50 anni fa i Moti di Reggio. Meduri: ‘Rivolta contro il Governo che svendette la città a politici corrotti’

E' uno dei protagonisti indiscussi di quel periodo. Il ricordo del Senatore Renato Meduri


Testimone dei Moti di Reggio e della politica di quei tempi è il senatore Renato Meduri. Anche lui protagonista della rivolta, racconta la sua versione sulla sommossa popolare più lunga e più sofferta dell’Italia anni ’70. Meduri analizza il ruolo del partito MSI e le elezioni politiche del ’72.

“Nel 1970 il MSI era un partito piccolo ma autorevole e da lì in poi sarebbe cresciuto notevolmente – spiega alla Gazzetta del Sud – Il MSI ci fu nella ‘Rivolta’, quanto contò e ciò che determinò lo dimostrano i voti dei reggini che gli furono riconosciuti. Reggio si presenta senza senatore, con il solo on. Nino Tripodi come deputato. Risultato: Ciccio Franco, leader dei Moti, viene eletto senatore a furor di popolo con il 45 % dei voti (pur in presenza delle candidature al Senato del sindaco Battaglia per la Dc e del principe del foro Domenico D’Ascola per il Psi). Il rimanente 55% se lo dividono i 16 candidati degli altri partiti, mentre alla Camera dei Deputati Nino Tripodi viene rieletto assieme ai reggini Natino Aloi e Raffaele Valensise“.

Il MSI passa così da 3 a 8 consiglieri comunali ed ottiene il consigliere regionale. Il senatore Meduri analizza anche l’aspetto sociale ed il coinvolgimento dell’intera città.

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“Fu una rivolta di un intero popolo capace di resistere per quasi un anno ad uno Stato-regime, stimolato da un sindaco coraggioso, Piero Battaglia, che contro il suo stesso potentissimo partito, chiamò a rapporto la sua gente comunicando, a cuor aperto e sofferente, tutte le porcherie che a Roma si stavano consumando contro Reggio. I moti, tuttavia, non furono spontanei, nacquero con la denuncia del sindaco Battaglia e continuarono sotto la guida coraggiosa di Ciccio Franco e del Comitato d’Azione per Reggio Capoluogo, che nacque in piazza la sera del 31 luglio. Lo stesso capo del MSI, Giorgio Almirante, in un comizio a Villa San Giovanni, abbracciò la causa della Rivolta e si schierò apertamente in direzione della difesa dei diritti dei cittadini. Ci furono persecuzioni e centinaia e centinaia di cittadini furono incarcerati e poi processati lontani da Reggio“.

Furono tanti anche gli esponenti di partito che vennero processati con strascichi giudiziari. Oggi quello che conta però è il ricordo di quell’anno salvandone la memoria.

“La rivolta fu contro la politica del Governo che svendette a un pugno di politici corrotti Reggio e la stessa Calabria. Ho la sgradevole sensazione che anche i moti di Reggio per alcuni debbano essere sminuiti a una manifestazione di antifascismo militante. Vogliono il museo, sia il museo della verità, che sappia e voglia raccontare l’epopea di un popolo tradito e vilipeso ma non sottomesso e non il ‘museo della mistificazione dei fatti e della storia’.