Miti di Calabria: la leggenda della Fata dei campi

Un'antica leggenda narra che la "Fata dei Campi" percorra ancora le contrade calabresi

Conosciamo la nostra terra, ne conosciamo i profumi, i luoghi, ma non sempre conosciamo i meravigliosi miti e le misteriose leggende che avvolgono la Calabria.

#MitiDiCalabria è la rubrica nata per raccontarvi le più famose leggende che fanno parte della nostra terra.

Oggi vi raccontiamo di una bellissima e giovane donna che girava attraverso le nostre contrade, girando ogni paese, tra montagne, villaggi e campi, tra le spighe di grano e durante la vendemmia, ma nessuno sapeva da dove venisse.

LEGGENDA

I vecchi contadini iniziarono a chiamarla Fata dei Campi: aveva i capelli lunghi e biondi, un vestito bianco candido e delle delicate scarpe di seta, caratteristiche che le davano le sembianze di una creatura scesa dal cielo.

Delle volte appariva anche sotto le spoglie di giovane guerriero: la sua corazza, sfolgorante di luce, aveva maglie che tintinnavano ad ogni movimento; altre volte assumeva fattezze ed abbigliamenti bizzarri e originali.

Tutti sperava incontrarla, pensando quanto era prodiga nel dispensare grazie. La Fata dei Campi si prestava anche curare i malati, a confortare gli afflitti e ad assistere gli uomini ingenui e pacifici. Molte volte umiliava i superbi ed esaltava le creature mansuete, colpendo con castighi le persone insensibili verso le sofferenze altrui.

La Fata dei Campi era desiderata da tutti come lo spirito del bene, ma concedeva la gioia della sua presenza divina soltanto agli innocenti, ai puri di cuore, ai giusti, ai quali elargiva i tesori delle sue grazie.

Una sera come tante una contadinella semplice e pura era sdraiata su una montagnetta di paglia nell’aia di un podere intenta ad ascoltare il canto di un usignolo, quando improvvisamente avvertì un fruscìo, e dagli sterpi della boscaglia uscì un mostruoso serpente, con gli occhi di fuoco, che si scagliò minaccioso contro di lei. La ragazza cadde a terra e dopo aver lanciato un grido, svenne.

Appena riprese i sensi, si ritrovò accanto una giovane vestita di bianco, bella come un angelo, e abbagliante di luce divina, che dolcemente le accarezzava il viso e la confortava, dicendole: “Io sono la Fata dei Campi e ti ho sottratta alle insidie del mostro. Sii prudente d’ora in poi; sii buona e abbi fede in me, nella mia protezione e nel mio aiuto. Montata in groppa a un focoso cavallo, sparì attraversando la fitta boscaglia per prestare soccorso ad altre creature bisognose”.

Da quel giorno il popolo ancora crede che la Fata dei Campi percorra benefica le contrade calabresi, ma non la chiamano più col nome che usavano i vecchi pastori della Sila o i pescatori di Montauro. Ora ha dei nomi più dolci che richiamano il suono familiare di una presenza materna: Maria degli Angeli, Maria delle Grazie, Maria della Luce, Maria dell’Aiuto, Maria di Porto Salvo.