'Ndrangheta, maxi operazione nel reggino: le estorsioni delle cosche Bellocco, Pesce e Piromalli

Nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019 sono state scoperte estorsioni per oltre 40 mila euro

Nello specifico, l’inchiesta Handover rappresenta la prosecuzione dell’operazione Recherche [procedimento penale nr. 1990/2013 RGNR DDA], nell’ambito della quale, in data 04 aprile 2017, vennero eseguite numerose misure cautelari nei confronti di esponenti della potente cosca PESCE di Rosarno per associazione mafiosa e associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. In quella circostanza, riusciva a sottrarsi alla cattura PESCE Antonino classe 1992 che veniva successivamente localizzato e catturato in data 10.03.2018 a Rosarno [RC] dagli investigatori della Squadra Mobile e del Servizio Centrale Operativo.

Le indagini finalizzate alla cattura di PESCE Antonino e quelle condotte sul contesto mafioso, hanno consentito di:

  • ricostruire l’articolata rete dei fiancheggiatori che hanno favorito la sua latitanza, tanto da consentirgli di dirigere gli affari della cosca, senza mai abbandonare il territorio;
  • disvelare come la cosca PESCE, sebbene avesse subito un duro colpo per effetto delle operazioni che avevano determinato l’arresto dei suoi esponenti storici, sia stata capace di riorganizzarsi e proseguire nella gestione delle attività illecite, operando nei settori del traffico di sostanze stupefacenti, delle estorsioni in danno di operatori economici, del controllo delle attività appaltate dall’Autorità Portuale di Goia Tauro, della proprietà privata [attraverso la guardiania], assoggettando siffatte attività a imposizione patrimoniali, finalizzate a consentire all’organizzazione criminale di far fronte alla costante esigenza di liquidità, necessaria per sopperire, in primis, alle spese necessarie per il sostentamento dei latitanti, dei detenuti e delle loro famiglie;
  • far emergere le modalità attraverso le quali la cosca PESCE – dimostrando spiccata capacità di riorganizzazione dopo le operazioni di polizia che l’avevano duramente colpita – abbia continuato ad operare sul territorio in accordo con altre potenti articolazioni della ‘ndrangheta quali i BELLOCCO di Rosarno e i PIROMALLI di Gioia Tauro, rispetto alle quali è stata accertata in maniera chiara l’attitudine – in modo particolare dei PESCE – di controllare capillarmente il territorio e di esercitare una pervasiva capacità di infiltrazione nel tessuto economico e sociale attraverso il compimento di reati di natura estorsiva in danno di proprietari terrieri o nel settore dei trasferimenti immobiliari di beni e terreni ubicati nel territorio sottoposto alla loro signoria, attuando forme dirette o indirette di controllo della circolazione dei beni e di imposizione [prelievo forzoso] sui trasferimenti degli stessi, attraverso il cosiddetto “sistema della guardiania” che prevede il pagamento di una somma di denaro all’organizzazione criminale in cambio di sicurezza, intesa come condizione che pone il proprietario di un terreno agricolo nella situazione di non subire attacchi ai propri beni; nonché quelli posti in essere nei confronti degli operatori economici presenti sul territorio [stabilmente o occasionalmente], impegnati nella realizzazione di lavori pubblici o di interesse pubblico;
  • riconfermare come, nel rispetto delle dinamiche criminali che governano il territorio di Rosarno e San Ferdinando [RC], la cosca PESCE si sia spesso interfacciata con i BELLOCCO [anch’essi attivi sugli stessi territori] e con i PIROMALLI operando non di rado congiuntamente, per riscuotere ingenti somme di denaro destinate al finanziamento di attività illecite, al sovvenzionamento dei sodali detenuti e delle loro famiglie, nonché alle esigenze del latitante PESCE Antonino classe 1992.
  • individuare l’esistenza di uno stabile sistema criminale di imposizione a tappeto – da parte della cosca PESCE e delle altre consorterie operanti sul territorio- di estorsioni, anche per diverse migliaia di euro in danno di privati cittadini, imprenditori, commercianti ed operatori economici in genere.

