Giocano a 'murra' a piazza Italia, Falcomatà lancia l'allarme: 'Problema educativo'

Una volta identificati dalla Polizia, la madre di uno di loro ha risposto "E quindi? Che problema c'è?". Il monito del sindaco di Reggio Calabria

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Quattro, otto, morra. Pensateli urlati e in dialetto ed avrete ben chiara in mente qual è la scena che si è verificato a piazza Italia di Reggio Calabria nei giorni scorsi.

Un gruppo di giovani, offuscato per mantenerne la privacy, è stato filmato mentre in una qualsiasi mattina della settimana era impegnato a giocare “a murra”. Una scena non troppo stravagante per la città dello Stretto che, nonostante il divieto, vede (e sente) di queste scene.

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Giocano a ‘murra’ a piazza Italia

“No, non è l’audio di Jurassic Park montato sul video”. È con queste parole che il sindaco Giuseppe Falcomatà apre il suo ultimo post su Facebook che riporta gli schiamazzi di alcuni ragazzi intenti, nonostante il divieto, a giocare “a murra”.

“È purtroppo ciò che accade quotidianamente, a qualsiasi ora, nei dintorni di piazza Italia, teatro principale delle sfide di morra (o murra). L’altra mattina alcuni di questi ragazzi, dopo l’ennesimo ancestrale “tsaaa” o roba simile, sono stati identificati dalla polizia municipale”.

Per il video, CLICCA QUI.

Perché la morra è illegale e come funziona

La “morra” è considerata un gioco d’azzardo, perché, a ogni lancio, possono essere puntate delle somme di denaro. In quanto tale è proibita dalla legge, per la precisione dagli articoli dal 718 al 722 del Codice penale.

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Come funziona? I giocatori abbassano contemporaneamente il pugno destro, distendendo rapidamente una o più dita e gridando un numero tra 2 e 10. Se il numero indicato corrisponde alla somma delle dita distese si segna un punto a favore di chi ha indovinato.

Da decenni i giovani reggini lo praticano in strada, per lo più in centro città dopo aver marinato la scuola anche se, con il trascorrere del tempo ed il divieto del gioco sembrava che l’usanza fosse andata scemando.

L’allarme del sindaco Falcomatà

“La madre di uno di loro – ha spiegato sempre il primo cittadino – raggiunta telefonicamente, ha detto: “e quindi che problema c’è?”. E quindi che problema c’è? Nessuno signora, soltanto che suo figlio a quest’ora dovrebbe essere a scuola e invece emette urla primordiali per altro “giocando” in un modo da tempo vietato dalla legge”.

E proprio nella “normalità della trasgressione” risiede, secondo il sindaco Falcomatà, l’allarme per la città:


“Esiste un enorme problema educativo nella nostra città del quale siamo tutti responsabili (istituzioni, famiglie, scuola, associazioni, chiesa) e dal quale dipende il “pensiero successivo”, il futuro che siamo chiamati a costruire. E finché di fronte a tutto ciò la risposta sarà “e quindi”, saremo destinati a far passare tutto come normale, dalla carta a terra agli omicidi. Buona giornata Reggio”.