Piazza De Nava, Reggio Sette Punto Zero: 'Battaglia di democrazia'

"Maggiore prudenza sarebbe servita nell'intraprendere opere di stravolgimento del volto della città". La nota di Reggio Sette Punto Zero

Il pensiero unico dominante non riesce a sfiorare nemmeno da lontano Reggio Sette Punto Zero e gli attivi componenti di un gruppo che si è sempre distinto per l’impegno profuso a piene mani a difesa del territorio metropolitano reggino. E da buoni anticonformisti e fuori dall’ipocrisia non possiamo che dire la nostra opinione su una vicenda, quella di Piazza De Nava, che sta interessando l’opinione pubblica cittadina; pertanto, in questa ottica di sincerità non possiamo sottacere le criticità che riscontriamo nell’attuale assetto di quella che dovrebbe essere lo spazio più importante dal punto di vista turistico: la pavimentazione è evidentemente di quart’ordine, i lampioni sono di fattura finto antico anni ’90 di installazione Falcomatà padre e le aiuole sono insignificanti e maldisposte. Quindi non salveremmo altro che certamente la statua con artistiche e belle fontane, la breve scalinata e se vogliamo i “tuboni” che la delimitano, risalenti al progetto originale. Tutto ciò per un sentimento di rispetto storico architettonico.

A ciò si aggiunga che, ad un breve giro del panorama mondiale, in nessuna città davanti all’attrazione turistica principale ci passano le auto con relativi parcheggi selvaggi che a Reggio, stante l’assoluta mancanza di controllo, costituiscono un vero problema. Per chi viaggia sarà semplice accorgersi che dappertutto sono predisposte isole pedonali, per dare modo ai turisti e all’organizzazione del flusso di fruire della struttura attraverso i suoi spazi esterni.

D’altra parte, va soggiunto che senza alcuna ombra di dubbio il progetto di rifacimento così come illustrato dal render e dai video che girano sui social network appare eccessivamente moderno e fuori contesto urbanistico e poco rispettoso dei suddetti parametri storici, cari anche a questa formazione politica.

Da ciò risulta evidente l’assoluta buonafede e la mancanza di partigianeria alcuna che sostiene la difesa comunque delle legittime proteste di quei cittadini singoli o associati che invece hanno a cuore le sorti dell’attuale assetto della piazza dall’aggressione istituzionale perpetrata con una prepotenza amministrativa e politica che non ha precedenti a Reggio.

In barba alla sbandierata favola di apertura alla comunità in termini di partecipazione e trasparenza che questi signori della sinistra hanno raccontato ai reggini, vanno avanti a testa bassa senza ascoltare nessuno, senza la minima concertazione, senza nemmeno provare ad aprire un dibattito, allacciare un dialogo con i tanti reggini affezionati a questa piazza che manifestavano il loro disappunto e oggi restano disgustati dalla assoluta mancanza di rispetto per la titolarità della cosa pubblica, la quale, non dimentichiamolo mai, resta sempre in capo alla cittadinanza.

A ciò si aggiunga che questa stessa cittadinanza, seppur con un atto di vero masochismo, ha votato direttamente ed eletto un Sindaco che oggi, a causa di disavventure giudiziarie, non è più al governo della città, la quale viene amministrata (si fa per dire) da facenti funzioni e vice vari senza una vera investitura popolare diretta.

Maggiore prudenza sarebbe servita nell’intraprendere opere di stravolgimento del volto di Reggio, certamente più attenzione sarebbe stata necessaria alle istanze di una società fiaccata da degrado e disservizi, che trova la forza però in un cospicuo numero di elettori di dissentire da una scelta come questa.

Non che tutto questo ci trovi eccessivamente sorpresi, ma è il modus operandi, sprezzante delle istanze di chi la sovranità la detiene per Costituzione, a farci esporre a tutela della comunità reggina seppur per una causa che certamente non è la nostra.

Ma è pur sempre una battaglia di democrazia. Il confronto e la ponderazione, la reciproca commisurazione dei pensieri e delle idee avrebbe potuto generare una soluzione volta ad un progetto più rispettoso delle emergenze storico urbanistiche presenti di fronte al Museo, capace di soddisfare ampia parte delle posizioni in gioco.

Invece, il cantiere è già aperto. Il dado è ormai tratto ed è difficile immaginare un passo indietro di vereconda riapertura del confronto.