Incarico al cognato di Falcomatà. Il filo invisibile che unisce Reggio a Sant’Alessio

Un altro componente della famiglia Falcomatà ha ottenuto un incarico. Si tratta di Antonio Monorchio, cognato del sindaco sospeso

Un filo invisibile lungo 23 chilometri. La distanza che separa Reggio Calabria dal piccolo comune di Sant’Alessio in Aspromonte sembra essersi accorciata negli ultimi tempi. Su queste pagine, circa un mese fa, riportavamo dell’incarico affidato dal comune di Campo Calabro a Giovanna Monorchio, moglie del sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà.

Di 82.484 mila l’euro l’importo assegnato in favore di Giovanna Monorchio, iva compresa, per la “progettazione definitiva ed esecutiva, piano di sicurezza e coordinamento in fase di progettazione ed esecuzione, direzione lavori, assistenza al collaudo e prove di accettazione” del Forte Siacci. Si tratta dell’ultimo incarico in ordine temporale, considerato che in questi anni Giovanna Monorchio ha avuto in affidamento progetti simili per altri comuni del territorio metropolitano, ad esempio dal comune di San Lorenzo nel novembre del 2021.

Sempre nel 2021, ma a settembre, un altro componente della famiglia Falcomatà ha ottenuto un incarico. Il comune di Sant’Alessio in Aspromonte, tramite incarico diretto, ha affidato all’ingegnere Antonio Monorchio, fratello di Giovanna, lavori attinenti l’architettura e l’ingegneria per la progettazione definitiva\esecutiva, direzione lavori, contabilità e misura dei lavori, assistenza del collaudo del progetto denominato ‘Intervento di efficentamento energetico degli immobili comunali, efficentamento energetico edificio polifunzionale’.

Di 11.471 euro, oltre Iva e Inarcassa, l’importo dell’incarico affidato ad Antonio Monorchio. La determina di affidamento è firmata da Giuseppe Beatino, dipendente del comune di Reggio che è ‘a scavalco’ presso il Comune di Sant’Alessio nonchè fratello di Demetrio, dirigente del Comune di Reggio Calabria promosso dal ruolo di funzionario proprio da Falcomatà.

Il filo che unisce Reggio a Sant’Alessio riguarda anche il primo cittadino, Stefano Calabró. Prima dipendente Lsu alla Città Metropolitana, Calabrò successivamente è stato stabilizzato dall’amministrazione Falcomatá. Di recente il sindaco di Sant’Alessio è risultato tra i vincitori delle progressioni verticali in Città Metropolitana, con passaggio a categoria superiore.

Il ‘gemellaggio’ tra le due amministrazioni è proseguito nei mesi scorsi con l’incarico affidato al cognato di Falcomatà. Così come capitato per la moglie del sindaco sospeso, Giovanna Monorchio, va chiarito e sottolineato come si tratti di incarichi perfettamente legali, nel pieno rispetto della legge e delle procedure che regolano gli affidamenti diretti a professionisti. Qualche perplessità emerge invece sul piano politico e delle opportunità.

Non a caso Falcomatà proprio su questo argomento interveniva, attraverso Facebook, nel gennaio del 2020.

“Stamattina è apparsa la notizia di un incarico professionale (perfettamente legittimo) da parte del Consiglio regionale della Calabria all’ing. Antonio Monorchio, mio cognato, fratello di mia moglie.

Questa cosa, ripresa da altre testate giornalistiche, ha scatenato indignazione e violenza verbale sui social verso di me e verso la mia famiglia, per come questa “notizia” è stata riportata.
Ecco i fatti.

1. Le Pubbliche Amministrazioni si dotano, per l’esercizio delle loro funzioni, della collaborazione di professionisti esterni individuati attraverso “short list”, ovvero elenchi pubblici, periodicamente aggiornati dai quali attingere.
2. La scelta, come previsto dalla legge, deve seguire il criterio, oltre che delle capacità e requisiti professionali, della “rotazione”. Per garantire a tutti la possibilità di poter essere selezionati.
3. Antonio, in oltre dieci anni, non ha avuto un solo incarico.

E’ questo l’antipasto di ciò che ci aspetta da qui alle elezioni di giugno? Probabilmente sì. D’altra parte la delegittimazione è l’arma delle ‘ndrine. Io non ho armi per combattere la battaglia su questo terreno. Quando iniziarono i lavori del nuovo Lungomare, mio padre fece rivolgere la statua della dea Atena verso la città sostenendo che Reggio, ormai, non doveva più temere attacchi dall’esterno ma doveva difendersi solo da se stessa. Aveva ragione”, le parole dell’allora sindaco.