Fuori dall’Hype: il Granillo ritrova la B. Ma non è (ancora) vera poesia
Una partita del campionato cadetto mancava dall'impianto di via Galilei da 2226 giorni: la gioia, però, si scontra con una componente che, inevitabilmente prolungherà l'attesa per l'apoteosi completa
02 Ottobre 2020 - 19:44 | di Teo Occhiuto
Non voglio più sentire niente
Neanche la musica
Yaha ah
Perché noi siamo
Fuori dall’hype[Pinguini Tattici Nucleari, Fuori dall’Hype, 2019]
Duemiladuecentoventisei. In cifre, 2226. Sono i giorni trascorsi dal 30 maggio del 2014. Una data come tante, per molti. Il giorno in cui Reggio Calabria ospitava l’ultima partita in Serie B (Reggina-Ternana 1-2) della propria squadra, giunta ultima nel torneo cadetto di quella stagione, fra rimpianti e amarezze di un centenario culminato come peggio non si poteva.
Duemiladuecentoventisei giorni di luci – recenti quanto abbaglianti – ed ombre, tante, davvero troppe. Retrocessioni a tavolino, poi cancellate, playout storici vinti ma inutilmente, fallimenti, sconfitte cruente in Serie D, poi il ripescaggio, il ritorno fra i pro, pagine belle e pagine brutte in un’era – quella targata Praticò – mai del tutto apprezzata fino alla cavalcata trionfale del nuovo corso, griffato Gallo. Duemiladuecentoventisei giorni, permetteteci di dirlo, di apnea, di attesa, a tratti spasmodica.
Perchè, la domanda, nella testa di molti, era quanti giorni sarebbero dovuti passare prima di rivedere la B – categoria minima in cui una piazza come Reggio Calabria deve stazionare – al Granillo. La risposta, ora, finalmente, la possiamo dare, chiudendo contemporaneamente un countdown solo apparentemente infinito. E, ecco, allora che, come cantano i Pinguini Tattici Nucleari, terzi allo scorso Festival di Sanremo, che la città dello Stretto esce, finalmente, fuori dall’hype.
La magia, però, non è ancora compiuta pienamente. In una giornata così felice per i tifosi amaranto, infatti, il Granillo – terreno di gioco a parte – brillantemente rimesso a nuovo dal Comune, rimarrà vuoto. Un ossimoro fra quella che doveva e poteva essere una giornata di gioia e festa, per il ritorno della cadetteria nell’impianto di Viale Galilei, e una realtà che invece vedrà, causa covid, gli spalti vuoti, i gradini silenti, l’urlo della curva tramutato in uno stridente silenzio.
Ci sarà da attendere ancora un po’, che questo maledetto calvario del coronavirus liberi l’intera umanità. E, allora, li ancor di più la poesia sarà compiuta.
Dopo duemiladuecentoventisei e oltre, lunghissimi, giorni di attesa.
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