Italia in fase 2 e quel Nord che non vuole fare ripartire il Sud

La dichiarazione da parte del governatore della Lombardia Fontana: "Dannosa ripartenza per regioni"

Nord – Sud, l’eterno divario che neanche il Covid-19 è riuscito a spazzar via. Quella delle due Italie è una storia ‘vecchia’ che, sfortunatamente, non passa mai di moda. E che torna, più che mai prepotente, a pochi giorni dall’epilogo della fase 1.

La pandemia ci ha fatto riscoprire il bello di essere italiani ma, contemporaneamente, ha posto l’accento su quei vuoti che sembrano, ancora a distanza di decenni, incolmabili.

Siamo uguali solo quando c’è da stare fermi

Sembra quasi ingiusto preoccuparsi del meridione mentre regioni come Lombardia e Veneto hanno dovuto pagare un cosi caro prezzo in termini di vittime a causa del virus.

Il sud si è “vestito dei panni del nord” ed ha contribuito in ogni modo possibile all’emergenza. Basti pensare ai volontari che hanno lasciato la propria casa, consapevoli di una sanità quantomai precaria. Agli aiuti alimentari di Rosarno a Bergamo, un piccolo comune reggino che vive di agricoltura non ci ha pensato due volte ad aiutare (come possibile) la città d’Italia più colpita dal Covid.

Ma al sud chi ci pensa? Alcuni potrebbero dire che non è questo il momento di fare del meridione una priorità, ma se non ora, quando?

Minimizzati i risultati del Sud

In questa pandemia le Regioni del Sud Italia si sono mosse con silenzio, umiltà ed il grande coraggio che da sempre le contraddistingue. Il coraggio di chi sa, ancora una volta, che si dovrà salvare da solo. E così è stato, dal Lazio in giù gli italiani sono stati un esempio di virtuosità. I terroni sfaticati, mafiosi, senza cervello hanno dimostrato non solo, di essere all’altezza della situazione, ma di poterla gestire meglio rispetto alle regioni più equipaggiate ad affrontare l’epidemia. Nessuno parla della buona condotta del meridione, dei pochi casi di contagio presenti, spesso dovuti a persone provenienti dalle regioni del nord. Non si fa neanche cenno al modo in cui i ‘terroni’ si siano impegnati a rispettare le misure di contenimento. E chi se lo sarebbe aspettato? Probabilmente nessuno e, forse, è questo il motivo per cui, tutt’oggi, nessuno ne fa menzione.

E che dire dei successi del dott. Ascierto a Napoli? Grazie all’impiego del Tocilizumab tante vite sono state salvate e l’idea del farmaco anti-artrite è stata opera di un medico del sud.

Negati gli errori del Nord

In questa eterna diatriba tra i due fronti della Penisola c’è anche un’altra strana coincidenza (per chi ci crede).

Perchè la televisione punta il dito contro l’arretrata sanità calabrese (che è così da 20 anni grazie ad una classe politica senza scrupoli), mentre viene ignorato il grande flop dell’ospedale in fiera a Milano? Milioni di euro per una struttura ferma. Fanno tanto audience anche gli sporadici assembramenti al sud, la Renault 4 arrivata in Sicilia, il funerale a Lamezia Terme o le lunghe code agli imbarchi di Villa San Giovanni. Ma perché nessuno ha mai parlato dell’inaugurazione del presidio in fiera? Giornalisti, istituzioni e donatori tutti insieme senza il rispetto della distanza sociale o la presenza, a tappeto, di DPI.

Non ci si dovrebbe occupare di nord e sud mentre siamo rintanati nelle nostre case sperando di sconfiggere il virus con la prevenzione e la privazione. Eppure non si parla d’altro che gli attacchi di Feltri al Sud e di come il Nord possa ripartire.

Sono inferiori; la lettura non è la loro prima attività; non lavoravano neanche prima”.

Il teatrino montato dal direttore di Libero, assistito da alcuni giornalisti e canali nazionali ha fatto non poco infuriare il sud, stanco di esser sempre messo in cattiva luce.

