Modello Reggio e scioglimento del Comune, Lamberti lapidario: "Fu una scelta politica, imposta al Ministro"

In attesa della "pacificazione", quella stagione continua a dividere. Massimo Canale: "Tentativo di rileggere la storia da parte del centrodestra"

“Il futuro è una porta, il passato ne è la chiave”, recita una frase di Victor Hugo. Parole che si possono perfettamente prestare a quanto accaduto in riva allo Stretto con lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’amministrazione comunale guidata allora da Demi Arena.

Un sipario calato bruscamente e che ha portato prima alla gestione commissariale e successivamente alla nuova ‘Primavera’ targata Giuseppe Falcomatà, decennio (intervallato dalla sospensione del primo cittadino) ancora in corso.

Sono tante ed enormi le differenze e i punti di vista tra centrodestra e centrosinistra rispetto a quella stagione politica e alla decisione del Governo di sciogliere l’amministrazione comunale. Forse soltanto su due aspetti le opinioni si avvicinano, ovvero di come ci sia stato per Reggio Calabria un ‘prima’ e un ‘dopo’ lo scioglimento del Comune e di come alla città serva innanzitutto una ‘pacificazione’ che possa fare da prologo ad una vera rinascita.

In attesa della pacificazione, invocata anche da Giuseppe Scopelliti in occasione dell’evento al Duomo che lo aveva visto protagonista lo scorso ottobre, centrodestra e centrosinistra però continuano a battagliare. Non è un caso se nei soporiferi consigli comunali di questi ultimi anni, l’Aula Battaglia nelle rare occasioni in cui si è accesa, è stato quando il dibattito è tornato indietro nel tempo, tra il debito ereditato dall’amministrazione Falcomatà e le responsabilità per quanto accaduto.

Di Modello Reggio e scioglimento del Comune se ne è parlato in occasione dell’ultima puntata di ‘Reggio Politik’ su Rtv. Il dottor Lamberti Castronuovo affonda in modo chiaro e netto.

“L’analisi di quel periodo è nei fatti. Nessun componente di consiglio e giunta ha mai ricevuto nemmeno un semplice avviso di garanzia, che oggi non si nega a nessuno.

Quel provvedimento del Governo fu destruente, una scelta precisa politica del governo. Al ministro dell’epoca (Cancellieri, ndr) fu praticamente imposto di intervenire su Reggio Calabria. Al di là di ogni ideologia, quello che è successo al sindaco del tempo Demi Arena è davvero discutibile.

Anche io come sindaco di San Procopio -prosegue Lamberti- ricevetti un pesantissimo avviso di garanzia che poi si è disciolto come neve al sole. Non faccio il vittimista, Reggio è vittima soltanto di sè stessa, ma ha una compagine amministrativa che si commenta da sola”, le parole di Lamberti, che ha criticato anche alcuni interventi prefettizi o della Sovrintendenza come in occasione della riqualificazione del Lido Comunale.

Per il centrosinistra ha replicato Massimo Canale, già candidato a sindaco e capo dell’opposizione proprio all’epoca dello scioglimento dell’amministrazione comunale.

“Non son0 d’accordo con parte delle dichiarazioni del dotto Lamberti. Non mi pronuncio nel merito sullo scioglimento e le decisioni che assunse all’epoca il Governo e non lo feci nemmeno allora, ma è riduttivo pensare che lo scioglimento di un’amministrazione comunale sia dovuto a scelte politiche.

Vorrei tornare a quel tempo e rilevare che l’indagine all’epoca partì da una verifica contabile e sia la maggioranza di Governo (con il premier tecnico Monti) che il ministro Cancellieri non erano certo di centrosinistra. Si tenta di rileggere la verità, è fuorviante parlare di scioglimento politico.

Demi Arena ha pagato le conseguenze ma sia in campagna elettorale che prima, quando era alla guida di Atam, che da sindaco successivamente, non ha mai preso direttamente le distanze dalla gestione Scopelliti. Dal mio punto di vista ritengo che sarebbe bastato prendere le distanze in modo chiaro e netto da un’amministrazione che aveva delle falle, forse così avrebbe potuto evitare lo scioglimento dell’amministrazione comunale.

In queste settimane ho letto diverse interviste da esponenti di centrodestra che vogliono cambiare la storia. E’ tempo di pensare al futuro e non guardare al passato, mettendosi alle spalle definitivamente dispute e contrasti”, ha concluso Canale.

Presente negli studi di Rtv un altro protagonista dell’epoca, ovvero l’ex assessore Luigi Tuccio, che ha parlato di vita professionale e personale distrutta dopo quell’esperienza, che lo portò a rassegnare le dimissioni.

“La città è stanca, ai reggini non interessa più valutare chi sono i responsabili e quali le colpe di quello scioglimento. Ai cittadini interessa solo vedere soluzioni per i problemi di Reggio e vedere tornare in città i proprio figli. Massimo Canale, mio amico di infanzia, non è vero che non prese posizione, parlò di “opportunità” delle mie dimissioni, che poi rassegnai.

Una scelta che presi con dignità, così come ho fatto più di recente il consigliere Malaspina, altro esponente di centrodestra. Il centrosinistra invece è ‘trinariciuto’ come disse Indro Montanelli, con valutazioni completamente diverse a seconda di chi sono i protagonisti. Ricordo ad esempio il giornalista Sandro Ruotolo, oggi candidato alle elezioni europee con il Pd, che prima ancora che il ministro Cancellieri si sedesse gli chiese subito in conferenza stampa ‘e con Reggio Calabria cosa avete intenzione di fare?’.