“Il Codice Da Vinci” di Dan Brown: il più grande fenomeno editoriale di tutti i tempi


di Eva Curatola – Parigi, Museo del Louvre. Nella Grande Galleria, il vecchio curatore Saunière, ferito a morte, si aggrappa con un ultimo gesto disperato a un dipinto del Caravaggio, fa scattare l’allarme e le grate di ferro all’entrata della sala immediatamente scendono, chiudendo fuori il suo inseguitore. L’assassino, dunque, non è riuscito ad ottenere quel che voleva. A Saunière restano pochi minuti di vita, perciò si toglie i vestiti e, disteso sul pavimento, si dispone come l’Uomo Vitruviano, il celeberrimo disegno di Leonardo da Vinci. La scena che si presenta agli occhi dei primi soccorritori è agghiacciante: il vecchio disteso sul marmo è riuscito, prima di morire, a scrivere alcuni numeri, poche parole e soltanto un nome: Robert Langdon.

Nel secondo capitolo delle sue avventure l’audace professore sarà accompagnato nelle sue ricerche da Sophie Neveu, nipote di Saunière e successivamente anche dallo studioso Sir Leigh Teabing (il cui nome è stato scelto utilizzando il cognome di Richard Leigh e l’anagramma del cognome di Michael Baigent, i due storici che accusarono Brown di plagio). Questa volta però il nostro protagonista non sarà chiamato a svolgere delle indagini, come nel precendente romanzo di Dan Brown “Angeli e Demoni”, anzi sarà il principale sospettato, e proprio per questo si darà alla fuga, una fuga ben congegnata durante la quale, insieme a Sophie, cercherà di svelare i fitti misteri che gravitano intorno all’assassinio del curatore, ripercorrendo attraverso indizi nascosti nelle importanti opere d’arte di Leonardo, tra cui la Gioconda e L’Ultima Cena, il percorso del Santo Graal, uno dei più grandi misteri della storia. Tale cammino si incrocia con quello di un’antica e misteriosa società segreta nota come Priorato di Sion (di cui faceva parte Saunière), che nasconde un inconcepibile segreto.

Il lancio del Codice da Vinci è stato a suo tempo un’operazione di marketing studiata nel dettaglio, un bombardamento mediatico senza precedenti; addirittura ci si stupisce se qualcuno afferma oggi di non averlo letto o non aver mai visto il film. Lo stesso scrittore favorì il clamore suscitato dal romanzo inserendo nelle prime stampe in lingua inglese una pagina, una sorta di Premessa, nella quale si affermava la veridicità del testo e potete benissimo immaginare la risposta della Chiesa ad un romanzo nel quale vengono messe in dubbio tutte le colonne portanti della Cristianità,  la pagina venne infatti  ben presto eliminata e di fatto non comparve nelle successive stampe. Si deve però a Brown il merito di aver fatto rinascere un genere che negli anni prima di lui era stato un pò abbandonato, quello del Thriller;  i suoi romanzi sono stati fortemente criticati, ma avranno sicuramente raggiunto il risultato sperato: la fama! Perchè il lettore è invogliato ad acquistarli e dopo aver cominciato un libro di Brown non può fare altro che tenere lo sguardo incollato al libro e aspettare con impazienza di finirlo, e non è una cosa cosi semplice riuscire a coinvolgere talmente tanti lettori toccando temi scottanti come appunto quello della Religione e della Chiesa, ma proprio in questo sta la bravura di Brown.

Si tratta di un libro che va letto per quel che è, un romanzo. Perchè se ci si sofferma a pensare alla realtà storica è inevitabile finire avendo una visione distorta sia del libro che dello scrittore,  se invece ci si appresta a leggere senza pregiudizi e ricordandosi durante la lettura che si tratta di un romanzo, rimarrete stupiti e avvolti da quell’alone di mistero che circonda le opere di Brown.

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