Nella fase 1 il sud si è dimostrato, più volte, un valoroso avversario nella lotta al Covid. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. In Calabria, ieri 28 aprile, si è registrato un unico nuovo caso positivo in tutta la Regione, mentre la Basilicata è ferma a 0 contagi per il secondo giorno consecutivo. Un dato che riempie di orgoglio tutti i meridionali che sanno di aver fatto del loro meglio per fermare la diffusione.

Negato il blocco della ripartenza

Alle porte della Fase 2, dunque, non si può pensare di trattare il Sud come pari del Nord (considerato anche il fatto che nella storia dell’Unità d’Italia non è mai accaduto prima). Perchè non valutare una ripartenza diversificata per le Regioni vista la diversa curva di contagio? Perchè la Calabria dovrebbe “rimanere ferma” ad aspettare la Lombardia? Se l’intento fosse quello di mantenere l’arretratezza del Meridione allora tutto avrebbe senso.

Ma, se si vuole dare una chance alle regioni del sud di risorgere allora è necessario anche ripensare ad una maggiore “libertà“. È vero, a giorni, milioni di lavoratori torneranno operativi grazie al nuovo DPCM ma, la maggior parte di questi, si trova a Nord proprio nelle zone in cui il rischio di contagio è ancora alto. È lampante, le linee guida di questi primi passi verso la riapertura graduale non possono essere uguali per tutti. Riguardo al tema ‘diversificazione delle misure’ fanno venire il sorriso le dichiarazioni del Governatore Fontana:

“Io credo che la cosa debba essere valutata con attenzione, il virus è ovunque, non soltanto in Lombardia, c’è anche per esempio in Sardegna. Quindi bisogna andare cauti ovunque” ha dichiarato a Mattino Cinque. Sembra, quasi, strano che il Presidente leghista, per una volta sia d’accordo con il Governo centrale vista la battaglia a suon di ordinanze condotta negli ultimi 60 giorni. “Le interconnessioni in Italia sono tali che non si può pensare che la vita inizi da una parte e da un’altra sia ferma. È importante capire tutti che fintantoché non ci sarà un vaccino o una medicina dovremo convivere con il virus, anche se sta rallentando perché il contenimento ha avuto successo”.

Ma se, oggi, le parti fossero invertite, se la più colpita dal coronavirus fosse stata una regione del sud, la Lombardia accetterebbe di buon grado lo stop generalizzato? In una sorta di replica a chi ci vorrebbe tenere al guinzaglio il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ha affermato ieri ai microfoni di CityNow:

“Il Sud non ciuccia dalla mammella del Nord” una chiara e decisa manifestazione di indipendenza, ma anche di coraggio.

Storia a lieto fine?

A tal proposito fanno ben sperare le parole del Ministro Boccia:

“Chiederemo alle Regioni, che stanno facendo sforzi straordinari, un report quotidiano sui contagi, sul livello dell’R0, dei posti letto nelle terapie intensive e subintensive che non vanno ridotti. In base a questi dati si potrà decidere se allentare qualche stretta. Il Covid non è stato sconfitto. Faccio un appello – afferma il ministro in diretta telefonica con Radio Popolare – a tutte le Regioni lavoriamo come sempre gomito a gomito ma non fate partire la gara a chi apre prima perchè sarebbe irresponsabile: il Paese sta ripartendo, ma in sicurezza. Non è il momento di allentare la tensione e di dividersi per tre giorni prima o dopo di apertura. Stiamo ripartendo ma in sicurezza”.

La Calabria, la Sicilia, la Sardegna, la Puglia, la Campania, il Molise e la Basilicata secondo la curva dei contagi sono delle vere e proprie “zone verdi” in cui il virus non fa che regredire ogni giorno. Pensare ad una maggiore apertura, con tutte le dovute prevenzioni non vuol dire mandare in fumo i sacrifici fatti fino ad ora dalla popolazione, ma fidarsi, di quello stesso sud che si è salvato, per far iniziare la ripartenza proprio da qui dove si può.