Morto in carcere, in aula il caso Saladino: richiesta di archiviazione (ancora) rigettata

Il caso del giovane 29enne deceduto all'interno della struttura di Arghillà va avanti. E' il terzo rigetto alla richiesta di archiviazione

Torniamo a parlare del caso Saladino, il giovane 29enne morto all’interno del carcere di Arghillà nel 2018 a causa di un’infezione interna.

“All’esito della camera di consiglio del 20.02.2024, il Gip del Tribunale di Reggio Calabria dott. Antonino Foti ha rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dal p.m. nell’ambito del procedimento penale instaurato a seguito della morte di Antonino Saladino“.

Così in una nota il legale della famiglia Saladino, l’avv. Pierpaolo Albanese.

Si tratta del terzo rigetto alla richiesta di archiviazione in poco più di due anni.

La vicenda risale al marzo del 2018 quando il giovane Antonino, all’epoca non ancora trentenne, si trovava ristretto in custodia cautelare presso il carcere di Arghillà. Le condizioni di salute del giovane, che secondo il racconto fornito dai compagni di cella già da diversi giorni accusava malesseri fisici e richiedeva visite mediche, precipitava il 18 marzo 2018 quando, dopo vari accessi in ambulatorio, Saladino moriva presso l’infermeria del carcere reggino.

Già in passato, il Gip, per ben due volte, aveva restituito gli atti al p.m. rilevando la lacunosità delle indagini e sollecitando una serie di approfondimenti investigativi diretti a chiarire le cause del decesso e le modalità di gestione della malattia del Saladino da parte dei sanitari dell’istituto carcerario.

A distanza di sei anni dalla morte del giovane, il Gip, accogliendo i motivi di opposizione formulati dall’avv. Pierpaolo Albanese, ha ordinato per la terza volta la prosecuzione delle indagini disponendo, tra l’altro, un nuovo esame sui reperti autoptici.