Dalle speranze alla (triste) realtà: il consiglio congiunto naufraga sui soliti teatrini

Milia e Ripepi duri: "Solo una passerella per Italia Viva". A Palazzo San Giorgio le buone intenzioni volano presto lontano

La speranza è durata poche ore prima di andare a infrangersi sui soliti teatrini. L’apprezzabile idea del consiglio congiunto (comunale, alla presenza dei consiglieri metropolitani) con l’approvazione di una risoluzione urgente sulla mobilità, si ferma nel consueto step spesso indigesto alla politica: il passaggio dalla teoria alla pratica.

Il consiglio congiunto, iniziato con mostruoso ritardo (oltre due ore e mezzo di ritardo) e protrattosi fino a tardo pomeriggio, si conclude con una triste fumata nera. Non c’è unanimità per il primo documento presentato e nemmeno per il secondo, integrato con alcune modifiche proposte dall’opposizione.

Cosi come riportato su queste pagine in mattinata, il clima che si respirava a Palazzo San Giorgio faceva facilmente trasparire che le modifiche presentate dal centrodestra non sarebbero state accettate dalla maggioranza.

Le modifiche apportate dal cdx al documento strategico

Nel documento strategico sulle infrastrutture e la mobilità per il rilancio di Reggio Calabria e dell’area metropolitana, l’opposizione aveva inserito le seguenti voci:

  • lavori di messa in sicurezza, ristrutturazione e ammodernamento dell’aeroporto “Tito Minniti” di Reggio Calabria tramite i 25 milioni di euro, destinati dal Governo attraverso l’emendamento “Cannizzaro” n. 16.012 in legge di bilancio 2018;
  • l’amministrazione comunale di Reggio Calabria ha sottoscritto un protocollo di intesa con l’autorità di sistema dello Stretto (che si allega in copia ed è parte integrante del presente documento) per la realizzazione di interventi di riqualificazione dell’area portuale tramite i 15 milioni di euro inseriti in legge di bilancio 2020 attraverso l’emendamento “Cannizzaro” n. 120.21 volti anche ad assicurare la mobilità anche in funzione del rivoluzionario progetto di costruzione del Museo del Mediterraneo, ideato dall’archistar Zaha Hadid e finanziato dal Mibact.

Lunga la pausa che ha sospeso i lavori, con maggioranza e opposizione che hanno continuato i dialoghi ma senza successo. Alla ripresa del consiglio, l’ufficialità del naufragio delle buone intenzioni. La presenza di due documenti diversi (uno presentato dalla maggioranza e i consiglieri Pazzano e Iatì, uno diverso del centrodestra con le modifiche suggerite) è il perfetto preambolo alle scaramucce successive.

“Il documento è solo una passerella per il partito di Italia Viva. Avremmo voluto fare delle modifiche rispetto alla bozza iniziale, non è stato possibile”, le parole di Federico Milia di Forza Italia.

“Un documento unitario si scrive insieme, così non è stato. Non avete accettato le modifiche perchè non volete riconoscere il lavoro delle altre forze politiche. Avete voluto solo fare una marchetta a Italia Viva”, il duro commento di Massimo Ripepi di Coraggio Italia.

A prendere le difese di Italia Viva è Giovanni Latella, consigliere comunale esponente del partito di Renzi.

“Ho sentito parlare di marchette e passerelle, sono sbalordito dalle vostre parole. Dobbiamo fare una battaglia per il nostro territorio sul tema delle infrastrutture, dell’alta velocità e alta capacità, dobbiamo farla tutti uniti, senza pensare alle virgole o a inserire i nomi di chi ha portato 5 o 10 milioni di euro”, il pensiero di Latella.

Un richiamo all’onestà intellettuale arriva dal consigliere Francesco Barreca, che respinge con fermezza le accuse e parla di ‘marchettone’ del centrodestra per aver voluto inserire a tutti i costi ‘un nome’, ovvio il riferimento all’emendamento dell’On. Francesco Cannizzaro.

Con  voti 19 favorevoli e 8 contrari è stato approvato il primo documento, quello presentato dalla maggioranza, con esito ovviamente opposto il secondo documento del centrodestra. Dopo 6 ore circa dall’inizio, e dopo circa 8 ore e mezzo dall’inizio previsto, il consiglio congiunto si conclude. La montagna è riuscita nella mirabile impresa di non partorire nemmeno il topolino.