Salute mentale, il disturbo Borderline di personalità: instabilità emotiva ed un cronico senso di vuoto

L'approfondimento dell'esperto dott. Vincenzo Messina dell'istituto di Neuroscienze di Reggio Calabria

Il disturbo borderline di personalità è un grave disturbo di personalità caratterizzato da intensa instabilità e conflittualità nelle relazioni interpersonali, paura dell’abbandono, disregolazione emotiva ed impulsività.

I soggetti con BPD si presentano spesso in balia di sbalzi umorali estremamente significativi; possono essere polemici in un momento, depressi in un altro o apatici ancora dopo, lamentandosi di non avere sentimenti.

La prevalenza del BPD è stimata al 20% nella popolazione clinica e all’1,6% in quella generale. Viene di solito diagnosticato prima dei 40 anni quando i soggetti stanno tentando di venire a capo di scelte lavorative, coniugali o di altro tipo e, non essendo in grado di affrontare le difficoltà che la vita gli pone davanti, sperimentano le prime crisi clinicamente significative.

La loro vita tormentata si riflette in agiti autodistruttivi ripetuti che mettono in atto per “chiedere aiuto”, esprimere la loro rabbia o cercare di placare i loro sentimenti soverchianti; vivono spesso relazioni tumultuose con gli altri e quando sono frustrati, possono essere dipendenti dalle persone cui sono legati ed esprimere una grande rabbia nei confronti dei loro amici, di contro non sono in grado di sopportare la solitudine e, pur di evitarla, preferiscono adoperarsi in una ricerca frenetica di compagnia. Per un breve periodo, accettano anche  l’amicizia di persone estranee o si comportano in modo promiscuo pur di placare il senso di vuoto che li opprime. Quando sono sotto stress si lamentano in quanto si sentano trascurati, incompresi, nonostante il fermento degli affetti intorno a loro.

I soggetti con disturbo borderline di personalità estremizzano le loro relazioni classificando ogni soggetto in completamente buono o completamente cattivo, amichevoli e degne di amore, oppure odiose e crudeli che li privano di sicurezza e minacciano di abbandonarli al momento del bisogno.

Importante è la diagnosi differenziale con altri disturbi di personalità del medesimo cluster (disturbo istrionico, narcisistico e antisociale) e, per la possibile presenza di episodi “psicotici”, la diagnosi differenziale anche con disturbi come la schizofrenia e i disturbi di personalità schizotipico o paranoide.

Disturbo borderline di personalità: un bambino senza punti di riferimento

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Diversi studiosi concordano nell’identificare l’adulto “borderline” come l’evoluzione naturale di un processo sviluppatosi durante tutta l’età evolutiva.

Ali Amad e coll. ritengono che il disturbo borderline sarebbe dovuto alla disregolazione emotiva e all’impulsività  generate dall’interazione tra la componente genetica e fattori ambientali.  Gli studi attuali sui gemelli e familiari confermano una vulnerabilità genetica intorno al 40% anche se le specifiche basi genetiche rimangono tutt’oggi sconosciute. L’instabilità affettiva è correlata a una ridotta attività della corteccia prefrontale e cingolata anteriore e ad una maggiore attività dell’amigdala e dell’insula. Indubbia è la significatività delle esperienze avverse durante l’infanzia quali i maltrattamenti, gli abusi fisici, sessuali e gli abbandoni anche se non sono specifici del Disturbo. Secondo l’interpretazione cognitiva comportamentale il disturbo sarebbe favorito da schemi cognitivi disadattavi e convinzioni disfunzionali che possono essere sintetizzati in tre fattori fondamentali:

1) il pensiero dicotomico che conduce il soggetto ad una valutazione estrema della realtà che lo circonda;

2)  le convinzioni di base , ovvero “il mondo è cattivo”, “io sono impotente e vulnerabile” e “sono destinato ad essere abbandonato perché inaccettabile”;

3) il senso di identità instabile che crea grande confusione e scarsa tolleranza.

Il Disturbo di Personalità Borderline: intervento terapeutico

Il trattamento d’elezione per i pazienti con disturbo borderline di personalità è prettamente psicoterapico, anche se spesso è supportato dalla prescrizione di farmaci che possono facilitare  l’instaurarsi di un’alleanza terapeutica attenuando i sintomi disturbanti cognitivi, impulsivi e affettivi che incidono negativamente sulle relazioni interpersonali inoltre, possono contenere l’acuzie facilitando la prosecuzione del trattamento psicoterapico.

dott. Vincenzo Messina