Sim tedesche ed auto con doppifondi: così la droga viaggiava dall’Europa alla Calabria
Svelato il modus operanti dei trafficanti per muovere la droga. L'indagine ha portato al sequestro di quasi 4 milioni di euro
14 Settembre 2021 - 16:00 | Comunicato
L’inchiesta, del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza di Roma, diretti e coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ha consentito di disvelare l’esistenza di una agguerrita consorteria calabrese di stampo ‘ndranghetista, estremamente organizzata, composta da numerosi accoliti e dotata di una vera e propria flotta di mezzi necessaria per far giungere a destinazione la cocaina.
In particolare, nell’ambito della operazione “Gerry” si identificavano gli usuari di utenze ritenute di fondamentale importanza per l’accertamento di un nuovo e diverso fenomeno criminale di rilevante spessore in tema di traffico organizzato di sostanze stupefacenti.
L’indagine, pertanto, che vede complessivamente indagati 93 responsabili, ha evidenziato un grave quadro indiziario a carico di esponenti di spicco della ‘ndrina PESCE-BELLOCCO, riconducibili alle famiglie CACCIOLA-CERTO-PRONESTÌ, che avevano messo in atto una ramificata organizzazione criminale transazionale volta al traffico di stupefacenti, caratterizzata da marcati profili operativi internazionali, capace di pianificare ingenti importazioni di “cocaina” dal Nord Europa (Olanda, Germania, Belgio) nonché dalla Spagna e di “piazzarla” in buona parte delle regioni italiane (Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia ed Emilia Romagna) e anche all’estero (Malta).
Il modus operandi dei trafficanti
I soggetti, deputati alla pianificazione delle importazioni e al successivo smistamento della droga sul territorio nazionale, operavano in un’ottica prettamente aziendale, che poteva contare sull’utilizzo di SIM tedesche e sulla possibilità di recuperare e modificare ad hoc numerose autovetture, dotate di complicatissimi doppifondi, così da renderle praticamente “impermeabili” ai normali controlli su strada da parte delle Forze di Polizia.
Il modus operandi dell’associazione consisteva nel reperire lo stupefacente dai paesi fornitori, da lì veniva trasportato a Rosarno (RC), via terra, occultato in autovetture appositamente predisposte e con improbabili “doppifondi” e successivamente, grazie alla vasta ramificazione dell’organizzazione criminale, venivano rifornite molteplici “piazze di spaccio” italiane.
Il predetto gruppo criminale operava a stretto contatto con un cittadino della Repubblica Dominicana, ALCANTARA Humberto Alexander, il quale, tramite la sua attività d’intermediazione, assicurava contatti diretti con fornitori sudamericani stabilitisi in varie parti d’Europa. In particolare, nell’aprile del 2018, CACCIOLA Giuseppe e CERTO Nicola si recavano a Barcellona (Spagna) da un contatto di ALCANTARA, al fine definire i dettagli di un’importazione di narcotico dal Sudamerica. Sempre nel 2018, nel mese di luglio, CERTO Nicola e CACCIOLA Giuseppe si recavano in Belgio, dove incontravano un altro contatto di ALCANTARA.
Un altro personaggio con un ruolo di primo piano nell’organizzazione, per quel che riguarda la sua proiezione internazionale, era PALADINO Marco, soggetto legato alla ‘ndrina GALLACE di Guardavalle (CZ) e stabilmente residente a Deltmond (Germania).
Quest’ultimo, seguendo le specifiche direttive del sodalizio rosarnese, aveva sia la funzione di procacciatore di convenienti partite di narcotico dal Nord Europa (Germania, Belgio e Olanda), sia funzioni di corriere fino al territorio calabrese.
A riprova della costruzione investigativa posta in essere dalla Guardia di Finanza, venivano effettuati alcune perquisizioni veicolari, con successivi riscontri, all’ingresso nel territorio italiano.
Le indagini hanno cristallizzato l’uso della consorteria di numerose SIM tedesche che, da Rosarno (RC), comunicavano in maniera “citofonica” con altri cellulari con numerazione tedesca sparsi sul territorio nazionale.