L’elenco delle estorsioni

Nello specifico, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019, sono state poste in essere dai componenti della cosca PESCE, ma anche della cosca BELLOCCO e dei PIROMALLI, le seguenti estorsioni:

  • di 1.000 euro all’anno, nei confronti di alcuni proprietari di terreni di Rosarno, rimasti ignoti e di almeno 5.000 euro, da destinare ai “carcerati”;
  • di 4.000 euro, in danno di un imprenditore boschivo per ottenere, dalla cosca PESCE, l’autorizzazione a procedere alla vendita della legna ottenuta dal taglio degli alberi in un terreno sito nell’area sottoposta all’influenza della consorteria criminale;
  • di 2000 euro, in danno di un privato che aveva acquistato due terreni in una località di Rosarno;
  • di una somma di denaro non quantificata, come corrispettivo per la compravendita di due terreni da un commerciante di San Ferdinando;
  • di 10.000 euro, quale percentuale dovuta alle cosche PESCE e BELLOCCO sulle compravendite dei terreni ricadenti nelle zone sottoposte al loro controllo;
  • di 10.000 euro, in danno di un imprenditore [non identificato] di Rosarno, ricevendo inizialmente 7.800 euro ed intimando alla vittima di corrispondere il restante importo [ai BELLOCCO e ai PESCE] e di altri 10.000 euro, durante il periodo natalizio;
  • di 3.000 euro a un imprenditore impegnato nella realizzazione di un’opera pubblica a Rosarno;
  • di una somma di denaro non quantificata, in danno di un imprenditore del settore edile impegnato nella realizzazione di alcuni lavori pubblici appaltati dalla Provincia di Reggio Calabria;
  • di una somma di denaro non quantificata, in danno del titolare di una ditta di autotrasporti, con la minaccia di danneggiare la sua attività commerciale mediante esplosione di colpi d’arma da fuoco, nonché di impedirgli di svolgere la sua attività e perfino di ucciderlo o di uccidere i suoi familiari;
  • di una somma di denaro non quantificata nei confronti di un imprenditore edile – già vittima in passato del furto di alcuni automezzi e di danneggiamento, mediante esplosione di colpi d’arma da fuoco, della sua attività commerciale – non corrisposta ai PESCE perché la vittima aveva già pagato l’estorsione alla cosca BELLOCCO che aveva riscosso anche la parte spettante ai PESCE;
  • di un compenso di 10.000 euro, ad un imprenditore operante nella zona industriale di San Ferdinando, con la minaccia di far saltare in aria la sua attività commerciale, qualora non avesse provveduto a pagare entro un termine prestabilito;
  • di 3.000 euro mensile ai referenti della società che si era aggiudicata l’appalto della raccolta dei rifiuti nel comune di San Ferdinando – già vittima in passato di danneggiamenti ai propri mezzi, nonché di richieste estorsive perpetrate da esponenti dei BELLOCCO – da giustificare con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti;

L’inchiesta ha permesso, inoltre, di registrare come la cosca PESCE avesse inizialmente puntato le sue mire anche ai lavori relativi alla manutenzione del verde del comune di San Ferdinando salvo poi rivolgere le attenzioni verso i lavori effettuati nell’area portuale tra Gioia Tauro e San Ferdinando, riguardanti la costruzione di un capannone industriale, affidata dall’Autorità Portuale di Gioia Tauro ad una società di costruzioni di altra provincia calabrese e la realizzazione – tra il Porto e la 1^ Zona Industriale – di un terminal intermodale, assegnata dall’Autorità Portuale ad una società lombarda e da quest’ultima ad un’associazione temporanea d’imprese costituita da due ditte, una lombarda e una di altra provincia calabrese. Lavori che venivano in parte poi espletati – in regime di sub appalto – da altre ditte, alcune delle quali sostanzialmente imposte dalle cosche PESCE e PIROMALLI che le costringevano a pagare il pizzo, riaffermando, in tal modo, l’influenza criminale sull’importante struttura portuale di quel territorio.

 

comprendere come la cosca PESCE, grazie ai proventi derivanti dai traffici di sostanze stupefacenti – oltre a quelli delle attività estorsive – avesse la disponibilità di una cassa comune in grado di garantire agli affiliati ed alle loro famiglie una sistematica remunerazione.