Ultimo saluto a Jole, il Vescovo: 'Donna concreta, amava la sua terra. Ci lascia il coraggio della malattia'

Il Vescovo Nolé ha ricordato l'eredità di Jole Santelli. Al funerale Conte, Lamorgese, Casellati e tanti calabresi

Jole Santelli si è spenta prematuramente nella sua casa di via Piave a Cosenza. Il feretro, questa mattina, ha lasciato per l’ultima volta l’abitazione ed è stato trasportato fino alla Chiesa di San Nicola in cui, dalle 10:30 è stata aperta la camera ardente. Alle 16:30 è iniziata, invece, la cerimonia funebre.

La piazza antistante la chiesa colma di cittadini intervenuti a darle l’ultimo saluto. All’interno, invece, amici, familiari e tante istituzioni. Impossibile non notare in prima fila il Premier Giuseppe Conte. Poco più in là, presente anche la ministra Luciana Lamorgese e la presidente del Senato, Casellati.

Nonostante la città di Cosenza avesse offerto alla famiglia la possibilità di utilizzare il Duomo per le esequie, la scelta è ricaduta sulla chiesa di appartenenza della Presidente. La messa è stata celebrata dall’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, monsignor Francesco Nolè che ha conosciuto personalmente Jole Santelli.

Di seguito il suo discorso in memoria della prima donna Governatore della Regione Calabria:

“Quella della cara e giovane Jole Santelli, attuale presidente della Regione Calabria, è stata una perdita improvvisa. Partecipando a questa cerimonia non rimangono che due atteggiamenti di speranza:

  • ascoltare la parole di Dio, viva ed efficace;
  • il ringraziamento per il bene compiuto in vita da questa persona amata, che diventa il suo testamento morale e spirituale.

Conosco in prima persona le profonde radici cristiane di Jole e della sua famiglia. Lei si trova adesso, dove tutti saremo un giorno, al cospetto del padre, nell’oceano dell’amore di Dio.

Il giorno del Signore potrà giungere all’improvviso, anche nel mezzo della notte, l’importante è farsi trovare sereni e preparati, come è accaduto a Jole”.

Cosa ci lascia Jole come testamento

“Dignità, delicatezza, riservatezza nel gestire la vita personale e pubblica, non cedendo alle provocazioni cui la società spesso ci spinge. Jole ci lascia il coraggio della malattia. Ed un modo di vivere questa condizione senza farla mai pesare sul lavoro e nell’impegno politico e amministrativo.

“La malattia ti dà tanti dolori ma ti fa un grande regalo: ti fa conoscere la libertà, ti aiuta a non avere paura di niente, a non rispettare più le convenienze. La malattia, oltre alla disgrazia, mi ha dato la fortuna di non avere paura della libertà, di essere libera e di sentirmi tale. E non ho paura del coraggio che serve perché quello l’ho dovuto conoscere così bene che è diventato un mio amico fraterno”.

Sono queste le parole di Jole che rimbalzano sui social, a testimonianza di quanto queste semplici affermazioni si siano fissate nelle menti e nei cuori degli italiani. Jole è stata una donna intelligente e preparata che ha svolto al meglio tutti gli obiettivi che si era prefissata di raggiungere”.

L’arcivescovo Nolè, nel suo lungo elogio, dona ai presenti un ricordo del Presidente risalente ai primi anni 2000:

“Mi ricordo che al tempo si minacciava la chiusura del Tribunale di Lagonegro. Jole era Sottosegretario della Giustizia ed a lei venne affidato il compito di risolvere la questione: chiudere per sempre o continuare a tenere in vita il tribunale.

La minaccia, grazie a lei, è stata scongiurata. Ricordo che quando comprese le motivazioni disse: “Si farà, non la rimozione, il mantenimento. Finalmente non avete portato proteste, ma proposte ragionevoli”. Ed ancora oggi, il tribunale funziona.

Jole amava approfondire le questioni e lavorare per il bene comune. È stata una donna che ha vissuto la sua fede senza ostentarla o nasconderla, come l’intervento a conclusione della celebrazione del 4 maggio scorso al Santuario di San Francesco da Paola in cui ha dato voce alla fiducia di tutti i calabresi per il loro santo patrono”.

Il vescovo ricorda ancora:

“L’ultima volta le ho parlato il 2 giugno davanti alla Prefettura della nostra città e ricordo che eravamo vicini. Lei portava al collo due croci, le ho detto: “Non te ne bastava una?”, mi rispose “Ce ne sono molte più di due”. Una testimonianza dei tanti problemi che lei ha affrontato con coraggio. Alcuni risolvendoli, con la delicatezza ed il dialogo che portava alla ricomposizioni delle cose.

Jole ha amato la sua terra, la sua città, la sua comunità. Ha amato tutti, capace di accogliere e comprendere e farsi prossima ai bisogni della sua gente. Era in grado di abbracciare e sostenere chi si trovava in difficoltà. Una donna concreta, così come il nostro dolore per la sua perdita incolmabile.

Con la sua elezione a presidente della Regione si era accesa una fiammella di speranza tinto di rosa nel cielo nuvoloso della nostra Calabria. Ha colmato le attese di un popolo bisognoso di giustizia, desideroso di esprimere i suoi talenti. ma non disperiamo il Signore ama anche noi, ama tutti ci custodisce e guarda a questa terra benedetta e i suoi rappresentanti. conosce le nostre fatiche, dolori, speranze”.

Chi è stata Jole

“Una di noi. Santa e peccatrice ha sperimentato la debolezza dell’umanità e ripeteva spesso “Non siamo immuni da errori, ma è importante che qualsiasi scelta sia fatta in buona fede e pensando di fare il bene della Calabria e dei calabresi”.

Era una tenace credente, testimone della dignità della persone, promotrice della serena convivenza civile. Sta a noi, adesso, proporla come punto di riferimento per i giovani. Quelle nuove generazioni a cui lei stessa scrisse non troppo tempo fa.

“Siate giovani, audaci, intelligenti”.

Cara Jole prega per noi, per i tuoi familiari, i tuoi amici, la tua terra”.