Maurizi, addio coraggio e “gioco di comando”. E Tulissi può giocare…

Non capitava da un pò. Quei fischi alla fine del

Non capitava da un pò. Quei fischi alla fine del primo tempo ed a conclusione della gara contro il Francavilla, rappresentavano probabilmente un malessere che i tifosi amaranto si trascinavano dietro dall’altro incontro casalingo, quello di appena sette giorni prima con il Fondi.

Due partite in cui la squadra ha tirato in porta con il contagocce, espresso pochezza di gioco, mostrato scarsa rabbia agonistica e voglia di arrivare a tutti i costi al risultato.

Insieme allo sfogo del pubblico nei confronti della squadra, c’è stato anche quello mirato da una parte dei sostenitori della tribuna, rivolto al tecnico Maurizi. Una forma di esasperazione per uno spettacolo indecoroso e quei cambi che sembrava non volessero mai arrivare.

Fino a far diventare Tulissi, o quantomeno presumere che possa esserlo, il possibile salvatore della patria, individuato come elemento unico capace di creare scompiglio nelle difese avversarie ed invece non più nell’idea tecnico-tattica dell’allenatore. Non siamo d’accordo con l’allenatore nel momento in cui sostiene che per caratteristiche il mancino numero sette c’entri poco con il 3-5-2, era stato lo stesso Maurizi a far agire da seconda punta Tulissi per tutta la prima parte di stagione ed anche con discreti risultati. Fermo restando che per dare maggiore brillantezza alla manovra, anche in corsa, l’idea del 3-4-1-2 potrebbe essere una soluzione. Se poi il concetto deve rimanere quello del lancio lungo e addio fraseggio e gioco posizionale, allora si che davanti diventano più utili due attaccanti strutturati.

Per carità, Tulissi non è il fenomeno che da solo cambia le sorti di una gara e modifica l’atteggiamento complessivo di una squadra, ma certamente l’elemento migliore sul piano qualitativo, oggi presente in organico.

C’è stato un momento in cui nell’ultima finestra di calciomercato, il nome del fantasista di proprietà dell’Atalanta era stato inserito come possibile operazione di scambio, poi non se ne fece nulla e questa è certamente un indicazione. La Reggina da qualche settimana ha cambiato volto, diventando molto meno brillante sul piano della manovra e sicuramente più robusta sotto l’aspetto difensivo.

Ma la rinuncia al gioco oggi appare esagerata, a prescindere da quelle che possono essere motivazioni dettate da una situazione atletica generale ancora non al top e dalle precarie condizioni del terreno del Granillo. Maurizi ha snaturato e stravolto la propria idea e nessuno può dimenticare quei concetti ribaditi con forza e diventati tormentone, riguardo il famoso “gioco di comando”.

Allora i rischi corsi erano ripetuti dentro la stessa partita, ma si creava molto di più, c’era traccia di una idea, raramente i palloni venivano lanciati da una parte a quella opposta, senza una precisa costruzione. E’ vero che con questo tipo di atteggiamento si è riusciti a portare a cinque i turni di imbattibilità, che nelle ultime cinque gare si è subita una sola rete, ma è altrettanto vero che nei due ultimi incontri, davanti al pubblico di casa, si è raccolta la miseria di due punti, senza praticamente quasi mai tirare in porta. Cosenza e Trapani i prossimi avversari, forse per questo serviva qualcosa in più.