Queste SIM, acquistate in Germania e intestate a soggetti di comodo, ovvero senza intestatari, rendevano ancor più difficile l’identificazione degli usuari delle diverse utenze. Inoltre, gli indagati comunicavano esclusivamente tramite SMS, evitando che potesse palesarsi la loro voce, potenzialmente utile a un eventuale riconoscimento, e spesso utilizzando un molteplice livello di “protezione” costituito da messaggi contenenti codici numerici predefiniti (a ogni lettera dell’alfabeto corrispondeva un numero, assegnato apparentemente senza logica alcuna).
Vi è da sé che al fine di definire l’esatta identità dei soggetti che inviavano o ricevevano detti SMS dal contenuto illecito, si sono resi necessari, oltre all’ascolto delle intercettazioni e alla decriptazione della messaggistica, frequenti servizi di osservazione o videoriprese tratte da telecamere appositamente installate.
In Germania, poi, operava anche TEDESCO Domenico, residente ad Hattersheim (Germania), che forniva appoggio logistico quando i referenti dell’organizzazione si recavano in territorio tedesco.
Altro aspetto fondamentale dell’indagine odierna è nei rapporti instauratisi con altre consorterie criminali, in special modo in Calabria e in Sicilia. Tra i gruppi criminali destinatari dei predetti carichi di droga si riportano diversi e autonomi gruppi delinquenziali:
- quello operante nella zona di Amantea (CS) e Cosenza, riconducibile rispettivamente a SURIANO Francesco, esponente di spicco della “’ndrina Gentile”, e a PORCARO Roberto, reggente della “’ndrina Lanzino”;
- uno nel torinese, facente capo a RASO Vincenzo;
- uno nella città di Catania, riconducibile a CAMBRIA Francesco, esponente di spicco del “Clan Cappello”;- altri operanti tra le città di Siracusa, Benevento e Milano.
A conferma della transnazionalità dell’organizzazione occorre, tra l’altro, evidenziare che tra gli acquirenti delle partite di narcotico del trio CACCIOLA-CERTO-PRONESTÌ venivano individuati esponenti di spicco della cosca “CAPPELLO” di Catania.
È indicativa, al riguardo, la creazione di una rotta per far giungere “la cocaina” anche in territorio maltese. Più nello specifico, nel febbraio 2018, MEO Ivan (soggetto vicino al Clan CAPPELLO) e due soggetti non identificati, che facevano da “staffetta”, si recavano, via mare, da Pozzallo (RG) a Malta, dove consegnavano sostanze stupefacenti e, come provento della cessione, il MEO riportava in Italia Euro 50.850,00, così come cristallizzato da apposita perquisizione veicolare e relativo sequestro effettuati al ritorno a Pozzallo.
Le indagini hanno dimostrato, poi, che tra i rosarnesi e le altre associazioni criminali si era creata una vera e propria sinergia; sebbene nella quasi totalità dei casi le ingenti partite di narcotico partivano dalla Calabria per approvvigionare i vari acquirenti, quest’ultimi, in alcuni casi, “ricambiavano il favore” provvedendo a rifornire di stupefacente gli stessi rosarnesi o rifornendo un altro gruppo mediante l’intermediazione degli stessi.
Con la decriptazione di tale messaggistica, è stato possibile trarre significative indicazioni sul modus operandi dell’organizzazione, identificare i sodali e ricostruire numerosi episodi di commercio e importazione di sostanze stupefacenti. Infatti, nel corso delle indagini, su attivazione del Nucleo di Polizia EconomicoFinanziaria/G.I.C.O. di Catanzaro, sono stati arrestati in flagranza di reato da altri Reparti della Guardia di Finanza 10 corrieri di droga e sequestrati circa 80 kg di “cocaina”, che una volta immessa in commercio avrebbe fruttato all’organizzazione più di 4 milioni di euro, oltre che svariati chili tra “marijuana” ed “hashish”. Inoltre, dall’attività d’indagine è emerso che, tra l’aprile e il novembre del 2018, l’organizzazione criminale ha movimentato, oltre a quelli sequestrati, altri 140 kg di “cocaina”.
Le contestuali indagini patrimoniali, sempre delegate al Nucleo PEF/G.I.C.O. di Catanzaro e allo SCICO di Roma, hanno consentito, come detto, anche l’emissione di un sequestro preventivo d’urgenza di beni, per un valore complessivo stimato in oltre 3,7 milioni di euro, costituito da: fabbricati, società e relativi complessi aziendali, automezzi e numerosi rapporti bancari e finanziari, dislocati in Calabria, Calabria, Sicilia, Puglia, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte.