Ciclismo in lutto per la morte di Felice Gimondi, addio ad un grande italiano

Del dualismo con Merckx se ne è parlato di recente a Reggio Calabria in occasione dei caffè letterari del Rhegium Julii

Ci sono dei personaggi nell’immaginario collettivo che sono di tutti, non importa l’origine, in questo caso bergamasca. La notizia battuta ieri dalle agenzie di stampa della morte di Felice Gimondi, a causa di un malore in mare a Giardini Naxos ha avuto un eco nazionale e mondiale.

La carriera del ciclista, che il 29 settembre avrebbe compiuto 77 anni, vanta molti trionfi è stato uno dei sette corridori ad aver vinto tutti e tre i grandi Giri. Passato alla storia per la rivalità con Eddy Merckx che ha ammesso questa volta la sconfitta dichiarando:

“Perdo prima di tutto un amico e poi l’avversario di una vita”

Numerosi i post, le dichiarazioni degli addetti ai lavori e non solo: da Gianni Bugno, Davide Cassani, Vincenzo Nibali e Gianni Motta a Paolo Gentiloni e Matteo Salvini. Molto significativo il tweet di Enrico Ruggeri che proprio al campione ha dedicato una canzone:

“Se ne va una parte della mia infanzia, un ragazzo che mi ha fatto sognare, una persona dolce e meravigliosa, un simbolo, un grande uomo. Un abbraccio a Tiziana”

Della contrapposizione con Merckx se ne è parlato di recente proprio a Reggio Calabria, durante la presentazione del libro dal titolo “Gimondi e Merckx – La sfida” di Giorgio Martino. L’autore ha spiegato:

“L’idea di scrivere il libro nasce dal poter inserire il fatto sportivo ed agonistico in un contesto dei cambiamenti dei modi di raccontare lo sport, nel periodo di Gimondi e Merckx dal 1965 al 1977″

E’ proprio così con Felice Gimondi va via non solo l’uomo ma anche il testimone del ciclismo che ha attraversato tante generazioni ma che fortunatamente non finisce mai di entusiasmare ed allo stesso tempo di unire di fronte al dolore.