Emergenza rifiuti, si vive alla giornata: Serviranno due o tre anni per vedere la luce

I dati emersi nella relazione sul ciclo integrato dei rifiuti della Città Metropolitana indicano una sola via: Spingere sulla differenziata

“Probabilmente, se saremo in grado di aumentare la percentuale di differenziata e a realizzare i necessari impianti, nell’arco temporale di due o tre anni potremmo iniziare a vedere la luce. Purtroppo, dovremo ancora per un po’ continuare a vivere alla giornata, facendo i salti mortali per chiudere la programmazione dei conferimenti settimana per settimana”.

È un’amara costatazione quella di Salvatore Fuda, consigliere delegato al ciclo dei rifiuti della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Ma non è neanche un mistero che l’uscita dall’emergenza rifiuti richiederà impegno e dedizione da parte dei Comuni facenti parte dell’Ambito territoriale ottimale (ATO), ma anche dei cittadini.

Inizia oggi, su CityNow.it una analisi sulle criticità e le prospettive del ciclo integrato dei rifiuti della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Un approfondimento a puntate che prende le mosse dalla relazione redatta dagli uffici di Palazzo Alvaro e offerta all’aula dal sindaco di Gioia Ionica, che mette a nudo la situazione attuale, che non è delle migliori.

D’altra parte, per dirla con il delegato metropolitano,

“la costruzione di un ciclo integrato dei rifiuti correttamente funzionante, che non poteva realisticamente concretizzarsi nell’arco di un anno, rappresenta la precondizione necessaria per attivare percorsi di sviluppo socio-economico del territorio metropolitano”.

Differenziata priorità assoluta

Il dato percentuale di raccolta differenziata dell’Ato reggino nel corso del 2019, certificato dall’ArpaCal, è pari al 34% circa. Mentre si resta in attesta di conoscere i dati relativi al 2020, un anno particolarissimo, segnato tanto dalla crisi sanitaria e che dalle difficoltà impiantistiche.

“Non vi è alcun dubbio – si legge nella relazione portata al Consiglio metropolitano – che spingere sulla raccolta differenziata è una necessità: per tutti i comuni, ed in particolare per quelli più popolosi quali Reggio Calabria, Rosarno e Gioia Tauro (solo per citarne alcuni) la raccolta differenziata deve diventare la priorità assoluta”.

La situazione generale, tra l’altro sotto gli occhi di tutti, è quindi complessa e articolata, e l’auspicio è quello di riuscire a lavorare per portare i comuni dell’Ato Città metropolitana di Reggio Calabria in una dimensione di modernità rispetto alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Anche se alcuni obiettivi appaiono per il momento proibitivi.

Basti pensare che i livelli minimi di raccolta differenziata imposti dalla legge si attestano al 65%, che è la quota che si chiede di raggiungere ai Comuni. In tal senso occorrerà investire politicamente, socialmente ed economicamente per mettere in piedi sistemi efficaci ed efficienti per ridurre la produzione del rifiuto e differenziare più possibile.

Impianti pubblici e discariche

“Le nostre criticità sono: allocare umido per 20 mila tonnellate all’anno e smaltire gli scarti di lavorazione per 60 mila tonnellate. Se gli interventi si concludono in un biennio dovremo continuare a ricercare spazi e impianti per l’umido, e continuare a prevedere altre attività. Dobbiamo continuare su questa strada, avendo tre obiettivi: spingere su differenziata al massimo, trovare impianti di trattamento, e capire come costruire gli impianti per allocare gli scarti”.

Con queste parole Fuda aveva fatto capire ai consiglieri metropolitani che non ci sono tante alternative e che immaginare il ciclo integrale dei rifiuti, in questo momento storico, senza discariche è un’assurdità.

Dunque, per realizzare una buona differenziata – è l’indirizzo offerto dagli uffici della Città Metropolitana che hanno redatto la relazione – servono impianti “pubblici” di trattamento, moderni e con adeguate capacità. Non si può pensare di raccogliere separatamente le frazioni di rifiuto e poi non poterle trattare o doverle trattare a costi insostenibili.

E servono discariche di servizio per conferire gli scarti di lavorazione prodotti dagli impianti.

“La raccolta differenziata, anche se con percentuali alte, produrrà sempre un residuo da dover lavorare e portare in discarica. Ovvio che più e meglio si differenzia, minore è la necessità di spazi in discarica. Così come è scontato che le discariche debbano essere strutture sicure e controllate, concepite con tecnologie capaci di contenere al massimo l’impatto ambientale. Bisogna anche prendere atto che il materiale oggi conferito in questi siti, così come previsto dalla vigente normativa, è il prodotto di un processo di selezione e stabilizzazione ed è un materiale diverso dalla spazzatura tal quale che invece veniva conferita nei decenni scorsi”.

Ripartire dal Piano d’Ambito

Tra le misure necessarie per uscire, o provare a uscire dall’eterna emergenza rientra certamente anche il Piano d’Ambito, che occorre adottare in tempi certi.

Vale la pena ricordare che la legge n. 14 del 11.08.2014 “Riordino del servizio di gestione dei rifiuti in Calabria” ha previsto, tra l’altro, la costituzione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Nell’ottobre del 2015, la Giunta Regionale ha individuato i cinque ATO, coincidenti con i confini amministrativi delle cinque province calabresi, e, in ciascuno di essi, ha delimitato i rispettivi ARO (Ambiti di Raccolta Ottimali), così come già definiti dall’Ufficio del Commissario per l’emergenza ambientale.

Quindi, la Regione Calabria ha stabilito il subentro delle Comunità d’Ambito nella gestione del sistema di trattamento e smaltimento ed a seguito delle modifiche apportate nel tempo alle leggi in materia di rifiuti, il subentro delle ATO alla Regione è avvenuto a gennaio del 2020.

La raccolta rimane, nelle more dell’approvazione dei Piani d’Ambito e dell’affidamento al gestore unico previsto dalla legge regionale, di competenza dei singoli comuni.

Per quanto riguarda il Piano d’Ambito, al momento è stato redatto e trasmesso ai comuni lo Studio di Fattibilità. La stesura definitiva del livello preliminare di progettazione del Piano è infatti in corso. Si prevede di sottoporlo all’attenzione dei sindaci entro la fine del mese di giugno 2021.

Nella redazione del Piano d’Ambito, l’Ato Città metropolitana di Reggio Calabria si avvale del supporto tecnico (a titolo gratuito) del Conai,  e nelle previsioni – anche per avere sistemi efficienti di raccolta e di riscossione del tributo relativo – si contano centri di raccolta e isole ecologiche su tutto il territorio metropolitano, impianti pubblici adeguati ed efficienti capaci di soddisfare il nostro fabbisogno, sistemi di compostaggio di comunità diffusi, ed anche centri del riuso.

“Un’attività che probabilmente darà i suoi frutti solo nel medio-lungo periodo, ma che è già iniziato grazie all’impegno delle amministrazioni comunali dell’Ato Città Metropolitana di Reggio Calabria. Un’Ato che, analizzando gli elementi strutturali di partenza, ha tutte le carte in regola per raggiungere la condizione di efficienza necessaria”.