Mancata nomina a Ministro della giustizia, il racconto di Nicola Gratteri a La 7 - VIDEO

Cultura manettara, prescrizione, operazione Rinascita Scott e la mancata nomina a Ministro della Giustizia. Le parole di Nicola Gratteri a La 7

Tra gli ospiti alla puntata di ieri sera, martedì 4 febbraio, del programma La7 diMartedì, spiccava il nome di Nicola Gratteri. Il Procuratore della Repubblica di Catanzaro è tornato nel talk show condotto da Giovanni Floris e ha parlato, ancora una volta, dello stretto legame tra politica e mafia e di alcuni interessanti retroscena che riguardano il suo operato.

Giorni difficili per la magistratura italiana che si trova nell’occhio del ciclone.

“In Italia non esiste la cultura manettara, ma l’idea dell’impunità – racconta il magistrato calabrese. Chi gestisce il potere non vuole essere controllato, chi manovra di fatto idee e e pensieri pensa di essere al di sopra della legge. Quando c’è qualcuno che intende far osservare i codici quello diventa un manettaro, una persona che tarpa le ali alla democrazia. In Italia c’è ormai poca cultura e conoscenza, è diffuso invece il sospetto e il pensar male dell’altro. Questo porta a non credere agli uomini e ai servitori dello Stato. Non esiste in Italia una categoria immune dalla corruzione, neppure la magistratura. Ci possono essere le mele marce, come in tutte le categorie, ma credo che tendenzialmente sia sana”.

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri interviene anche sulla qualità della classe dirigente italiana:

“Purtroppo la gente colta e i professionisti affermati non si impegnano in politica perché hanno paura di sporcarsi e rimanere invischiati. Quindi spesso, ma non sempre, sono i mediocri e i faccendieri a entrare in politica per fare affari e per gestire il potere”.

Impossibile non soffermarsi ancora una volta sull’operazione Rinascita Scott, paragonata, dallo stesso magistrato al maxi processo di Palermo. L’indagine conclusasi solamente il mese scorso ha portato all’arresto di quasi 400 persone. L’opinione in merito all’operato del procuratore si spacca, fra chi è a suo completo sostegno e chi, invece, non crede nell’efficienza del suo operato.

Parte degli osservatori, infatti, si dicono scettici sul perseguire penalmente così tante persone avendo nozione completa dei motivi che portano agli arresti di ogni singolo soggetto o sono grandi operazioni in cui si fa mattanza delle garanzie individuali e si fa una rete ‘per acchiappare tutti’. 

“L’indagine nasce nel maggio del 2016, gli arresti sono del dicembre 2019, ci hanno lavorato 300 carabinieri per 2 anni e mezzo, 5 pubblici ministeri e un G.I.P che ha impiegato 1 anno e mezzo per scrivere la relazione, nel frattempo sono morti anche 10 indagati e questo per far capire i tempi della giustizia”.

Nicola Gratteri racconta a diMartedì l’aneddoto della mancata nomina a Ministro della Giustizia nel governo Renzi:

“Ho incontrato per la prima volta Matteo Renzi la sera prima che andasse da Napolitano, me lo presentò Delrio. Quella sera discutemmo due ore con Matteo Renzi di giustizia e mi disse ‘lei deve fare il Ministro della Giustizia, le do carta bianca’. Avevo in mente la rivoluzione dei codici. Gli dissi di si. Il pomeriggio del giorno dopo mi richiamò per dirmi che ero nell’elenco dei 16 ministri. ribadii: ‘Io sono un uomo di parola, se lei mi dà carta bianca io procedo’. Il giorno della nomina, quando ho visto che la porta non si apriva ho pensato che stessero litigando per me. Dopo un po’ mi ha chiamato Delrio per dirmi che era molto dispiaciuto e che non ero passato. Chi mi vuole bene dice che devo accendere due candele a Napolitano ogni mattina”.

E sulla prescrizione, Gratteri afferma:

“Perchè da mesi si discute di prescrizione e nessuno che è contrario presenta un progetto per velocizzare i processi?”.

Per guardare l’intervista completa CLICCA QUI.