Governo verso la crisi. Rottura dei 5S, ipotesi voto a ottobre

Premono per le elezioni Fdi e la Lega, frena Fi. Oggi decisivo il colloquio tra Draghi e Mattarella

Giuseppe Conte conferma l’Aventino sul dl Aiuti: i senatori M5s non parteciperanno al voto di fiducia al Senato “per coerenza”. Il leader M5s si dice “disponibile al dialogo” ma rifiuta “cambiali bianco” a Mario Draghi, cui da atto di avere “riconosciuto la fondatezza delle nostre tesi”, anche se lo avverte che “non bastano le dichiarazioni di intenti”.

Una mossa che trova una levata di scudi dalla maggioranza. “Non si può fare finta di niente”, ammonisce Enrico Letta, che invita tutti “a assumere le proprie responsabilità”, e annuncia che “è evidente che la scelta annunciata da Conte e M5s rimette in discussione molte cose”. “Chiederemo di fare una verifica per capire se questa maggioranza c’è ancora o no”, passa al contrattacco il leader Pd.

Dal centrodestra, filtra la telefonata tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi per commentare la situazione politica e ribadire “piena sintonia”. I due leader, fanno sapere, si risentiranno domani perché a maggior ragione in questa fase delicata, e’ quanto viene fatto sapere, il centrodestra di governo prendera’ decisioni comuni.

Conte: “No a cambiali in bianco”

Conte, allora, spiega che il documento presentato al governo non serviva a piantare delle “bandierine” ma era “un contributo serio” alle richieste del Paese, “esprime e interpreta il momento drammatico” per la crisi in corso.

Del colloquio con Draghi riferisce: “Abbiamo parlato anche degli altri punti indicati nel nostro documento e devo registrare una disponibilità del presidente a venirci incontro su tutti i punti. Però è evidente che la fase che stiamo attraversando non può accontentarsi di dichiarazioni di intenti, impegni autorevolmente assunti, occorrono concrete misure perche’ i cittadini possano sentire nelle loro tasche gli effetti di queste”.

Alla politica chiede un cambio di passo per “entrare in una fase di governo differente”. Quindi insiste: M5s “non è il partito dei no ma dei tanti sì”. “La decisione M5s di non partecipare domani al voto di fiducia sul dl Aiuti è un atto di grave irresponsabilità assunto, per interessi di parte, in uno dei momenti più difficili dell’Italia. Dopo Mario Draghi non sosterremo alcun governo”, controbatte il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.

Lega e Fdi: ‘Subito al voto’

“La Lega non ha cercato né voluto alcuna crisi e assiste con viva preoccupazione a quanto sta accadendo nel campo della sinistra”, fa sapere il Carroccio anticipando che Salvini farè il punto della situazione con i vertici del partito perché “l’Italia – si fa sapere dalla Lega – non può permettersi un assurdo, logorante e infinito tira e molla sulla pelle dei cittadini mentre gli stipendi non aumentano, l’inflazione e le bollette salgono e alcuni provvedimenti, dalla pace fiscale all’autonomia, sono fermi”.

Dall’opposizione si leva la voce di FdI: “Guerra, pandemia, inflazione, poverta’ crescente, caro bollette, aumento del costo delle materie prime, rischi sull’approvvigionamento energetico, crisi alimentare. E il governo “dei migliori” è immobile, alle prese con i giochi di palazzo di questo o quel partito. Basta, pietà. Tutti a casa: elezioni subito”, dice Giorgia Meloni.

Non c’è una alternativa a questa maggioranza di governo, “per me non c’e’ un governo senza M5S, né c’è un governo Draghi”. Queste le parole pronunciate ieri dal presidente del Consiglio, al termine dell’incontro con i sindacati. Ed è la linea che ogni probabilità Mario Draghi manterrà anche dopo che l’annuncio del M5S di non votare la fiducia al Senato sul Dl Aiuti, si tradurrà in pratica con l’uscita dei parlamentari pentastellati dall’aula di palazzo Madama. In questo scenario caotico, spunta la data del 10 ottobre per il voto anticipato.

Draghi-Mattarella, incontro decisivo

È molto probabile che il premier, subito dopo il voto del Senato (che comunque confermerà la fiducia al governo e il via libera al provvedimento, anche se senza i voti del M5S), andrà dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per riferire della situazione della maggioranza.

La linea di Draghi sarebbe quella di non procedere con la ricerca di una nuova maggioranza parlamentare e, dopo la decisione di Giuseppe Conte, di concludere quindi l’esperienza di governo. Alla domanda dei cronisti che ieri chiedevano di un eventuale ritorno alle Camere in caso di defezione del M5S, Draghi aveva risposto: “Su questo dovete chiedere al presidente Mattarella”.

Il colloquio con il capo dello Stato sarà quindi determinante per capire quali saranno le sorti dell’esecutivo e la tempistica di una eventuale crisi. Draghi aveva dribblato anche la domanda sulla eventualità di uno scioglimento anticipato del Parlamento e di elezioni in autunno: “Non commento scenari ipotetici, anche perché sono parte di quel che succede, essendo uno degli attori il mio non sarebbe un giudizio oggettivo e distaccato”.

fonte: agi.it