Fratelli d’Italia apre al terzo mandato per i Presidenti di Regione

Zaia e De Luca potrebbero ricandidarsi: si riaccende il dibattito politico sul tetto dei mandati regionali

meloni salvini adn

Discutere “senza preclusioni” del terzo mandato dei governatori. E farlo subito, anche prima della tornata autunnale di elezioni regionali. Fratelli d’Italia riunisce l’esecutivo del partito e apre alla possibilità di mettere mano agli anni di carica dei presidenti delle Regioni, superando l’attuale limite dei due mandati. Una mossa che, se riuscisse, rimetterebbe in pista Luca Zaia, per dire del più citato dei governatori a fine corsa in vista della prossima scadenza elettorale, ma anche il dem Vincenzo De Luca.

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Gli alleati spiazzati dall’iniziativa meloniana

È una mossa che spiazza gli alleati, all’oscuro delle intenzioni dei meloniani che pure, all’indomani dello stop del governo alla legge trentina, avevano già dato una più generica disponibilità a riparlarne, con due interviste parallele di Francesco Lollobrigida, capodelegazione Fdi nell’esecutivo, e di Giovanni Donzelli, che tiene le redini della macchina del partito.

Difficile pensare che una manovra parecchio spericolata – visti i ripetuti no opposti ai numerosi tentativi della Lega nell’ultimo anno e mezzo – possa essere partita senza un benestare di Giorgia Meloni (“cambia idea per convenienza, per galleggiare”, creando “il caos” a sinistra e risolvendo i problemi con la Lega” va all’attacco subito Matteo Renzi).

Meloni minimizza l’impatto delle regionali

La premier davanti alla platea amica della kermesse de La Verità minimizza l’impatto dei risultati delle regionali, “non sono dirimenti per la tenuta della legislatura”. E anzi, ribadisce di essere intenzionata a fare “tutto il possibile” per battere ogni record e arrivare al 2027 con la stessa squadra di governo. “Siamo compatti”, ribadisce, mentre gli alleati reagiscono in ordine sparso alla novità lanciata dal responsabile organizzazione di Fdi.

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Donzelli: sì a una riflessione nazionale

“Non c’è una preclusione ideologica ad affrontare il tema del terzo mandato se viene posto dalle Regioni” perché “sbagliato” era che “ciascuna regione scelga il numero dei mandati”, non che si faccia “una riflessione nazionale” dice Donzelli.

Reazioni da Forza Italia, Lega e Fdi veneta

Sorprendendo tanto Fi che lo dice apertamente (“ne parlerò con lui, noi restiamo contrari”, commenta a caldo Maurizio Gasparri), quanto la Lega, e pure, a taccuini chiusi, i veneti di Fratelli d’Italia, che in questi mesi avevano a più riprese rivendicato l’acqua portata al mulino del partito con percentuali di voti alle politiche come alle europee tra le più alte d’Italia.

Perché il Veneto rimane la questione più spinosa, e quella che si potrebbe risolvere con la terza (in realtà la quarta) ricandidatura del “Doge”. Che appare ugualmente stupito dell’apertura: “E’ innegabile, ora bisogna vedere il prosieguo”, anche perché è difficile, è il ragionamento del governatore veneto, “l’unanimità delle regioni”.

Il documento di Venezia e il ruolo della Conferenza delle Regioni

Ma i governatori, gli viene in soccorso il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, già hanno approvato, e inviato al governo, quello che era stata ribattezzato come il “documento di Venezia”, nel quale, pur con diversi distinguo, come raccontano, era contenuto un invito all’esecutivo ad “approfondire” la questione dello sblocco dei mandati per i presidenti di Regione.

Verso un disegno di legge o un emendamento

Certo, il percorso, ammette più di uno in via confidenziale, non sarà semplice. Un decreto legge, che pure sarebbe stato preso in considerazione, viene escluso, perché la materia elettorale è troppo “sensibile”. La via potrebbe essere quella del disegno di legge, una delle ipotesi che sarebbe stata vagliata nel corso della riunione a via della Scrofa. Ma c’è chi non esclude che, alla ricerca dello strumento più adatto, non si possa alla fine optare per un emendamento a qualche provvedimento già in dirittura di arrivo.

Attesa per la scelta dei candidati in sei Regioni

Si vedrà nelle prossime ore, anche perché sarà necessario un passaggio “tra i leader”, come sottolinea Gasparri. Poco prima Matteo Salvini, dallo stesso palco dove poi avrebbe parlato Meloni, aveva assicurato che la scelta dei candidati nelle sei Regioni al voto in autunno – oltre alle Marche dove è già in cerca del bis il meloniano Francesco Acquaroli, Valle D’Aosta, Veneto, Campania, Puglia e Toscana – era questione di “giorni”, anche perché “ogni giorno che passa è un giorno perso”. Ora ogni ragionamento potrebbe essere azzerato. E a sorpresa, per il centrodestra si potrebbe ricominciare da Zaia.

ansa.it