Elezioni regionali, débâcle del centrosinistra. E a Reggio è tempo di autocritica...

Nonostante il calo continuo, il Partito democratico rimane il primo partito in città col 22,4%. Adesso l'imperativo è difendere Palazzo San Giorgio

Sconfitta netta quella del centrosinistra. Per molti una débâcle. La “fiducia” chiesta da Pippo Callipo ai calabresi non è stata accordata ad una coalizione che si è presentata ad una sfida difficilissima con sole tre liste. Chiave di lettura, questa, che fa sempre presa tra l’elettorato. Ma i problemi erano tanti. A partire dalla sconfessione dell’operato di Mario Oliverio, di cui si è parlato a lungo più del candidato, ma con motivazioni tutt’altro che positive.

Pippo Callipo si è fermato al 30,14% con la magra consolazione di entrare di diritto in Consiglio regionale. Le performance delle sue liste non sono eccezionali. Il Partito democratico ha raccolto il 15,19% (5 i consiglieri eletti) perdendo ben 8 punti percentuali rispetto alle precedenti consultazioni regionali del 2014 che videro trionfare Mario Oliverio con oltre il 61% delle preferenze. Un emorragia di voti che va certamente ricercata nel malcontento diffuso all’interno del partito che ha annunciato proprio in concomitanza con le elezioni regionali un necessario rinnovamento, operando anche scelte coraggiose in termini di esclusione di candidati portatori di voti. La lista del presidente, “Io resto in Calabria”, ha raccolto solo il 7,92% (2 consiglieri eletti), mentre i Democratici e progressisti, espressione proprio del presidente uscente Mario Oliverio, si è fermata ad un misero 6,12% che ha però assicurato l’entrata a Palazzo Campanella di due consiglieri. Comunque non molto distante dal dato registrato alle regionali del 2014 quando raccolse il 7,28%. Nel dato confluiscono tutta una serie di errori – non ultimo la complicata scelta del candidato da parte del Pd – e forse la ossessiva impostazione della campagna elettorale contro la Lega di Salvini e non per un progetto che è sembrato mancare. Atteso che della legislatura con a capo Oliverio non se n’è proprio fatto cenno.

Difendere Reggio città metropolitana

Diventa un imperativo per i democrat. Dopo l’investitura ufficiale di Giuseppe Falcomatà, ad opera del segretario nazionale Nicola Zingaretti, in molti si chiedono se non fosse stato più prudente aspettare il risultato delle regionali. La partita, come detto, era difficile e forse si è puntato a salvare il salvabile. D’altra parte, a Reggio città, il dato numerico raccolto da Callipo è superiore rispetto a quello regionale. Il 31,54% non cambia certo gli equilibri, ma non fa affondare completamente una nave che a queste latitudini continua ad annaspare. Adesso è tempo di autocritica e di riflessione. Ma c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto. Il 22,40% registrato dal Partito democratico in città fa digerire al sindaco Falcomatà la sconfitta regionale, anche perché il Pd rimane il primo partito in assoluto. Certo, se si guarda indietro, quando il vento era favorevole, si legge un 29,34% di preferenze registrato alle regionali del 2014 e un 24,32% alle recenti europee. I numeri parlano di un declino inarrestabile, che impegnerà e non poco il primo cittadino. Il capogruppo in Consiglio comunale, Nino Castorina, nel corso della diretta di CityNow sul voto regionale, si è detto preoccupato per il dato, facendo anche un’articolata autocritica sui cinque anni di governo regionale che poi ha avuto riflessi anche indiretti su quello comunale. Anche il presidente del Consiglio comunale, Demetrio Delfino, è stato molto critico sulla propria pagina facebook: “Trovo inconcepibile che una coalizione che governa da 5 anni non sia in grado di mettere in campo liste e uomini in grado di competere con l’avversario”. Ma non solo. Perché Delfino va più a fondo: “Adesso occorrono umiltà, fatica e, soprattutto, occorre mettere da parte le ambizioni personali per lasciare spazio al gioco di squadra e all’unità di intenti per ricostruire non solo partiti e coalizioni ma valori, ideali e soluzioni per il territorio. Non è più tempo di dare la colpa “agli elettori che non hanno compreso”… Siamo noi che dobbiamo comprendere loro”. Un’analisi lucida che mette il centrosinistra con a capo il Pd davanti alle proprie responsabilità. C’è da capire, ora, se la (ri)candidatura di Falcomatà, terrà fino alla fine, con un partito compatto, o se cominceranno ad avanzare pretese, magari di primarie, anche dagli esclusi del nuovo Consiglio regionale.