dell’affettività, il rispetto reciproco, la consapevolezza di sé e l’importanza del proprio e altrui consenso, per decostruire pregiudizi e stereotipi, per prevenire disuguaglianze, forme di violenza di genere, pregiudizi omo-lesbo-bi-transfobici e abusi sessuali.

Scuola pubblica e pari opportunità: il rischio della delega totale alle famiglie

E va sottolineato che, nel momento nel quale si afferma che l’educazione sessuale e affettiva è materia di quasi esclusiva pertinenza delle famiglie, viene messa in dubbio la funzione propria della scuola pubblica, poiché in questo caso la disparità di strumenti e competenze che le famiglie possono avere non trova nella scuola dell’obbligo quel contrappeso indispensabile per dare a tutte e a tutti le stesse possibilità di accesso all’educazione e all’istruzione.

Sostenere che la trattazione di argomenti inerenti all’educazione sessuale e affettiva, quali l’identità di genere e l’orientamento sessuale e affettivo così come la contraccezione, possano entrare in contrasto con i valori delle famiglie significa confondere il piano dell’informazione scientifica con il piano valoriale.

Il consenso informato non può estendersi all’ambito scolastico

In secondo luogo, la proposta attualmente avanzata dal Ministro Valditara estende alla scuola il consenso informato, un istituto nato per tutelare il diritto di autodeterminazione in ambito sanitario che, come abbiamo più volte sottolineato, non può essere esteso in quanto tale alla scuola e alle attività didattiche.

L’autonomia scolastica non è subordinata alla volontà genitoriale

La scuola dell’autonomia ha infatti il potere di scegliere programmi e metodi didattici anche potenzialmente idonei ad interferire o eventualmente a contrastare con gli indirizzi educativi adottati dalla famiglia e con le impostazioni culturali e le visioni politiche esistenti nel suo ambito non solo nell’approccio alla materia sessuale, ma anche nell’insegnamento di specifiche discipline, come la storia, la filosofia, l’educazione civica, le scienze, e quindi ben può verificarsi che sia legittimamente impartita nella scuola una istruzione non pienamente corrispondente alla mentalità ed alle convinzioni dei genitori, senza che sia opponibile un diritto di veto dei singoli genitori.

Libertà educativa e sistema scolastico: i limiti del veto familiare

D’altra parte, la libertà di scelta delle famiglie e di studenti e studentesse viene ugualmente garantita dal sistema non già a valle, consentendo di rifiutare singoli corsi o attività, ma a monte, consentendo la scelta tra differenti offerte formative espresse nei diversi PTOF oltre che tra scuola pubblica e scuola privata.

Un’educazione strutturata, partecipata, rispettosa e conforme alle linee guida internazionali

Ciò che va garantito, lo si ribadisce, è che programmi e attività in materia di affettività e sessualità siano aperte a tutte e tutti, strutturali, partecipate e rispettose nelle modalità e nei contenuti delle norme internazionali ed europee in materia ed in particolare delle linee guida UNESCO e degli standard OMS”.

AGEDO, Associazione genitori, parenti, amiche e amici di persone LGBTǪIA+

CGD, Coordinamento Genitori Democratici

FAMIGLIE ARCOBALENO, Associazione Genitori Omosessuali

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