Coronavirus, il racconto degli studenti a CityNow. Lorenzo: 'Ci siamo riscoperti'

"Giorno dopo giorno il nostro stato d’animo è cambiato, abbiamo preso coscienza"

“È inutile negarlo, noi studenti abbiamo esultato alla notizia della chiusura delle scuole. Io personalmente  ho pregustato il momento due settimane prima, quando al Nord il provvedimento era stato già preso ed è rientrato mio fratello da Milano; è stata la prima boccata d’aria”.

Una tra le tante cose belle dei giovani è proprio la schiettezza. Tutti gli studenti, su questo punto, sono stati fermamente d’accordo. La sospensione dell’attività didattica è, da sempre, una ‘meta’ ambita dai ragazzi che vogliono prendersi una pausa dalla routine. Questa volta, però, non è stata un’allerta meteo a farli rimanere a casa, ma una pandemia.

Gli studenti del liceo scientifico Vinci di Reggio Calabria continuano a raccontare la loro quarantena a CityNow.

“Il primo sentimento è stato la liberazione dall’impegno scolastico. Eravamo reduci dallo stress di fine quadrimestre e subito alle prese con interrogazioni e verifiche scritte del secondo quadrimestre.

Non avevamo capito niente!

A poco a poco la notizia di quello che il COVID 19 stava infliggendo al Nord sembravano scene di un film. Le immagini trasmesse in TV, di migliaia di contagiati ricoverati, di cortei di centinaia di morti hanno cominciato ad inquietarci e farci capire che non dovevamo e non potevamo sentirci in vacanza.

L’ordine di non muoversi da casa e di non incontrare nessuno  non si doveva vivere come una punizione, ma una protezione per noi e per gli altri.

Meglio noi chiusi in casa che in un letto d’ospedale, meglio noi dei senza tetto sotto un portico, fortunati noi dentro casa nostra, insieme alle nostre famiglie. E così, a poco a poco, giorno dopo giorno il nostro stato d’animo è cambiato, abbiamo preso coscienza.

Noi adolescenti di questo tempo, giudicati spesso insensibili, immaturi, poco attenti al mondo che ci circonda siamo  stati a mio parere immediatamente responsabili e abbiamo osservato a pieno i divieti e le regole, ma cosa più importante, abbiamo rivolto la nostra attenzione ai nostri genitori, coi quali prima dell’epidemia presi dagli impegni quotidiani reciproci avevamo appena il tempo di scambiare i messaggi delle varie incombenze e abbiamo assaporato il sedersi a pranzo e a cena insieme, il vedere un film tutti insieme, giocare a ping pong insieme, a burraco insieme.

Ma il cerchio di questo insieme non si chiude del tutto, mancano i nonni.

So che è per il loro bene e il momento delle videochiamate quotidiane mi riempie sempre di più di tenerezza.

Sentirci al telefono a un certo punto  non è più bastato e pur di trovare il modo di vederci si sono sforzati e hanno imparato a farlo! Una vera impresa per loro che con la tecnologia non ci hanno mai saputo fare. Per chi come me li ha vissuti da sempre nella quotidianità il sacrificio è grande.

I nonni capiscono sempre tutto, viziano, hanno sempre pazienza,danno sempre il consiglio giusto. Ma sappiamo anche che in questa situazione rappresentano la fascia più  debole e noi il veicolo di contagio più  pericoloso e purtroppo , paradossalmente, la minaccia più  grande per loro”.

Lorenzo Mangiola IV D, Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci”