Falcomatà 'torna presto'? In attesa del ricorso, con il Pd prosegue la battaglia

Non è lontana la decisione sul ricorso presentato Falcomatà contro la sospensione. Intanto con il Pd...

“Tornerò presto”. A pochi giorni dalla condanna relativa al Processo Miramare, il sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà attraverso una diretta su Facebook voleva rassicurare i cittadini, dicendosi ottimista per i futuri risvolti.

“Una persona è innocente fino al terzo grado di giudizio nel nostro ordinamento fino a dopo Appello e Cassazione. Solo per i sindaci la condanna per abuso d’ufficio, anche se fosse di un solo giorno, comporta la sospensione per diciotto mesi. Se fossi stato un deputato o un senatore non sarei stato sospeso. Il paradosso dei paradossi è che la mia condanna per sedici mesi è addirittura più bassa rispetto alla sospensione prevista dalla legge Severino che è diciotto mesi.

La palese incostituzionalità di questa legge è riscontrata dai magistrati stessi. C’è la consapevolezza che non si possa bloccare un’intera amministrazione comunale con una sospensione che avviene in primo grado di giudizio. Abbiamo già preparato il ricorso contro la sospensione, alla stregua di quanto hanno già fatto il presidente della Regione Campania De Luca, l’ex sindaco di Napoli De Magistris e l’attuale sindaco di Catania Salvo Pugliese”, le parole di Falcomatà.

Legge Severino, i precedenti che non aiutano Falcomatà

Rispetto alle speranze del sindaco oggi sospeso, una notizia certamente non ottimista in tal senso era arrivata nel giro di pochi giorni dalle parole di Falcomatà. La Corte Costituzionale infatti lo scorso dicembre ha dichiarato “non fondate le questioni di legittimità” che era state sollevate dal Tribunale civile di Catania sull’applicazione della legge Severino.

L’intervento della Consulta era stato sollecitato al giudice civile dalla difesa del sindaco di Catania Salvo Pogliese, che era stato sospeso dall’incarico di sindaco per 18 mesi dopo essere stato condanna a quattro anni e tre mesi per peculato dal Tribunale di Palermo per l’uso di rimborsi spesi quando era capogruppo all’Ars del Pdl.

Simile, seppur in una situazione diversa, la decisione presa sempre dalla Corte Costituzionale nel marzo del 2021. Rispetto ad una questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tribunale di Genova, davanti al quale è stato impugnato il provvedimento di sospensione dalla carica di un consigliere regionale ligure condannato in primo grado per peculato, la decisione ha ricalcato quanto espresso mesi dopo nel caso del sindaco di Catania.

“Non contrasta con l’articolo 3 del Protocollo addizionale alla Cedu (la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo) sulla tutela del diritto di voto attivo e passivo, come interpretato dalla Corte di Strasburgo, la sospensione automatica dalla carica prevista dalla ‘legge Severino (d.lgs. n. 235 del 2012) di chi sia stato condannato in via non definitiva per reati di particolare gravità o commessi contro la pubblica amministrazione.

In base alla giurisprudenza della Corte Edu, i legislatori nazionali – si sottolinea – godono di un ampio margine di apprezzamento nella disciplina del diritto di elettorato passivo, in particolare quando viene in gioco la peculiare esigenza di garantire stabilità ed effettività di un sistema democratico nel quadro del concetto di ‘democrazia capace di difendere se stessa‘. E questo è il caso della disposizione censurata che, con la previsione di determinati requisiti di onorabilità degli eletti, mira a garantire l’integrità del processo democratico nonché la trasparenza e la tutela dell’immagine dell’amministrazione”, si legge nella sentenza.

Due precedenti che potrebbero oscurare l’ottimismo manifestato da Falcomatà su Facebook, con il sindaco sospeso che comprensibilmente spera in una sentenza differente rispetto a quanto accaduto a Catania e Genova. Di certo, la Legge Severino continua a far discutere a livello nazionale con i partiti politici (su tutti il Pd) che spingono per una sua riforma.

Un assist involontario a Falcomatà arriva dall’altra parte dello Stretto. Si è recentemente risolta in favore del sindaco di Messina, Cateno De Luca, la bufera giudiziaria che lo ha visto, suo malgrado, protagonista negli ultimi anni.

Il giudice monocratico, Simona Monforte, ha assolto De Luca imputato nel processo Caf Fenapi su una presunta evasione fiscale di un milione e 750 mila euro, perché il fatto non sussiste. “Chiederò un risarcimento che non riuscirà a coprire quello che ho passato. La Legge Severino fa schifo”, il lapidario commento di De Luca dopo la sentenza.

Falcomatà-Pd, nervi (ancora) tesi

Passando alla politica nel senso più originale e stretto del termine, i nervi tra il Partito Democratico e Giuseppe Falcomatà sono ancora tesi. Non poteva certamente risolversi in un ‘volemose bene’ quanto accaduto nei giorni successivi alla sentenza del Processo Miramare, con le mosse di Falcomatà che hanno colto di sorpresa il Pd, il quale ha dovuto ingoiare il rospo di vedere due sindaci f.f. (Brunetti al Comune e Versace alla Metrocity) espressione di altre forze politiche.

Dopo alcune infuocate riunioni e uno strappo che sembrava vicino, le parti (grazie anche alla paziente tessitura del mediatore Brunetti) avevano trovato un accordo relativo al rimpasto di giunta a trazione Pd, che ha permesso all’amministrazione comunale di ripartire. Si trattava però, inutile ribadirlo, di una soluzione trovata a denti stretti, con la guerra fredda lontana dal concludersi.

I rapporti tra Falcomatà e parte del Pd calabrese, su tutti Nicola Irto, del resto non sono idilliaci da ben prima della sentenza Miramare. Le trattative e le riunioni che stanno traghettato i Dem ad una vera e propria rinascita sul territorio calabrese, guidata proprio da Irto  (nuovo segretario regionale in pectore) non hanno fatto altro che allontanare ulteriormente le distanze tra Falcomatà e il Pd.

Allo stesso tempo, secondo quanto raccolto da CityNow, si sarebbero incrinati i rapporti anche tra il sindaco sospeso e Armando Neri, da sempre considerato uno dei ‘fedelissimi’ principali di Falcomatà. In attesa del ‘ritorno’ a Palazzo San Giorgio, a prescindere da quando accadrà, sembra che per Falcomatà ci sia la necessità di ricucire rapporti politici (e forse anche umani) con chi, sino a ieri, lo aveva accompagnato nel percorso amministrativo e all’interno del Pd.