Ordinanza Santelli, reggini a braccia conserte: 'Non avremmo aperto' - FOTO

Le parole dei baristi reggini: "Chiediamo chiarezza"

Confusi e infelici.

Nutrono un sentimento di rabbia e frustrazione i commercianti reggini che questa mattina, con la saracinesca a metà, cercavano di trovare il bandolo della matassa.

La confusione della fase 2 e della ripartenza è stata alimentata dal Governatore della Calabria che nella serata di ieri ha emanato un’ordinanza rivelatasi illegittima come comunicato dal premier Conte.

Ma come hanno vissuto i diretti interessati queste ore di incertezza? Abbiamo fatto un giro questa mattina tra le vie del centro città e abbiamo chiesto quale fosse allo stato attuale, la posizione sull’ordinanza e sull’eventuale riapertura.

“Apro o non apro? Non apro. La risposta è stata semplicissima – commenta il titolare di un bar del Corso Garibaldi. Non siamo pronti ovviamente ed era scontato che arrivasse l’alt da parte del sindaco“.

Un limbo in cui tutti gli operatori del settore sono rimasti fino alla diretta del primo cittadino di Reggio Calabria che ‘rigetta’ al mittente la proposta della riapertura.

“Siamo pervasi da un sentimento di frustrazione – spiega Davide De Stefano, titolare dello storico chiosco ‘Cesare’ – Se c’è conflitto tra le istituzioni e non c’è una linea comune si genera solamente confusione. E’ stato dimostrato come fosse un’ordinanza illegittima”.

E ancora: “Ma come si fa a presentare un’ordinanza senza alcun confronto con le istituzioni alle 23?”. Commenta il titolare di un ristorante lungo la Via Marina.

“Non avremmo comunque aperto. Non avevamo il tempo per rimettere in moto la ‘macchina’. Si devono mettere in pratica le linee guida per le prescrizione anticovid e non si comprende chi debba controllare cosa… E’ vero che dobbiamo lavorare così come è vero che i contagi sono a zero ma la ripartenza deve avere una linea comune che al momento non c’è. E quindi stiamo chiusi”.

Infine un altro aspetto che i tanti ristoratori e baristi devono affrontare dal 4 maggio.

“Stiamo valutando cosa fare per il 4 maggio ma aspettiamo le prescrizioni anticovid. Alla possibilità di asporto forse preferiamo la consegna a domicilio. C’è ancora tanta confusione. Chiediamo anche noi chiarezza”.